Sintesi dell'intervista
Intervista di Barbara Cangiano a Angelo Riviello
(Versione integrale con alcuni dettagli)
1) Cosa ne pensa di Luci d'artista?
Le
Luci d’artista di Salerno, sull’esempio della città di Torino, agli inizi si
sperava che fossero alla lettera delle vere “Luci d’artista”. Ma così non è
stato negli anni. Luci d’artista senza gli artisti, che Luci sono? Si sono solo rivelate delle raffinate luminarie
natalizie. Belle, certo, scenografiche, suggestive,
spesso originali, per la gioia soprattutto dei bambini, e di una massa di
turisti del “mordi e fuggi”, ma niente di più. Non vuol essere una critica ma una constatazione, una
spinta a fare di più.. Non posso andare in un bar a comprare una confezione con
su la scritta “cioccolatini”, e una volta che apro la scatola trovarci le
caramelle. Ho sempre sperato che avvenisse
una svolta nella città famosa, non solo per la sua scuola medica salernitana,
ma anche per la sua scuola di critica d’arte, che soprattutto tra gli anni 70 e
80, dopo la consacrazione dell’Arte Povera, di Germano Celant, agli Antichi
Arsenali di Amalfi (1968), voluta da Marcello e Lia Rumma, e con la sua
Università, è stata un grande punto di riferimento nel mondo dell’arte e della
cultura, con teorici d’arte del livello di
un Filiberto Menna, Achille Bonito Oliva, Angelo Trimarco, per certi
versi Rino Mele, da un altro versante gli anni (da docente universitario) di
Enrico Crispolti, e l'altra generazione, anche se su
posizioni diverse dei vari A. d’Avossa, L.Mango, M.Bignardi, C. Tafuri, N. Scontrino, M.Alfano, G.Siano, A, Tolve, S.Zuliani, E.Viola.
2)
Quest'anno ci sono state molte polemiche
rispetto alla scelta di farle durare un solo mese a causa della crisi
energetica. E' favorevole o contrario?
Luci d'artista di Salerno con la crisi
energetica della durata di un mese? Un mese forse è insufficiente, dati gli
scopi di grande attrazione turistica. Si potrebbe rimodulare l’evento in
quaranta/quarantacinque giorni, iniziando dal 1° dicembre per la durata di
tutte le festività natalizie, ed oltre, fino alla metà di gennaio nuovo anno, post
Epifania, considerata l’importanza che hanno le Luci per Salerno, e se si
iniziasse a considerarle come un appuntamento annuale, anche come rassegna
d’arte contemporanea.
3) Ritiene, come molti pensano, che
poteva essere l'occasione per riformulare un format ormai obsoleto? E se sì, in
che modo?
Mi trovo d'accordo con gli amici, Paolo Apolito, e Antonello Tolve, che ho
avuto modo di leggere su "il
Mattino" di qualche settimana fa. Il primo, da antropologo, parla di “non
interrompere mai una festa, ma di cambiare le modalità, data la crisi”, e il
secondo, da critico d' arte dice, "si alle Luci in austerity, ma format da
cambiare, senza perdere la capacità
di guardare al futuro", ed io aggiungerei "senza dimenticare un
passato di valori della nostra cultura, nel ricordare la tradizione, come fu
fatto con la Chiena dimenticata (di cui sia l’Amministrazione locale che la Pro
Loco, si vergognavano (quando andai a proporla al Comune di Campagna, come artista-ideatore, che lavorava sulla memoria, e come rappresentante incaricato del gruppo logistico dei supporter "Amici del Museo"), perché ricordava loro la povertà del dopo guerra, e un
modo “primitivo” di lavare le strade), recuperata, strappata alla ruspa
selvaggia della “ricostruzione” post sisma, e trasformata negli anni 80, da nettezza
urbana a opera d’arte e spettacolo, ridestinandola così nella salvaguardia, a
un nuovo uso, nel riportarla a nuova vita, e vincolarla, con un'idea
progettuale ben precisa sul tema universale dell'Acqua, e della storia del
luogo, da addetti ai lavori, parlando di
arte e cultura del presente, facendo avanguardia, con artisti
intergenerazionali, interdisciplinari e multimediali, in un contesto storico -
artistico di quegli anni 80, in cui ovunque, in spazi pubblici e privati, e in tutte le fiere d'arte, imperava un decorativismo pittorico tout
court, stagnante, noioso e asfissiante, di un ritorno alla manualità, azzerando
le idee, e uno sguardo dell’arte a 360°.
4) Considera le Luci un attrattore
oppure un freno per l'economia?
Indubbiamente le Luci rappresentano un grande attrattore per la città di Salerno. Un valore aggiunto
per rendere ancora più universale la sua bellezza paesaggistica, il suo stupendo Lungomare, le sue tradizioni,
i suoi monumenti, i suoi musei, e al tempo stesso incentivare la sua economia.
Però si può fare di più, dando più senso al maggior evento invernale legato al
Santo Natale, all’insegna di una qualità guardando al futuro.
5) Come gli artisti potrebbero dare
il loro contributo?
In parole povere, per ricollegarmi a quanto detto in precedenza, e letto da
alcune delle personalità interpellate, come posso intendere, da me tapino
(artista), oltre che a valorizzare gli artigiani del luogo, sarebbe ora di
invitare a Salerno artisti qualificati, maestri e giovani emergenti, di
caratura nazionale e internazionale, capaci di ideare progetti anche in piena
crisi energetica, a cura di un competente comitato scientifico, formato da
personalità del mondo artistico, culturale e universitario. Sarebbe un
ulteriore richiamo di qualità, per un pubblico accorto che segue e ama l’arte,
e altri che lavorano con l’arte, da
addetti ai lavori, da direttori di musei prestigiosi, riviste specializzate,
collezionisti, critici, storici e curatori d’arte di ogni parte del mondo, Un
pò sulla scia, delle più blasonate, storicizzate, conosciute, e seguite, da
oltre 30 anni, "Luci d'Artista" di Torino, che fino ad oggi, hanno
esposto il meglio dell’arte contemporanea italiana e internazionale,
interagendo a distanza con detta città (e perché no?), in una sorta di gemellaggio artistico e
culturale, con interscambi significativi, iniziando con lo sport. Del resto hanno già qualcosa in comune: la stessa maglia di calcio di colore granata.