mercoledì 9 settembre 2020

Lia Rumma, una gallerista con l’anima da collezionista

 

Lia Rumma, una gallerista con l’anima da collezionista, una delle figure chiave della scena italiana ed internazionale


Da Artribune



Ancora una gallerista sul palcoscenico romano dei Martedì Critici, al Maxxi B.A.S.E. È la volta di una lady di ferro dell’arte, volitiva, determinata, appassionata, donna di grande carattere, che ha unito sensibilità e intelligenza nel corso di una lunga carriera costellata di successi.

Lia Rumma, nata a Voghera, iniziò il suo percorso d’amore per l’arte contemporanea insieme al marito, Marcello, brillante editore, collezionista e mecenate. Erano gli anni Sessanta e la giovane coppia, di base a Salerno, intratteneva rapporti con artisti italiani ed internazionali di livello, acquistando opere e organizzando mostre: tra queste la storica rassegna Arte Povera + Azioni Povere del 1968, allestita negli antichi Arsenali di Amalfi. Un sodalizio affettivo e professionale, quello tra Lia e Marcello Rumma, spezzatosi con la morte prematura di lui. Evento devastante, che segnò per sempre la vita di lei, da allora dedicatasi anima e corpo al mestiere dell’arte, proseguendo da sola quell’avventura cominciata in due. Ancora oggi, raccontando del marito, Lia affida alle parole sobrie e alla voce severa il senso di un legame fortissimo, fatto di immensa stima. Senza che la tenerezza venga meno, insieme a un’eco di malinconia.


                                             David Lamelas, galleria Lia Rumma, Milano

Nel 1971, a un anno dalla disgrazia, Lia aprì una galleria a Napoli, con una mostra di Joseph Kosuth“Marcello muore nel 1970, a 27 anni”, raccontava in un’ampia intervista, rilasciata ad Artribune nel 2013. “Ecco: Lia Rumma si aggancia qui, viene da questa storia. Per necessità economica, non per scelta, ho fatto la gallerista: non volevo farlo, avrei voluto essere collezionista, protagonista in prima persona”. E con il trasporto intellettuale ed emotivo di chi l’arte l’avrebbe collezionata per sempre, celebrandola attraverso la ricerca, il desiderio ed il possesso, Lia iniziò la sua nuova avventura, scritta a chiare lettere tra il destino e la volontà: è così che scoprì un’abilità speciale nella gestione imprenditoriale, nei rapporti umani e lavorativi con gli artisti, nell’ideazione e promozione di progetti espositivi di spessore. Non dimenticando mai il coraggio. Quello legato alla voglia di sperimentare, di fiutare i venti d’innovazione. Arte Povera, Minimalismo, Land Art, Arte Concettuale erano gli ambiti d’esplorazione prediletti, grazie a cui giunsero a Napoli artisti del calibro di Alberto Burri, Donald Judd, Robert Longo, Gino De Dominicis, Michelangelo  Pistoletto, Agostino Bonalumi, Giovanni Anselmo, Gilbert & George.
Nel 1999, il ritorno a casa. Lia decise di aprire un secondo spazio, stavolta a Milano, in via Solferino, inaugurato con una personale di Enrico Castellani. Tra gli artisti della sua scuderia Vanessa Beecroft, William Kentridge, Shirin Neshat, Anselm Kiefer, Marina Abramovic, Alfredo Jaar, Haim Steinbach, solo per citarne alcuni.
Nel 2010 un nuovo passaggio. Lasciata la sede di Via Solferino, Lia Rumma si sposta in una struttura in via Stilicone, nei pressi della Fabbrica del Vapore. Stile modernista, cemento bianco e vetrate, geometrie rigorose: l’edificio di tre piani, sormontato da una terrazza, ha la forgia di un museo. Un cubo bianco di millecinquecento metri quadri, luminoso, ampio, imponente, tra le gallerie private più affascinanti di Milano.
A introdurre e intervistare la gallerista milanese, a Roma, saranno come sempre Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti. Un storia intensa, da scoprire attraverso i ricordi, le riflessioni, le confessioni di una donna straordinaria.

– Helga Marsala

14 ottobre 2014, ore 18:00
MAXXI B.A.S.E. – 
Via Guido Reni, 4A, Roma
www.fondazionemaxxi.it

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