giovedì 27 ottobre 2022

Umberto Riviello, medaglia d'onore, 19 ottobre 2022

 


Mio padre Umberto Riviello, insignito oggi a Serre (Salerno), alla memoria, con la medaglia d'onore come uno dei soldati italiani, nati nel salernitano, fatto prigioniero dai tedeschi e portato in un lager nazista, nei pressi di Monaco di Baviera, dove rimase per due anni, dal 1943 al 1945. Infatti in quel 1945, dopo che i russi, per prima entrarono con i carrarmati nei lager, riuscì a tornare a casa, a piedi e con mezzi di fortuna, come mi raccontava sempre mia madre con le lacrime agli occhi. Era irriconoscibile a molti. Voleva fare una sorpresa, come racconta mio fratello Bernardo, che ai tempi aveva sei anni, ma mia madre che lo riconobbe, mentre saliva le rampe di Zappino, e con le lacrime agli occhi urlò il suo nome "Umberto, Umberto". . Si presentò a casa, con una barba scura, lunghissima, e i piedi insanguinati e con una tristezza immensa nel sapere della morte di Michelino, suo figlio, mio fratello, di 5 anni, definito un piccolo "saggio", mentre abbracciava mia madre che glie lo disse piangendo.
Peccato che non ero presente alla cerimonia.
Però c'era mio fratello più grande (Bernardo Riviello), e forse mio nipote Ennio, suo figlio.

Angelo Riviello Moscato, 19 ottobre, 2022



Un momenro della cerimonia, con il Sindaco di Campagna,ed
esponenti dell'associazione Reduci e combattenti,

Mio fratello Bernardo alla cerimonia,
per il ritiro della medaglia d'onore di nostro padre Umberto

Ennio Riviello

19 ottobre alle ore 13,49

Oggi, a distanza di 48 anni dalla sua morte e 76 anni dalla sua liberazione, mio nonno Umberto Riviello ha ricevuto medaglia d’onore per essere stato circa due anni internato nel Lager Nazista Stalag VI-C.
Il 9 settembre 1943, il giorno dopo la firma dell’armistizio che divise il Paese ufficializzando l’occupazione nazista e lo scoppio della guerra civile, venne arrestato e deportato in Germania.
Chiunque non avesse scelto di combattere per l’esercito tedesco e tradire l’Italia, veniva arrestato e inviato nei campi di concetramento tedeschi.
Lui, come tanti altri, scelse l’onore e la dignità. Scelta confermata dal rifiuto di giurare fedeltà alla Repubblica Sociale e a Mussolini.
Onore a te, caro nonno, e a tutte le vittime di regimi dittatoriali.
Il nostro compito, oggi, è di ricordare la storia per come avvenuta affinché non si ripeta. Nostro compito è tutelare la nostra Costituzione antifascista.
”Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa cartra.”
Piero Calamandrei
Ennio Riviello, 19 ottobre, 2022

Mio padre Umberto Riviello, ebanista, bettoliere, monarchico e musicante,
serie Affetti - Identità & Memoria, 1975/76, dalla serie Remake, 2009.

Mio nonno Giacomo Riviello, il papà di mio pasre, bettoliere, musicante,
anarchico e calzolaio, serie , Affetti 1 - Identità & Memoria, 1975/76,
dalla serie Remake, 2.009







mercoledì 26 ottobre 2022

Luci d'artista di Salerno - Intervista ad Angelo Riviello per il Mattino 26 - ott. -2022

 



 Sintesi dell'intervista 



Intervista di Barbara Cangiano a Angelo Riviello
(Versione integrale con alcuni dettagli)

1) Cosa ne pensa di Luci d'artista?

Le Luci d’artista di Salerno, sull’esempio della città di Torino, agli inizi si sperava che fossero alla lettera delle vere “Luci d’artista”. Ma così non è stato negli anni. Luci d’artista senza gli artisti, che Luci sono?  Si sono solo rivelate delle raffinate luminarie natalizie.  Belle, certo, scenografiche, suggestive, spesso originali, per la gioia soprattutto dei bambini, e di una massa di turisti del “mordi e fuggi”, ma niente di più. Non vuol  essere una critica ma una constatazione, una spinta a fare di più.. Non posso andare in un bar a comprare una confezione con su la scritta “cioccolatini”, e una volta che apro la scatola trovarci le caramelle. Ho sempre sperato che avvenisse  una svolta nella città famosa, non solo per la sua scuola medica salernitana, ma anche per la sua scuola di critica d’arte, che soprattutto tra gli anni 70 e 80, dopo la consacrazione dell’Arte Povera, di Germano Celant, agli Antichi Arsenali di Amalfi (1968), voluta da Marcello e Lia Rumma, e con la sua Università, è stata un grande punto di riferimento nel mondo dell’arte e della cultura, con teorici d’arte del livello di  un Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco, per certi versi Rino Mele, da un altro versante gli anni (da docente universitario) di Enrico Crispolti,  e l'altra generazione, anche se su posizioni diverse dei vari A. d’Avossa, L.Mango, M.Bignardi, C. Tafuri, N. Scontrino, M.Alfano, G.Siano, A, Tolve, S.Zuliani, E.Viola.

 2) Quest'anno ci sono state molte polemiche rispetto alla scelta di farle durare un solo mese a causa della crisi energetica. E' favorevole o contrario?

 Luci d'artista di Salerno con la crisi energetica della durata di un mese? Un mese forse è insufficiente, dati gli scopi di grande attrazione turistica. Si potrebbe rimodulare l’evento in quaranta/quarantacinque giorni, iniziando dal 1° dicembre per la durata di tutte le festività natalizie, ed oltre, fino alla metà di gennaio nuovo anno, post Epifania, considerata l’importanza che hanno le Luci per Salerno, e se si iniziasse a considerarle come un appuntamento annuale, anche come rassegna d’arte contemporanea.

3) Ritiene, come molti pensano, che poteva essere l'occasione per riformulare un format ormai obsoleto? E se sì, in che modo?

 Mi trovo d'accordo con gli amici, Paolo Apolito, e Antonello Tolve, che ho avuto modo di leggere  su "il Mattino" di qualche settimana fa. Il primo, da antropologo, parla di “non interrompere mai una festa, ma di cambiare le modalità, data la crisi”, e il secondo, da critico d' arte dice, "si alle Luci in austerity, ma format da cambiare, senza perdere la capacità di guardare al futuro", ed io aggiungerei "senza dimenticare un passato di valori della nostra cultura, nel ricordare la tradizione, come fu fatto con la Chiena dimenticata (di cui sia l’Amministrazione locale che la Pro Loco, si vergognavano (quando andai a proporla al Comune di Campagna, come artista-ideatore, che lavorava sulla memoria, e come rappresentante incaricato del gruppo logistico dei supporter "Amici del Museo"), perché ricordava loro la povertà del dopo guerra, e un modo “primitivo” di lavare le strade), recuperata, strappata alla ruspa selvaggia della “ricostruzione” post sisma,  e trasformata negli anni 80, da nettezza urbana a opera d’arte e spettacolo, ridestinandola così nella salvaguardia, a un nuovo uso, nel riportarla a nuova vita, e vincolarla, con un'idea progettuale ben precisa sul tema universale dell'Acqua, e della storia del luogo, da addetti ai lavori,  parlando di arte e cultura del presente, facendo avanguardia, con artisti intergenerazionali, interdisciplinari e multimediali, in un contesto storico - artistico di quegli anni 80, in cui ovunque, in spazi pubblici e privati,  e in tutte le fiere d'arte, imperava un decorativismo pittorico tout court, stagnante, noioso e asfissiante, di un ritorno alla manualità, azzerando le idee, e uno sguardo dell’arte a 360°.

 4) Considera le Luci un attrattore oppure un freno per l'economia?

 Indubbiamente le Luci rappresentano un grande attrattore  per la città di Salerno. Un valore aggiunto per rendere ancora più universale la sua bellezza paesaggistica,  il suo stupendo Lungomare, le sue tradizioni, i suoi monumenti, i suoi musei, e al tempo stesso incentivare la sua economia. Però si può fare di più, dando più senso al maggior evento invernale legato al Santo Natale, all’insegna di una qualità guardando al futuro.

 5) Come gli artisti potrebbero dare il loro contributo?

 In parole povere, per ricollegarmi a quanto detto in precedenza, e letto da alcune delle personalità interpellate, come posso intendere, da me tapino (artista), oltre che a valorizzare gli artigiani del luogo, sarebbe ora di invitare a Salerno artisti qualificati, maestri e giovani emergenti, di caratura nazionale e internazionale, capaci di ideare progetti anche in piena crisi energetica, a cura di un competente comitato scientifico, formato da personalità del mondo artistico, culturale e universitario. Sarebbe un ulteriore richiamo di qualità, per un pubblico accorto che segue e ama l’arte, e altri che lavorano con l’arte,  da addetti ai lavori, da direttori di musei prestigiosi, riviste specializzate, collezionisti, critici, storici e curatori d’arte di ogni parte del mondo, Un pò sulla scia, delle più blasonate, storicizzate, conosciute, e seguite, da oltre 30 anni, "Luci d'Artista" di Torino, che fino ad oggi, hanno esposto il meglio dell’arte contemporanea italiana e internazionale, interagendo a distanza con detta città (e perché no?), in una sorta di gemellaggio artistico e culturale, con interscambi significativi, iniziando con lo sport. Del resto hanno già qualcosa in comune: la stessa maglia di calcio di colore granata. 

 

 

 

 


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