sabato 31 dicembre 2016

"Similitudini-Contesti diversi-Progettualità diversa"

Nella lettura, ogni tanto è molto interessante trovare delle similitudini tra gli artisti - "Similitudini-Contesti diversi-Progettualità diversa" (potrebbe essere il titolo di una mostra): 1) il maestro Jiri Kolar due opere: datate1969 ; 2) Angelo Riviello: due opere, datate 1977 e 2011 (dal progetto "Identità & Memoria"- work in progress); 3) Domenico Antonio Mancini, due opere datate 2011 (di uno stesso progetto:"Altre Resistenze"?)

Jiri Kolar

Jiri Kolar

Angelo Riviello

Angelo Riviello

 Domenico Antonio Mancini

 Domenico Antonio Mancini

mercoledì 28 dicembre 2016

Alessandro Mautone a Linee Contemporanee

Un altro dei maestri protagonisti di quella situazione del 1985 (a cinque anni dal terremoto, nel gruppo "Lanocita, Marchi, Norrild, Vitiello), in cui l'evento di nettezza urbana 'A Chiena (andato in disuso negli anni 70), fu definitivamente recuperato e trasformato, con la spettacolarizzazione e laboratori in sito, in "Opera d'Arte" a più mani.

Quella ceramica “democratica” che entra nelle vite
Linee Contemporanee ospita Alessandro Mautone. Le sue creazioni immediatamente fruibili da tutti.
La mostra fa parte del progetto "45 ceramiche da 45 centimetri".
Fornace Falcone per la Cultura.
Foto di Michele Calocero
Lnee Contemporanee, Salerno, Via Parmenide 39, Tel. 089.339328 

E-mail: lineecontemporanee@tin.it 
Apertura: 9:00-13:30, 16:00-20:30. 
Chiusura: lunedì mattina e domenica


Mautone con Rino Mele alla Fornace Falcone

Mautone con Rino Mele e Raffaele Falcone, alla Fornace



Dal quotidiano "La Città di Salerno" del 24 dicembre 2016
di LUCIA D’AGOSTINO

Acqua, fuoco e argilla, sono queste le componenti di base per la realizzazione di manufatti in ceramica. Eppure l’unione di questi tre elementi, ogni volta sempre gli stessi così come la tradizione richiede, è un’alchimia sorprendente in grado di restituire oggetti diversi tra loro almeno quante sono le mani di chi li lavora.

Alessandro Mautone pittore, scultore, disegnatore, grafico e scenografo è un artista capace di lavorare la ceramica rinnovando l’antico rito della trasformazione dell’argilla in terracotta, utilizzando smalti che danno vita a quelle forme e linee, ormai una firma riconoscibile delle sue opere amate da critici e pubblico. Ieri è stata inaugurata la mostra di Mautone “45 Ceramiche da 45 cm”, presso i locali di Linee Contemporanee a Salerno, un appuntamento immancabile nel periodo natalizio che quest’anno festeggia la decima edizione.
Ogni anno da dieci anni, infatti, un artista diverso ha dato il suo contributo creativo realizzando 45 piatti di ceramica, ciascuno dei quali, del diametro di 45 cm, è autografato e unico; e proprio in occasione del vernissage della personale di Mautone tutti gli autori che hanno partecipato alle precedenti edizioni hanno contribuito con un omaggio ai festeggiamenti.
Le ceramiche in esposizione sono state realizzate e prodotte nella Fornace Falcone di Montecorvino Rovella e l’evento, accompagnato da un catalogo curato dallo Studio di Design Calocero e con testo critico di Rino Mele, ha il matronato del Madre – Museo d’arte contemporanea DonnaRegina di Napoli.

La mostra visibile fino al 25 gennaio 2017 (tutti i giorni dalle 9 alle 20) rinnova ancora la particolare magia di scoprire come la stessa forma, piatti di dimensioni stabilite, e lo stesso materiale, la ceramica, possano di volta in volta trasformarsi in qualcosa di sorprendente e inaspettato grazie alla cifra stilistica, all’estetica, all’ispirazione di artisti differenti tra loro per linguaggi espressivi e concezione dell’arte.
Con Mautone si entra in una dimensione in cui l’arte dovrebbe essere sempre, a suo dire, raggiungibile, fruibile e “utilizzabile” da chiunque, entrando nella quotidianità di ciascuno come avveniva nell’antichità quando la narrazione del proprio tempo correva parallela alla manifattura artigianale.
Di qui l’utilizzo di un materiale per certi versi “democratico” come la ceramica che ha la capacità con la sua presenza, se non con la sua funzionalità, di entrare nella vita delle persone riflettendone le caratteristiche esistenziali, come fosse un accessorio che si accompagna al fluire degli eventi e ne certifica la storia. Un po’ come avveniva nei tempi antichi da cui ci sono pervenuti oggetti in ceramica capaci di chiarirci qualcosa sui costumi, le abitudini e il pensiero di chi li realizzava. Non a caso è lo stesso Mautone a dire che gli sarebbe piaciuto disegnare fumetti, per quella capacità unica che hanno in modo semplice, non certo banale, di raccontare un vissuto, lo stesso che lui cerca di imprimere al suo lavoro con la materia, prediligendo al colore le linee e le forme.

L’artista, classe 1950 e napoletano di origini, ha abbandonato presto Napoli e si è trasferito in Costiera Amalfitana, prima di fermarsi a Cava de’ Tirreni, affinando la sua forza espressiva e preferendo la lavorazione dell’argilla alla pittura di cui ammette la profondità, la capacità sublime di raccontare storie.
Tuttavia mentre la pittura ha finito con l’essere relegata quasi esclusivamente nei musei, o oggetto di feticcio fine a sé stesso da parte di collezionisti, la ceramica conserva ancora una duttilità, una praticità capace di affiancare il concetto di arte a quello di vita vissuta. Tutto questo Mautone riesce a trasferirlo con sapienza e tocco personale alle sue creazioni che conservano la finalità di base legata all’arte che è quella prevalente, secondo lui, di donare piacere. Anche una velata denuncia se traspare, quando traspare, in alcune sue opere, è sempre accompagnata ad una strizzatina d’occhio per sottolineare l’ironia, la capacità dell’arte di non prendersi mai troppo sul serio per poter raggiungere facilmente la gente comune e non solo gli esperti e appassionati più scafati.

Del resto le sue esperienze nella grafica, nell’illustrazione e negli allestimenti scenografici teatrali hanno contribuito ad arricchire la sua arte di un tratto ludico leggero, capace poi di rendere riconoscibile i suoi lavori frutto di una sapienza quarantennale, ma mai didascalici pur rifacendosi a moduli rappresentativi che in qualche modo richiamano il passato.
Un passato che non è mai uno sguardo all’indietro, che volta le spalle al presente, ma anzi ha i piedi perfettamente ancorati alla contemporaneità e dove le sue storie non sono altro che un modo in cui la storia si fa interprete del futuro. Così le sue forme, le sue linee, sembrano avere una leggerezza che le rende libere dal condizionamento dell’autore, il quale entra in punta di piedi nelle sue stesse opere quasi rivendicandone una totale indipendenza.
Un gioco, insomma, dove
l’arte non è concepita come esercizio pedissequo del bello ma è quasi terapeutica, fa del bene perché è associata al piacere di chi la guarda e di chi la possiede, un oggetto che entra nelle giornate delle persone contribuendo allo scenario delle loro esistenze.

p.s. Queste ceramiche rispecchiano appieno il carattere gioioso, ironico, creativo, allegro e sempre sorridente :) di Mautone, detto "Sasà" (per gli amici)...La Direzione di Utopia



















Valerio Falcone fa da guida ad Achille Bonito Oliva





venerdì 25 novembre 2016

Borgo d'Arte - Eboli

Borgo d'Arte - Eboli
8 Dicembre  2016 / 8 Gennaio 2017
A cura di Valerio Falcone















Alfonso Mangone, Borgo d'Arte eboli 2016-17


giovedì 24 novembre 2016

Campagna: 17 Settembre 1943 – Le 177 vittime innocenti del bombardamento anglo-americano

Dove non arrivarono più i barbari nelle loro continue invasioni, nell'ultimo insediamento della città di Campagna (città nascosta-città invisibile - città che si specchiava in se stessa), dall'anno mille in poi, arrivarono nella seconda guerra mondiale, prima i tedeschi, e poi quando i tedeschi non c'erano più, fecero incursione con i loro aerei da guerra, le forze alleate nel 1943, per compiere una strage di civili innocenti...si dice "per errore"

Angelo Riviello "Apparecchia americana mena 'a bomba e se ne và", 1977/78


Dal blog di Mario Onesti - Mercoledì Set 12,2012

http://monesti.blog.tiscali.it/2012/09/12/17-settembre-1943-le-vittime-innocenti-della-guerra/?doing_wp_cron


17 Settembre 1943 – Le 177 vittime innocenti del bombardamento – Largo Cantalupo a Campagna (Sa)





Bomba alleata


La tragedia e l’Elenco dei morti del 17 Settembre 1943 a Campagna, Piazza Cantalupo
Campagna Largo Cantalupo, oggi Largo della Memoria

A – 17 Settembre 1943 – 2003: Sessant’anni Anni dopo Un Articolo del Settembre 2003 pubblicato sul Mensile “IL SAGGIO” In questo Settembre cade il sessantesimo anno dal tragico 17 Settembre 1943. Ricordo quanto mi raccontava mia madre Titina, poco più che ventenne allora. Abitava di fronte alla Chiesa dell’Annunziata e non era molto lontana dal Comune, quando furono sganciate le bombe, i cui effetti si notavano pure sulle sue gambe, perché delle schegge la ferirono in più parti. Quella mattina, sul tardi, davanti al Palazzo di Città si consumò una tragedia immane. La guerra, sempre e comunque, è qualcosa di tremendo, perciò è importante saper leggere ciò che accade e perché accade. Per Primo Levi “chi non ha compreso la storia, è costretto a ripeterla” e già da un poeta greco del VI secolo a.c., Anacreonte, ci veniva il più grande degli insegnamenti possibili per dire NO all’orrore: “E amò le armi che grondano pianto” (Il Bellicista). Per Montaigne “il distruggerci e lo scannarci tra noi, è testimonianza della nostra debolezza e della nostra imperfezione; un’imperfezione che i ragazzi riescono a vedere e noi no”. E non vogliamo far vedere loro le atrocità della guerra, perché temiamo che rimangano scossi, perché non vogliamo farci vedere, da loro, per quello che in realtà siamo e di quali orrende atrocità siamo capaci!. Si costruisca, allora, un mondo che “disobbedisca all’orrore” ed “obbedisca all’amore”, si costruisca un mondo dove gli adulti sappiano appianare i “dissensi” senza ricorrere alle “violenze”. 

Si era a meno di dieci giorni dall’Armistizio, l’Italia era in mano all’invasore tedesco. Al Centro-Nord si organizzava la “Resistenza”, al Sud, invece, le Truppe Alleate avanzavano per liberarlo. In quei giorni i bombardamenti colpirono anche le nostre zone. Sedici Comuni furono coinvolti (Acerno, Albanella, Altavilla S., Battipaglia, Campagna, Capaccio, Castelcivita, Controne, Contursi, Eboli, Montecorvino Pugliano, Montecorvino Rovella, Olevano sul Tusciano, Pontecagnano, Roccadaspide) nella “tragedia delle popolazioni della Valle del Sele e dintorni”, come ha scritto Paolo Tesauro Olivieri nel suo Libro “Settembre 1943? (Studio P/Edizioni – Luglio 1979). Le guerre moderne non conoscono “solo vittime sui campi di battaglia”, ma anche quelle, che, “in paesi e città”, si contano “tra inermi popolazioni civili”. Tesauro Olivieri per farci conoscere “i danni di guerra ed i nomi dei morti civili”, per “raccoglierli in un volume, consegnarli al ricordo imperituro dei posteri e scolpirli sul marmo”, ha vagato a lungo per “paesi e contrade”. Gli storici, nel senso più ampio, ci hanno consegnato “un quadro chiaro” di quella parte della guerra che va sotto il nome di “battaglia di Salerno”. Oltre ai “civili”, tanti, anche in Italia, in quegli anni immolarono la propria vita “per la comunità nazionale”. Non ci sono, perciò, morti di serie A e di serie B, essi sono tutti uguali e meritano, per umana pietà, identico rispetto. Un “distinguo”, però, va fatto fra chi morì per “ridare al paese dignità, libertà e democrazia” e fra chi, pur credendo di essere nel giusto, “morì per opposti motivi”. 


Caduto il Fascismo (che, nel “ventennio”, cancellò le libertà democratiche, si alleò con l’invasore nazista, lasciandosi trascinare nella folle avventura della guerra, ed emanò, nel 1938, le vergognose “leggi razziali”), il 25 Luglio del 1943, e formato il nuovo governo, sotto la direzione del Maresciallo Badoglio, le truppe tedesche intensificarono la loro opera di “fortificazione” in tutto il paese. Il Terzo Reich aveva in Italia 18 Divisioni: Rommel comandava quelle del Settentrione, Kesserling quelle del “Gruppo Sud”. La Divisione “Panzer”, la Sedicesima, già impegnata a Stalingrado, copriva il “terreno tra Eboli e Battipaglia”. Gli Alleati sbarcano in Sicilia e a Cassibile, 3 Settembre, firmano con il Governo Italiano “le clausole di armistizio”. L’Alto Comando Alleato è informato che i nuovi governanti sono in pericolo e “corre voce” che, da un momento all’altro”, i tedeschi prenderanno in pugno l’intera situazione. Allora stringe i tempi e firma con l’Italia l’Armistizio l’8 Settembre. Molti si illusero che la guerra era finalmente finita. Si chiudeva, invece, “solo una delle più tristi vicende della nostra storia” e “se ne apriva un’altra, scritta non solo col sangue, ma anche con le lacrime delle popolazioni inermi”. Lo “sbarco” di Salerno (9 Settembre) aveva “lo scopo di mantenere l’occupazione di un porto più a nord possibile in Italia”, dalla cui “salda base”, poi, “mantenere grosse forze sul continente” (“Operazione Avelanche”, questo era il “nome convenzionale” – Il X Corpo Inglese ed il VI americano formavano la Quinta Armata, posta agli ordini del generale March Clark). Il porto prescelto era Napoli, ma, “visto che era troppo difeso, vennero studiate le rive di sbarco più vicine possibile e quelle di Salerno risultavano le più adatte”. La Pianura di Pesto e le colline circostanti erano contese da Tedeschi ed Anglo-Americani. Alla sospensione delle ostilità, da parte dell’Italia, si unì lo “sbarco degli Alleati”, nella notte tra l’Otto ed il Nove Settembre, sulle spiagge del Golfo di Salerno. Tutte “minate” dai tedeschi, vi fu una carneficina di soldati “alleati”. 


Il Cimitero “inglese” di Pontecagnano lo testimonia in modo eloquente. Questi, comunque, costruirono una “testa di ponte” ed avanzarono “verso l’interno” (Albanella, Altavilla, Roccadaspide ed Agropoli). La popolazione civile della Valle del Sele e dintorni conosce una tragedia oltremisura. I morti si contano a decine e decine, se non a centinaia, ad Acerno, Altavilla, Battipaglia, Eboli, Montecorvino Pugliano, Olevano, Pontecagnano, Roccadaspide, Serre, Campagna ed in tanti comuni ancora. Ingenti sono gli stessi danni di guerra. A Campagna, località “senza vie d’uscita”, fino al mattino del 17 Settembre 1943 “solo qualche aereo aveva lanciato degli spezzoni, che erano caduti qua e là senza rilevanti danni”. Per la sua singolare ubicazione, prima dell’Otto settembre, “nessuno immaginava che avrebbe potuto subire danni così ingenti e piangere un numero di morti così elevato e per giunta proprio quando la lotta nella Piana del Sele si poteva considerare virtualmente terminata”. Un assembramento consistente di persone, quel giorno, attendeva in Piazza Mercato il turno per ritirare, con la Tessera Annonaria, la razione di pane e pasta. Davanti al Portone del Comune sostava un autoblindo tedesco. Una fila “abbastanza lunga, per determinare quella grande ecatombe”, che “nessuna penna umana ha finora descritto nei suoi tragici particolari”!. Tra morti e feriti, giacevano a terra oltre trecento persone, tra cui diversi “sfollati”, di “Eboli e di altri luoghi”, che consideravano Campagna “sicura per la sua ubicazione” e, quindi, “adatta per lo sfollamento”. Sul luogo (ex Largo Cantalupo, oggi “Largo della Memoria”), Lato dx del Portone pricipale del Municipio, si trova una Lapide-Ricordo, ivi collocata il 17 Settembre 1965, con versi struggenti del grande Salvatore Quasimodo: “Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue,/salite dalla terra…”. Subito sotto la Motivazione che volle apporre, a futura memoria, l’Amministrazione di allora, guidata dal Sindaco socialista Avv. Antonino D’Ambrosio: “Il 17 Settembre 1943 uomini di ogni età e di ogni luogo/qui chiamate dal bisogno dell’umana assistenza/rimasero vittime di poche bombe scese dal cielo./Questa Lapide ne eterni la memoria”. Una testimanianza per il tragico, drammatico fatto accaduto. Poco più di un Verso (il quart’ultimo e metà del terz’ultimo) di “Uomo del mio tempo”. Versi straordinariamente intensi e significativi di Salvatore Quasimodo, uno dei più grandi poeti del Novecento. Ancora sconvolto dagli orrori cui ha assistito, il poeta di Modica lancia un appello, affinché un futuro di pace, di umana fratellanza possa prospettarsi alle giovani generazioni. 


L’uomo di oggi – egli dice – nella sua antica abitudine all’odio, alla violenza è ancora quello dell’epoca della pietra e della fionda. Anzi, gli strumenti di morte di cui oggi si avvale, grazie ai progressi della scienza e della tecnica, sono molto più efficaci. L’uomo di oggi uccide ancora, come sempre; il suo cuore è rimasto duro e feroce come quello di Caino quando uccise il fratello Abele. Ma se i figli, cioè i giovani d’oggi, riusciranno a dimenticare il sangue fatto scorrere dai loro padri, a cancellare l’odio verso i propri fratelli lasciato loro in eredità, rinasceranno tempi nuovi, di serenità e di pace. Documenti ufficiali presso il Municipio non ne esistono. Solo presso l’Ufficio Sanitario del Comune si trovava un Elenco, in diversi punti lacunoso (e perciò non poteva avere “valore di atto ufficiale”), messo a disposizione di Tesauro Olivieri dal Vigile Sanitario Gerardo Cacciottolo. Esso fu compilato molti mesi dopo presso la Pretura di Eboli, con Atto Notorio del 26 Aprile 1944, per attestare che “il 17-9-43, a seguito di incursione aerea, erano morte molte persone”. C’era un Elenco di 135 persone, ma c’erano pure “altre vittime, circa una quarantina ancora, e poi tanti feriti”. Anche l’acqua e la luce vennero a mancare e, dopo la fine delle ostilità, popolazione ed autorità dovettero lavorare tantissimo per rimettere tutto a posto. 


Spesso “il dopo è peggiore della guerra stessa!”. Basta guardare all’ultimo terremoto. Tantissimi, inoltre, furono i “danni di guerra” (sei fabbricati andarono distrutti ed oltre 400 subirono danni rilevanti; di essi 53 furono ripristinati con l’Assistenza UNRRA CASA e 350 con Pratiche Normali presso il Genio Civile). Un congruo numero di istanze furono inoltrate all’Intendenza di Finanza per il risarcimento dei “beni perduti in casa”. Un iter comunque lungo e laborioso. Fino a qualche anno fa, scriveva Olivieri nel 1979, rimanevano da definire ed evadere ancora diverse pratiche. Ricordo quando, ragazzino, con i coetanei giocavo “alla guerra”, e a tant’altri “giochi” di allora (a tal proposito, sui “giochi di ieri e i giochi di oggi” , rinvio ad un mio lungo servizio, dal titolo “Giochi di Antonio Petti e la memoria”, postato su questo Blog lo scorso 25 Gennaio 2007), sulla “casa carut arret’ addo ‘e monach” (parte anteriore dell’attuale Sede Centrale dell’Istituto Magistrale “Teresa Confalonieri”). 


Fu “carneficina orrenda”. Un centinaio di corpi “vennero proiettati all’intorno, dilaniati, e rimasero per più giorni senza sepoltura”. Il caldo particolarmente intenso diede “molto più pensiero ai superstiti”, perché le salme “cominciavano a disfarsi” ed imminente era l’insorgere di un’epidemia. Uno dei presenti all’accaduto, il dottore Carlo Mirra, ci ha riferito, in questi giorni, di un carro zeppo di cadaveri, che improvvisamente prese a correre lungo la discesa alberata, per andare a fermarsi, a forte velocità, nei locali dell’ex edicola Cubicciotti (Viruzza Fontana). I corpi inanimati, rimossi, dalle macerie, dalla spontanea pietà di “confinati” ebrei, prigionieri politici e persone animate da spirito di solidarietà umana, ad incominciare dal mai dimenticato Vescovo Giuseppe Maria Palatucci, furono accatastati, sia sul posto, sia a Largo Sant’Antonio, nei pressi del Monumento ai Caduti della Grande Guerra, e, con un fazzoletto sulla bocca, in sostituzione delle maschere, procedettero alla cremazione. A questi benefattori, soprattutto a quelli “senza nome” è andata la gratitudine delle famiglie delle vittime delle cittadine di Campagna, Eboli e Battipaglia. Pure da noi, da queste modeste pagine, “una particolare segnalazione a memoria dei posteri”.
Mario Onesti (“Il Saggio” – Settembre 2003, n. 90, pagg. 34-35)

COMUNE DI CAMPAGNA (PROVINCIA DI SALERNO)
B – SECONDA GUERRA MONDIALE: LE VITTIME CIVILI DEL BOMBARDAMENTO CAMPAGNA 17 SETTEMBRE 1943
“Perché non sia stata una morte inutile, il Comune di Campagna a ricordo perenne: 1943 – 2003





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 Cognome  Nome  Etá  Nato/a  Residente
__________________________________________
1 Adelizzi Pasquale 15 Campagna Campagna
2 Albanese Francesca 60 Eboli Eboli
3 Albero Atonia 60 Salerno Battipaglia
4 Alfieri Salvatore 36 Bristol Campagna
5 Amato Vincenza 24 Eboli Eboli
6 Baldi Caterina 43 Eboli Eboli
7 Belmonte Rosario 20 Eboli Eboli
8 Bove Donato 54 S. Valentino Torio Battipaglia
9 Bubbolo Antonino 64 Campagna Campagna
10 Calenda Ida 25 Eboli Eboli
11 Califano Teresa 32 Battipaglia Eboli
12 Campanaro Antonino 14 Campagna Campagna
13 Campanaro Vito 63 Campagna Campagna
14 Caramanna Mario 44 Napoli Napoli
15 Cardiello Antonio 19 Eboli Eboli
16 Cardiello Carmine Maria 27 Eboli Eboli
17 Cataldo Vincenzo 51 Eboli Battipaglia
18 Catoio Crescenzo 33 Eboli Eboli
19 Cavaliere Rosa 30 Amalfi Eboli
20 Ceriale Liberato 16   Campagna Campagna
21 Ciccarone Vito 59 Eboli Eboli
22 Clarizia Raffaele 14 Eboli Eboli
23 Concilio Francesco 30 S.M. Capua V. Battipaglia
24 Coppola Cosimo 43 Eboli Eboli
25 Cupolo Maria Teresa Eboli Eboli
26 Compagnone Gaetana 75 Eboli Eboli
27 Cuoco Finizia 48 Paternopoli Battipaglia
28 D’Ambrosio Angelo 30 Eboli Eboli
29 D’Ambrosio Luigi 68 Campagna Campagna
30 D’Ambrosio Michelina 80 Galdo - Sicignano Campagna
31 D’ Andretta Antonietta 14 Roma Eboli
32 D’Antonio Francesco Paolo 57 Eboli Eboli
33 D’Arco Antonio 29 Eboli Eboli
34 D’Arco Rosa 21 Eboli Eboli
35 De Chiara Francesco 29 Campagna Campagna
36 Di Filippo Carmine 37 Siano Eboli
37 Di Lucia Angela 29 Eboli Eboli
38 De Martino Manlio 22 Eboli Eboli
39 De Martino Emilio 45 Salerno Battipaglia
40 De Novellis Michele 12 Campagna Campagna
41 Del Giorno Emilia 59 Campagna Campagna
42 Del Giorno Teresa 81 Campagna Campagna
43 Del Plato Nicola 16 Eboli Eboli
44 Desiderio Anna 58 Eboli Eboli
45 Di Biase Margherita 73 Eboli Eboli
46 Di Leone Carmela Capaccio Eboli
47 Di Serio Anna 15 Scafati Eboli
48 Di Serio Maria 17 Scafati Eboli
49 Elia Mario 18 Battipaglia Battipaglia
50 Facenda Agostino 36 Campagna Campagna
51 Facenda Maria Angela 12 Campagna Campagna
52 Falcone Antonino 73 Campagna Campagna
53 Falcone Maria Donata 70 Campagna Campagna
54 Fernicola Margherita 64 Buccino Battipaglia
55 Ferrara Cosimo 50 Eboli Eboli
56 Ferrisi Maria 13 Eboli Eboli
57 Fleres Domenico 43 Battipaglia Battipaglia
58 Forio o Fonio Antonietta 22 Galliate (No) Battipaglia
61 Galderisi Alfonso 56 Salerno Eboli
59 Galiani Roberto 18 Eboli Eboli
60 Gallo Lucia 44 Eboli Eboli
62 Giordano Teresa 40 Campagna Campagna
63 Glielmi Giuseppe 29 Campagna Campagna
64 Gravina Renato 15 Napoli Napoli
65 Greco Anna Maria 14 Caselle in Pittari Eboli
66 Greco Giuseppe 40 Scalea Eboli
67 Grillo Antonino 15 Campagna Campagna
68 Grillo Gaetano 22 Torre del Greco Campagna
69 Guzzi Pietro 16 Battipaglia Battipaglia
70 Iannece Vincenzo 54 Eboli Eboli
71 Imparato Carmina 46 Campagna Campagna
72 Infante Adele 32 Eboli Eboli
73 Infante Franceschina 19 Eboli Eboli
74 Inghilterra Fabrizio 46 Gragnano Eboli
75 Inghilterra Antonio 54 Gragnano Eboli
76 Iorio Maria Atonia 17 Montecorvino Eboli
77 Lacchei Vita 28 Campagna Campagna
78 Laudati Ada 30 Eboli Eboli
79 Lauria Concetta 30 Eboli Eboli
$0 Lauria Elvira 18 Eboli Eboli
81 Lepera Anna 28 Eboli Eboli
82 Levrieri Maria 70 Eboli Eboli
83 Lionetti Giovanni 37 Battipaglia Battipaglia
84 Lipartiti Vincenzo 17 Napoli Napoli
85 Lupo Angelo 30 Eboli Campagna
86 Maglio Raffaele   42 Eboli Eboli
87 Manzione Agnese 14 Eboli Eboli
88 Marzullo Angelo 34 Eboli Eboli
89 Marzullo Anna 32 Eboli Eboli
90 Manzo Giovanna 27 Montecorvino Eboli
91 Mazzei Francesco Paolo 42 Eboli Eboli
92 Mazzarella Vito 64 Eboli Eboli
93 Mazzella Vito  
94 Melchiorre Cosimo 16 Eboli Eboli
95 Mele Angelo 44 Napoli Campagna
96 Migliore Pietro 42 Eboli Eboli
97 Mirra Antonino 16 Campagna Campagna
98 Moccaldi Fiorinda 45 Campagna Eboli
99 Moccaldi Vita 35 Campagna Eboli
100 Montanari Ettore 38 Urbino Campagna
101 Molinaro Guerino 40 Sessa Cilento Campagna
102 Nappo Antonio 15 Vallo della Luc. Eboli
103 Nigro Lucia 16 Eboli Eboli
104 Pacifico Agnese 54 Eboli Eboli
105 Pagano Santa 34 Eboli Eboli
106 Palladino Carmela 30 Eboli Eboli
107 Palladino Vito 53 Eboli Eboli
108 Palmieri Pasqualina 01 Campagna Campagna
109 Panico Antonio 02 Campagna Campagna
110 Panico Cosimo 45 Campagna Campagna
111 Pappalardo Ernesto 15 Battipaglia Battipaglia
112 Parisi Giuseppina 16 Bengasi Eboli
113 Parisi Rosa 40 Eboli Eboli
114 Paraggio Speranza 40 Olevano sul T. Eboli
115 Pepe Agostino 50 Battipaglia Battipaglia
116 Pastorino Raffaele 37 Salerno SAlerno
117 Percopo Sabatina 31 S.Nicola Centola Eboli
118 Percopo Teresa 35 S. Nicola Centola Eboli
119 Pelluccio Cosimo 12 Eboli Eboli
120 Pomposiello Damiano 11 Battipaglia Battipaglia
121 Raviello Antonio 56 Giffoni Valle P. Battipaglia
122 Remolino Gelsomino 63 Campagna Campagna
123 Ristallo Antonio 12 Eboli Eboli
124 Ristallo Giuseppina 09 Eboli Eboli
125 Ristallo Cosimo 02 Eboli Eboli
126 Ruocco Raffaela 18 Minori Salerno
127 Ruggia Vito 59 Eboli Eboli
128 Salvati Gerardina 27 Campagna Campagna
129 Salvati Rosaria 14 Campagna Campagna
130 Santalucia Donato 52 Capaccio Eboli
131 Scannapieco Amalia 30 Campagna Campagna
132 Scotillo Genesio 16 Eboli Eboli
133 Solito Filomena 48 Eboli Eboli
134 Solito Carmela 06 Eboli Eboli
135 Spagnuolo Clemente m 6 Eboli Eboli
136 Sparano Gaetana Eboli Eboli
137 Storniello Vito 21 Eboli Eboli
138 Spitzer Leo 48 Teschen (Cecosl.) Internato
139 Taglianetti Ersilia 17 Campagna Campagna
140 Tartaglia Damiano 19 Eboli Eboli
141 Tartaglia Vito 45 Eboli Tartaglia
142 Tommasiello Liberato 01 Campagna Campagna
143 Tortora Alfonso 16 Eboli Eboli
144 Tortora Carmine 09 Eboli Eboli
145 Tucci Enrico 47 Eboli Eboli
146 Tucci Vincenzo 13 Eboli Eboli
147 Vassallo Camilla 67 Montecorvino R. Eboli
148 Trotta Giovanni 23 Angri Eboli
149 Vigile Cosimo m 3 Eboli Eboli
150 Vitolo Angiolina 42 Eboli Eboli
151 Vitolo Cosimo 05 Eboli Eboli
152 Vitolo Luisella 43 Montecorvino P. Eboli
153 Volturo Giuseppa 54 Campagna Campagna
154 Zinna Luigi 43 Torraca Eboli
155 Di Rocco Raffaele 06 Minori  
156 Leva Nunziante Deceduto 20.9.43  
157 Salvati Antonia Deceduta 17.9.43  
158 Andretta Carmela  
159 Attanasio Vincenzo Portici Portici
160 Adelizzi Carmela  
161 Abbate Gennaro 44 Sessa Cilento Eboli
162 Cappetta Anna 34 New York  
163 Cuoco Gaetano Pontecagnano Battipaglia
164 Campanile Vito  
165 De Biase Leonilde Eboli Salerno
166 Gaudioso Gennaro Serre  
167 Gallo Giuseppe 20 Montecorvino  
168 Lo Celso Salvatore 62 S. Cono Napoli
169 Mauro Giovannina Battipaglia Battipaglia
170 Palladino Carmine Campagna Eboli
171 Panico Cosima Battipaglia Deceduto 26.9.43
172 Ruggi Angelo  
173 Torsello Sabato 02 Battipaglia Battipaglia
174 Torsello Raffaele 06 Battipaglia Battipaglia
175 Torsello Anna 12 Battipaglia Battipaglia
176 De Biase Margherita 65 Eboli Eboli
177 Vitolo Damiano 04 Eboli  Ebol



Da "La Città" quotidiano di Salerno, 16 settembre 2023




LA STORIA DIMENTICATA

Andarono per fame ma trovarono la morte

Una testimonianza ci Carmen Autuori

Un bombardamento alleato spezzò i sogni di 95 ebolitani, rifugiati a Campagna, che erano in fila per una razione di pane


Sono i morti dimenticati. È la Spon River dei poveri della Seconda Guerra Mondiale. Erano in fila con la tessera del pane, per recuperare un pò di cibo, furono massacrati da una bomba. È la storia di 95 morti ebolitani che erano sfollati nella vicina Campagna e morirono pensando di potersi salvare dalle incursioni aeree dell’Operazione Avalanche delle operazioni alleate. Era il 17 settembre del 1943: a Campagna morirono sotto le bombe 177 sfollati, 95 dei quali ebolitani. Eboli e la Piana del Sele furono inesorabilmente colpiti dai bombardamenti degli alleati che resero il paesaggio dei centri urbani un cumulo di macerie, con file interminabili di sfollati che cercavano la salvezza sui monti del circondario o nei paesi dell’entroterra. Méta di questi spostamenti di disperati diventarono Campagna, Albanella, Altavilla, Roccadaspide, Sicignano e così via. Molti ebolitani sfollarono a Campagna, attraverso le campagne di Santa Maria La Nova. Il paese di Picentini era ritenuto luogo sicuro in quanto protetto a valle da un’unica via d’accesso e a monte dal Polveracchio che, con i suoi anfratti e le numerose grotte, avrebbe dovuto preservare la popolazione da eventuali incursioni aeree. E poi c’era la fame, quella che non lascia scampo, in nome della quale qualsiasi pericolo diventa di secondaria importanza. Così l’esodo che fino a quel momento aveva spopolato le grandi città come Napoli e Salerno, dal giugno 1943 svuota anche Eboli.

«Eravamo quasi tutti “migranti” noi ebolitani - racconta perso nei ricordi Raffaele Tucci, storico farmacista ebolitano - le nostre case distrutte, unico obiettivo era quello di sfuggire alle bombe. Ci siamo rifugiati prima a San Donato, sulle colline ebolitane in un fabbricato rurale. Dormivamo in un’unica stanza, i miei genitori nel letto che gentilmente era stato ceduto dai proprietari della masseria e noi piccoli sul pavimento con le teste rivolte al centro della stanza, una sorta di raggiera umana. Avremmo dovuto raggiungere mio zio a Campagna la cui moglie era originaria del luogo - prosegue il dottor Tucci - ma per fortuna mio padre si oppose, altrimenti con ogni probabilità avremmo trovato la morte anche noi, lì davanti al forno come mio zio Enrico e suo figlio Vincenzo di soli 13 anni. Fu una carneficina».

Ed aggiunge, non senza commozione: «Ricordo che in famiglia si è sempre raccontato di questa mamma, mia zia, che ha scavato con le unghie tra le macerie e i cadaveri per recuperare i corpi del figlio e del marito, per dare loro degna sepoltura nella tomba di famiglia qui ad Eboli. Noi invece ci rifugiammo a Sicignano - conclude - dormivamo nei vagoni dei treni che stazionavano sotto le gallerie per interrompere i collegamenti». Prima del 17 settembre 1943 a Campagna c’erano state pochissime incursioni che avevano lanciato degli spezzoni senza danni rilevanti. Fino a quella tragica mattina. Come ogni giorno, davanti al Municipio, in Largo Mercato (ora Largo della Memoria) si era formata una lunghissima fila di persone che attendevano di ritirare, con la Tessera Annonaria, la loro razione di pane e pasta essendoci nelle immediate vicinanze un forno. Davanti al portone sostava un autoblindo tedesco e questa fu la causa del terribile bombardamento.

Una vera e propria ecatombe: morti e feriti, circa 300 persone provenienti dai vari paesi della provincia. Immediatamente furono allertati i soccorsi ad opera, soprattutto degli internati ebrei che erano ospitati nel convento di San Bartolomeo. Si distinse oltre che l’opera del vescovo Palatucci, quella di due medici ebrei Enrico Pajes e Max Tanzer che si adoperarono nella cura dei feriti e poi, per scongiurare il pericolo di epidemie, bruciarono i cadaveri, come racconta, fonti alla mano, il direttore del Museo della Memoria di Campagna, Marcello Naimoli. La notizia, qualche anno dopo fu riportata anche dalla prestigiosa rivista americana Life. Le vittime riconosciute furono 177, di cui 95 ebolitane. L’elenco, lungo come gli interminabili anni di guerra, è scolpito su una lapide posta accanto al portone del Municipio, in quello stesso luogo dove sostava il blindato tedesco che fu causa della tragedia.



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