Lettera aperta scritta all’amico arch. Roberto Massi in data 30 settembre 2020, il giorno dopo la sua scomparsa a Roma.
(pagina creata a distanza di quattro mesi dal suo ultimo saluto)
Caro
Roberto,
mi ricordo
quando ci siamo conosciuti al Pub “Le Maschere” di Vico Fondaco Corso, dopo
quella tragica scossa di terremoto del 23 novembre 1980, che colpì anche la
Città di Campagna.Tu come laureato in Architettura, all’Università di Roma, che
si apprestava a dare un suo contributo professionale alla difficile, delicata e
burocratica ricostruzione post sisma della mia città, ed io come diplomato in
Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, che in prima linea (anche come
socio militante di Italia Nostra di Salerno) era impegnato su due fronti, da un
lato, alla salvaguardia del centro storico, e del patrimonio
storico-artistico-monumentale e ambientale…e dall’altro, con un gruppo di amici
promotori, al “Progetto Chiena” con relativa nascita di un Museo di
Etno-Antropologia e d’Arte Contemporanea. Un Museo si, Contadino e della
Memoria, ma anche un Museo del futuro, nel rispetto della tradizione,
incentrato nel presente, come continuità, con l’Arte Contemporanea, per
indicare un possibile percorso.
Quello che ho più apprezzato di te, è stata la sincerità, soprattutto quando con semplicità e modestia, mi parlavi dei miei dipinti che dedicavo a Campagna, alla mia “Città Invisibile”, prima del terremoto, e dopo, la “Città Invisibile Sparita”. Li trovavi si, belli, che ti ricordavano sia il grande De Chirico metafisico, che certe atmosfere sospese di città, del pittore americano Edward Hopper, ma al tempo stesso ti davano un po’ di tristezza, perché, mi dicevi, che non c’erano figure umane, non c’era vita, mentre per me, l’importante era di sottolineare la bellezza di un centro storico, senza auto e senza persone, soprattutto dopo i disastri di un terremoto, seguendo una linea progettuale coerente, e cioè di realizzare un ritratto “ideale”, e non reale della mia città, in modo che quelle persone, potessero ammirarla, capirla e rispettarla, ridandole poi la vita nella realtà, e non credo che tale messaggio si sia compreso, perché le auto, caro Roberto, guidate dall’uomo (compreso una viabilità non risolta), come ben sai, sono dappertutto, nelle piazzette, dove una volta si accedeva a piedi con i gradoni, davanti agli ingressi di casa (anche con divieti di sosta), nelle isole cosiddette pedonali, e finanche nei vicoli a ostruire passaggi stretti pedonali. In questo, nella realtà, la pensavamo allo stesso modo, ma non nei dipinti…che per me, rappresentavano l’unico rifugio “mentale”, nel rispettare un centro storico, con una sua storia, e una sua memoria. Avevo la tua comprensione, ma senza convincerti, eri poco d’accordo.
Con te, e con l'amica e collega Fulvia Zeuli (in rappresentanza della Soprintendenza ai BAAAS di Salerno, ho pianto, quel meraviglioso complesso conventuale degli Osservanti, con la bellissima Chiesa della Concezione, malamente abbattuta, malgrado non si fosse mossa di un millimetro (a parte i danni delle intemperie e dei furti degli infissi, di coppi e tegole), né con la forte scossa del terremoto, e né con una frana postume, causata da un intervento scellerato nel terreno, a dir poco, da "galera", con siringhe di cemento armato che otturò le antiche valvole di sfogo dell'acqua piovana, e malgrado i vincoli posti dalla Soprintendenza ai BAAAS, che fu destinato, nel progetto di recupero (già finanziato, si diceva, e non vorrei sbagliarmi, con un miliardo di lire), a Ostello per la gioventù e per gli studiosi che portava la tua firma, dopo un incontro avuto in Comune, tra noi gruppo dei promotori (amici del museo e della chiena, iscritti a Italia Nostra di Salerno) con il Sindaco, il vice Sindaco con delega all’Urbanistica, con l’assessore alla P.I. e con te in quanto architetto incaricato. Un progetto, coerente, guardando nell’insieme, con la già destinazione, nel 1982, a Museo Civico, dell’altro complesso conventuale, quello dei Frati Domencani di San Bartolomeo, sempre nell’intento di fare di Campagna una colonia artistica, e un polo turistico di richiamo internazionale: San Bartolomeo, la Concezione, la "Chiena-Rassegna dell'Acqua". La Zeuli (come mi fu raccontato, perché in quei tristi giorni, guarda caso, di quell’anno 1987, impegnato a Roma per un concorso a cattedra, risultavo assente, altrimenti con lei ci sarebbe stato anche il sottoscritto davanti all'ingresso principale della Chiesa), fu l’unica a difendere, anche fisicamente la Concezione dalla ruspa selvaggia. Fino ad oggi, sono ancora misteriosi i motivi di quel barbaro e incomprensibile abbattimento, che fu subito oggetto di contenzioso, tra l'Amministrazione Comunale e la Soprintendenza. Si dice, che quel luogo "sconsacrato e abbandonato" dalla Curia Vescovile, con nei paraggi un inizio di case e villini residenziali, molto probabilmente, avrebbe potuto offrire un'occasione per costruire nuove case, o un grande palazzo ex novo. Un palazzo (privato) che, a seguito del contenzioso creatosi, vedemmo sorgere, nello stesso anno 1987, al posto della Centrale idroelettrica, in Via Piè di Zappino, l'unica testimonianza, di architettura industriale nel centro storico, aggiungendo in questo modo, un altro ingente danno, all'altro già effettuato, con il permesso di un delegato della Soprintendenza, un certo arch. Coppola (Carlo Coppola di Napoli, che fu incaricato, guarda caso, dal Comune, di redigere il "Piano del colore" per la città). Comunque, caro Roberto, hai lasciato un tuo segno, nel rispetto di quel luogo della memoria, che per i campagnesi veraci, accorti e sensibili, resterà sempre “sacro”.
Uno dei luoghi di spettacoli e di eventi vari all'aperto
Anche tu, in un tuo preciso ruolo, fai
parte di quello spaccato storico di Campagna, che con decine e decine di
artisti di tutta Italia, insieme agli amici di Salerno (storici, critici d’arte,
antropologi, fotografi, grafici, giornalisti, intellettuali e un primo nucleo di artisti), ha dato un contributo, gettando con tanta
umiltà le basi per un futuro ricco di opportunità, all’intera città/territorio, ubicata a 37 km. dal capoluogo, a 75 da Potenza, e a 100 da Napoli, tra il 1982 e il 1994.
Mi
mancherai, e mi mancherà il tuo accento da “romanaccio raffinato” , campagnese
di adozione!
Che la terra
ti sia lieve!
Angelo Riviello,
30 settembre 2020 (lettera rivista in alcuni dettagli, in data 10 febbraio
2021)
ADDIO A ROBERTO MASSI
Roberto Massi si è spento a Roma lo scorso 29 settembre. Nel nostro paese giunse circa quaranta anni fa, subito dopo il terremoto del 23 novembre 1980, come volontario insieme ai tanti altri organizzati dal Sovrano Militare ordine di Malta.
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