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lunedì 24 agosto 2020

Juan Caramuel y Lobkowitz - Monsignor Giovanni Caramuele

Dal blog di Annalisa Santi


Caramuel, chi era costui?

Il 1° aprile 2016 è iniziato il mese della Matematica!!!!!

Il tema di Matematics Awareness Month 2016 (MAM 2016), "The Future of Prediction"
 fa venire in mente indagini nel passato, nel presente e nel futuro delle previsioni 
matematiche, dagli antichi oracoli alla probabilità, ai modelli statistici o quantistici........

E parlando di precursori, di predizioni, di probabilità, di sistema binario.......come non 
ricordare l'enciclopedico Caramuel?

Ben si potrebbe inserire nel tema proposto "The Future of Prediction" considerando il suo
ruolo di precursoree ideatore di concetti che sarebbero poi stati utilizzati in vari campi di
indagine e di "predizioni future".Ma, parafrasando Manzoni e il suo Don Abbondio:
"Caramuel, chi era costui?"


Effige del Vescovo J. Caramuel de Lobkowitz 
Incisione del 1672
Ricordato anche come Monsignor Giovanni Caramuele, Juan Caramuel y Lobkowitz, questo era il suo nome, fu un monaco cistercense del Seicento, gentiluomo, dotto e avventuriero, matematico e probabilista, tra gli inventori del sistema binario, grafico, tipografo, editore e tra gli ideatori dei caratteri mobili nel mondo della stampa, filosofo e abile politico, grande scrittore ed erudito, gran campione del lassismo (eccessivamente tollerante e indulgente in fatto di morale tanto che Sant'Alfonso de' Liquori lo bollò come "laxistarum facile princeps"), nonché poliedrico architetto.

Scorrendo i suoi scritti ne balza una personalità di primo piano, di una forza dialettica travolgente, di una capacità formidabile, di genio e mente enciclopedica ed umanista fuori dal comune.

Nel suo stemma vescovile campeggiano le aquile e il leone e tale fu Caramuel per l'altezza dell'ingegno e dell'erudizione, per la forza di volontà ed il coraggio. 

Si può affermare che l'importanza della sua opera va ben oltre i limiti della gratuita "genialità" che solitamente gli viene attribuita negli scritti di scarso impegno culturale spesso pubblicati. 

   

Juan Caramuel, nato il 23 maggio 1606 a Madrid dal Conte Lorenzo, cultore di scienze astronomiche, di origine fiamminga e dalla madre di origine tedesca, studiò in Spagna e sin da fanciullo mostrò la straordinaria potenza del suo intelletto. 

A 11 anni pubblicò la prima opera, a 15 anni si laureò in filosofia, a 17 entrò nell’ordine dei Cistercensi  nel monastero della Spina, nella diocesi di Palencia, nella Vecchia Castiglia. 

Passò, quindi, all’Università di Valladolid e poi a quelle di Salamanca e di Lovanio ove conseguì la laurea in Teologia.

Quindi Caramuel peregrinò lungo tutta l'Europa culturale del '600.
Mostratosi abile architetto nell'arte militare, fu chiamato dall'Imperatore Ferdinando III a ispezionare le fortezze d'Ungheria, per ricostruirle. 
Frequentò quindi la corte di Cristina di Svezia e, prima della sua nomina a Vescovo di Campagna e Satriano, nel Regno di Napoli, viaggiò instancabilmente tra Spagna e Portogallo, a Salamanca, Coimbra e Lisbona, passando poi nei Paesi Bassi e in Germania a Lovanio, Bruxelles, Anversa, Colonia, Spira, Magonza, quindi a Praga prima di stabilirsi appunto in Italia.
In queste città aveva conosciuto e corrisposto con il fior fiore della cultura europea di allora; con Descartes, Gassendi, Butkens, Rubens, Marcus Marci, Athanasius Kircher e tanti altri.

L'amore per la ricerca, l'invenzione, le sottigliezze, la probabilità e il paradosso lo portarono talvolta ad affermazioni temerarie facendogli rasentare l'eresia.
Tanto che il 1° settembre 1655, coll'andata a Roma, nonostante la protezione di Alessandro VII, al quale dedicherà la "Theologia" riformata, si vedrà relegato tra le aspre terre della Lucania "a purgazione dei falli che avea commessi" (sono sue parole).
Al suo arrivo a Campagna, nel luglio 1657, Caramuel ereditò una diocesi rovinata dalla peste del 1656, che vedeva ridotti i sacerdoti da 159 a soli 25, e gli abitanti da 5000 a 2000. 
Preferendo la solitudine, spesso si ritirava nell'eremo di San Michele, incavato in una rupe del Montenero di Campagna e scriveva "Quando ho la penna in mano, non sento il bisogno d'altro". 
Ma a Campagna sembrò che anche la penna gli fosse caduta di mano e per quattro anni non pubblicò alcuna opera.  
Aveva infatti pubblicato gran parte delle sue opere nei maggiori centri dell'editoria europea, ma a Campagna trovò difficoltà anche a reperire tipografi esperti e caratteri rari indispensabili alle sue edizioni.
Decise così di costruire egli stesso una stamperia, forse con maestranze fatte giungere dalla Germania, prima a Sant'Angelo Le Fratte e poi a Campagna e chiamò la sua tipografia "Arca Santa”.

Una delle numerose illustrazioni che impreziosiscono 
la "Metametrica" ¹ (Caramuel de Lobkowitz 1663)

Eremo di San Michele Arcngelo - Campagna
Si ricorda anche come innovatore nell'insegnamento.
Insegnava egli stesso, infatti, la grammatica e la matematica ai fanciulli di Campagna, come un maestro elementare, ingegnandosi anche di aggiornare il metodo di insegnamento e per facilitare lo studio compose per i piccoli studenti una grammatica con figure.
Spesso il Caramuel ricorreva alle illustrazioni didattiche, e a Venezia aveva fatto stampare delle curiose carte da gioco con le quali gli studenti potevano imparare a comporre versi giocando.
L'attenzione del Caramuel ai metodi di insegnamento fu costante tanto che nel "Physik-Ethikon" si chiede se sia meglio far imparare prima a scrivere o prima a leggere, preferendo prima fare scrivere.
Potremmo definirlo un antesignano di Fröbel, nato più di un secolo dopo.
Un Caramuel precursore del pensiero pedagogico di Friedrich Wilhelm August Fröbel e della sua realizzazione attraverso il gioco che segnerà, appunto un secolo dopo, una svolta innovativa nel panorama culturale dell'epoca, costituendo uno dei pilastri della pedagogia moderna.


Caramuel de Lobkowitz "Mathesis biceps vetus et nova" 
Campagna di Salerno 1670. Frontespizio

Del periodo a Campagna sono le pubblicazioni "Mathesis biceps, vetus et nova" del 1670, dove espose i principi generali della rappresentazione dei numeri usando una base diversa da 10, che si inserisce nel quadro della ricerca che infine porterà al calcolo binario.
Egli aveva utilizzato un’aritmetica a due soli simboli ed era solito rappresentare i numeri attraverso le lettere dell’alfabeto “a” e “b”.
Sarà poi Leibniz sia ad usare le cifre “0” e “1” per la codifica dei numeri, che a descrivere le principali regole aritmetiche che soggiacciono alla matematica binaria.
Nel 1703, per sostenere tale sistema di numerazione egli scrisse:

"Invece della progressione di dieci in dieci, impiego da molti anni la progressione più semplice di tutte, che va di due in due, ritenendo che sia perfettamente adeguata alla scienza dei numeri. Utilizzo solo due caratteri, “0” e “1” e poi, quando sono arrivato a due, ricomincio" (Leibeniz)

L'aritmetica binaria venne però ben presto dimenticata e riscoperta solo nel 1847 grazie al matematico inglese George Boole che aprirà l'orizzonte alle grandi scuole di logica matematica del Novecento e soprattutto alla nascita del calcolatore elettronico.


J. Caramuel de Lobkowitz "Architectura Civil Recta y Obliqua"
Vigevano 1678. Parte IV, Lamina XXIII 
Pianta di un porticato ellittico


Il Campanile barocco della Cattedrale di Santa Maria della Pace,
Campagna
Altri contributi in Matematica di Caramuel riguardano un metodo per la trisezione degli angoli e un proprio sistema di logaritmi. 
Studiò un sistema per determinare la longitudine sulla base della posizione della luna e fu uno dei campioni del probabilismo, sistema di teologia morale che poi fu adottato dalla Compagnia di Gesù (cfr. Carlo Antonio Casnedi ).
Fu infatti un esponente di spicco del probabilismo e le sue opinioni morali permissive furono criticate da Pascal in "Lettere provinciali" e si guadagnò, da Sant'Alfonso de' Liquori , il titolo di "Principe dei lassisti".
Contemporaneamente il suo lavoro matematico incentrato sulla combinatoria ne fa  uno dei primi scrittori di probabilità, anche con la ripubblicazione di un lavoro di Huygens "Sui dadi e le spiegazioni utili".
Un probabilismo siffatto Caramuel lo applica pertanto all’agire umano così come all’organizzazione del pensiero, alle relazioni politiche, così come ai sistemi culturali, all’astronomia del tempo, stretta tra osservazioni galileiane e condanne cardinalizie, così come alla musica, arte quadriviale e insieme attenta alle esigenze dei pratici come alla prassi musicale.
Caramuel, grande esponente del probabilismo essenzialmente teologico, visse comunque in un periodo in cui si incominciava a voler parlare di probabilità in termini rigorosi.
Daniele Sabaino offre un'interessante sintesi delle definizioni formali della Probabilità, codificate da Caramuel nella sezione dedicata ai fondamenti speculativi della probabilità in "Fundamentum XI. De Opinionum Probabilitate", che qui non annovero, nel suo libro "Un’altra modernità Juan Caramuel Lobkowitz (1606-1682):enciclopedia e probabilismo" al paragrafo "Un tardo manoscritto di Caramuel sulla teoria dell'opinione probabile" lasciando alla curiosità del lettore la ricerca e la lettura a questo link (da pag. 229) 

E sono proprio del periodo in cui Caramuel visse e intrecciò rapporti e frequentazioni a livello europeo, i primi approcci alla teoria della probabilità che si potrebbero definire le pietre miliari nella storia della Teoria della Probabilità.


Dopo le prime idee espresse e pubblicate in epoca precedente da Luca Pacioli (1494 - Pacioli - Summa - Stampata la prima questione sulla probabilità) e da Cardano (1550 - Cardano - Liber de ludo aleae) sono infatti del 1654 gli scambi epistolari tra Pascal e Fermat, nei quali vennero fondati e dimostrati i principi basilari della Teoria della Probabilità e del 1657 il primo libro a stampa sulla probabilità ("De ratiociniis in ludo aleaebasato" sul lavoro di Pascal e Fermat) di Huygens.
Seguirà quindi nel 1662 "Osservazioni sui conti della mortalità" un testo di Graunt, sulla probabilità per gli affari delle assicurazioni che rappresenterà anche l'inizio della statistica matematica.

Vigevano, pianta della Cattedrale con la facciata curvilinea
progettata da J. Caramuel de Lobkowitz

Il 1°settembre 1673 Caramuel fu trasferito, con decreto del re di Spagna, cui per successione spettava la nomina dei vescovi di Vigevano, col titolo di arcivescovo, e arrivò nella sede vigevanese il 4 novembre, ricco di esperienza e preceduto da fama di dotto. 
Qui ebbe modo di dedicarsi, in ambiente più favorevole alle sue spiccate attitudini, ai vari studi e progetti nati dalla sua sempre fertilissima capacità inventiva anche se, sicuramente, viene ricordato a Vigevano soprattutto per l'ideazione della facciata della Cattedrale antistante la famosa piazza Ducale.
La competenza in architettura già l'aveva dimostrata nelle modifiche apportate ai monasteri cistercensi, nell'edificare le fortezze militari di Germania e d'Ungheria e la sua opera era stata richiesta dallo stesso Alessandro VII per la fontana di piazza San Pietro, che doveva essere simmetrica a quella già costruita sotto il pontificato di Paolo V.
Va ricordata una curiosità legata a quest'opera di Piazza San Pietro, cioè il fatto che Caramuel criticasse aspramente proprio il progetto del Bernini del Colonnato della Piazza.
Comunque il suo studio per la soluzione del problema della facciata della Cattedrale, connesso a quello più generale dell'inquadramento seicentesco della piazza Ducale, non fu certo casuale od imprvvisato, e, anche se l'intuizione può ben dirsi geniale, va rilevato quanto il valore culturale ed architettonico della soluzione precorra tutte le scoperte e la trattazione settecentesca dell' urbanistica barocca.

Copertina del libro dedicato a J. Caramuel de Lobkowitz
 con la Facciata della chiesa di Sant’Ambrogio a Vigevano.
 Ma non è questa la sede per trattare dettagliatamente di questa e altre opere architettoniche che la mente portentosa di Caramuel progettò, come ricordano le parole di Moreri, nel suo "Dizionario", che, scrivendo di Caramuel dice: 

"Ideò un'opera sull'architettura del gran tempio di Salomone, di tanta profondità, che se Dio lasciasse perire tutte quante le scienze nell'universo, il solo libro di Caramuel sarebbe sufficiente a farle tutte rinascere".

Chiamato "Magnus" dai contemporanei, Caramuel fu veramente un uomo straordinario, il cui ingegno portentoso e versatile gli permise di riuscire in tutti i settori dello scibile.
Conoscitore di ben ventiquattro lingue, poliglotta-poligrafo, lasciò una produzione bibliografica talmente copiosa e svariata da sbalordire. 
Diede alle stampe oltre ottanta opere, alcune di diversi tomi e in successive edizioni, altre quaranta rimasero inedite e altre ancora le stampò col nome di amici e con pseudonimi. 
Non vanno tralasciati altri contributi, proprio di questo periodo vigevanese: inventò una lingua universale a segni (alcuni suoi manoscritti sono tutt'oggi non decifrabili ed intelligibili a motivo dei segni grafici usati), escogitò una nuova terminologia per la fìlosofia e la teologia, costruì degli automi (robot), indagò sulla ricerca del moto perpetuo, affrontò e risolse le più ardite questioni teologico/dogmatico/probabilistiche con la squadra ed il compasso.
Fu attivo e lucido fino alla fine dei suoi giorni e, quando la vista non gli permise più nemmeno di leggere e scrivere, ricorse, e solo allora, all'opera di amanuensi, dettando contemporaneamente a più di uno e su diversi argomenti, fino al vespro del 7 settembre 1682 quando spirò, colpito da apoplessia. Aveva settantasei anni, e il 10 successivo fu sepolto proprio in quel Duomo che mirabilmente aveva progettato.

Facciata della Cattedrale di Santa Mria della Pace
Campagna

Cattedrale di Santa Maria della Pace, costruita in piena peste del 600, su due antiche Chiese
si impinro medievale, ubicate sulla sponda desra del fiume Tenza (la Chiesa dei Morti
e di Santa Maria del Soccorso-1200)


Cattedrale di Campagna - Visione notturna


Note

¹ La "Metametrica" di Juan Caramuel Lobkowitz del 1663 costituisce non solo il più clamoroso documento di poesia figurata in Italia, ma anche la fonte più ricca di notizie sui poeti iconici italiani. Il termine di metametrica è stato introdotto da Caramuel, per indicare che la sua metrica supera quella tradizionale: la metametrica è infatti un’ “arte che, fondata sulla matematica, deve identificare schemi prosodici e ritmi astratti, i quali, una volta rivestiti di parole, possono moltiplicarsi in una quantità enorme di versi concreti

Fonti

From the book
Juan Caramuel: Probabilismo ed Enciclopedia di Dino Pastine - Feltrinelli
Juan Caramuel Lobkowitz (1606-1682): enciclopedia e probabilismo a cura di Daniele Sabaino e Paolo C. Pissavino - Edizioni ETS
From website
http://www-groups.dcs.st-and.ac.uk/~history/Biographies/Caramuel.html
https://www.academia.edu/2353870/Kabbalah_and_Conversion_Caramuel_and_Ciantes_on_Kabbalah_as_a_Means_for_the_Conversion_of_the_Jews
https://www.academia.edu/6492360/Ramificazioni_dell_encyclopaedia_Caramuel_Kircher_e_l_ars_combinatoria_nella_composizione_musicale
From the pictures
https://www.academia.edu/12399345/A._De_Rosa_GLI_OBLIQUI_SENTIERI_DELL_ILLUSIONE_ARCHITETTONICA_in_G._DAcunto_A._De_Rosa_2002_._La_vertigine_dello_sguardo._Tre_saggi_sulla_Rappresentazione_Anamorfica._pp._227-259_284-291_VENEZIA_Ed._Cafoscarina_ISBN_9788888613314


sabato 11 febbraio 2017

'A Chiena - "Chiena" Project - Progetto “Chiena” - Storicizzazione tra passato e futuro

Aggiornamento in progress
'A Chiena - "Chiena" Project  - Progetto “Chiena” in progress - Storicizzazione (il passato che guarda al futuro)

Prefazione
Parlando dell'idea progetuale, del suo autore e del contesto in cui nacque, in quel post terremoto del 1980, si propone uno stralcio del testo scritto in catalogo, come uno dei curatori della " 'A Chiena a Campagna - Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea", teorico ed esperto studioso di arte, letteratura, fotografia, cinema, teatro, prof. Rino Mele (Cattedra dello Spettacolo all'Università di Salerno):

..."Fu D'Amboriso a presentarmi a Roma, nei pressi del teatro dell'Opera, un suo conterraneo, un altro taciturno impregnato d'umido umore, che sfida con tanta innocenza la burocrazia politica da sembrare uno di quei santi improbabili, San Bernardino, Sant'Ilario, San Mansueto, che fioriscono colombe d'acqua tra le mani e che saprebbero uscire dai tormenti con la semplicità di un bambino o di un funanbolo. Il campagnese incontrato a Roma era un artista, fotografo, e, infine più tardi, dedito a difficili regie: il civico museo archivio di Campagna nascerà dalla sua testardaggine. Angelo Riviello dopo aver fatto gruppo intorno a sé, insieme ad Antonio Corsaro, Vito D'Ambrosio ed altri amici, ha disegnato uno spazio simbolico dentro cui a Campagna ci si riconosce, ci si scambia il possesso dell'identità, il nome, il suono della voce e del dialetto. Un spazio tracciato sulle radici di un convento (quello domenicano di San Bartolomeo) dove Giordano Bruno studiò, soffrì, scrisse, e cominciò ad avvampare. Una città senza uscite, Campagna, come rappresentata alla fine di uno scacco in cui, il re traspare da un'acqua inutilmente violentata come quella del Tenza: ragazzi allegri vi giocano, gli artisti tentano disegni cifrati, ma Campagna resta lì, nascosta a se stessa, con la faccia velata e inconosciuta...". 
Rino Mele
Salerno, 1985


La prima foto storica, utilizzata come simbolo, che ha dato come immagine, 
origine alla trasformaione della Chiena in Spettacolo e Opera d'Arte, per
 istituire la Rassegna dell'Acqua - Foto di Angelo Riviello, con l'assistenza 
di Gelsomino Fezza, 1982

Bozzetto plastico di Angelo Riviello -"Fontana della Chiena",1982

La storia...Le storie...Fare memoria...Tra la “Transavanguardia”, i “Nuovi Nuovi” , “Magico Primario” , la “Pittura Colta” e "Astrazione Povera", tra “Anacronismo”, “Ipermanierismo”, “Nuova Maniera Italiana” e "La Linea analitica dell'Arte Moderna", e tra grandi mostre post sisma 80 (in Irpinia), come “Terrae Motus” (luogo: Villa Pignatelli-Ercolano-Napoli)... Una piccola pagina da scrivere, su una situazione del 1985, post sisma (Irpinia), che si ribellava alla "ricostruzione con la ruspa selvaggia", e alla facile speculazione edilizia nella cancellazione dei segni, pronosticando in quel contesto, un futuro, con il "Progetto Chiena" (luogo: Campagna-Salerno)...Una sorta di "Aquae Motus"  a 17 anni di distanza dalla grande Kermesse del 1968, che consacrò l'Arte Povera agli Antichi Arsenali di Amalfi.
 
ProgettoChiena-Acqua”(e la Storia del luogo)

Introduzione
Non siamo "storici", ma quì si sta raccontando una storia di 30 anni fa e passa (messa sempre più a fuoco in modo oggettivo, dopo le prime bozze, in qualità, prima di ideatore, poi di coordinatore artistico responsabile, e uno dei curatori) con artisti protagonisti e alcune personalità del mondo dell'arte e della cultura, come documentata da un voluminoso libro/catalogo (in lingua italiana e inglese, stampato dalla Tipografia Boccia di Salerno nel 1987, una delle eccellenze campane della carta stampata), e dai tanti articoli pubblicati sui quotidiani accreditati, periodici e riviste culturali. Una storia, un progetto (a cui hanno aderito centinaia di artisti da ogni parte del mondo, dopo il primo nucleo storico del 1985, da un'idea progettuale individuale e sperimentale del 1982, alla messa a fuoco collettiva del "Progetto Chiena" 85, in progress, con centinaia di adesioni nel tempo di artisti di ogni parte d'Italia e del mondo, fino ai giorni nostri), che ancora vive nell'oblio e nelle omissioni di certe associazioni locali a statuto nazionale (in primis la Pro Loco, associazione no profit, dal 1995/96 ad oggi, che in assenza dell'ideatore, ri-trasferitosi momentaneamente a Milano, per motivi di lavoro, e approfittando di una "crisi" interna all'Associazione Giordano Bruno, si trova a gestire da oltre 20 anni la Chiena, un'idea progettuale che non gli appartiene), le quali invece di portare avanti una politica culturale, al di sopra delle parti, nella concertazione e cooperazione, a favore del territorio, informare i media, e soprattutto i cittadini tutti, di una nazione che si chiama Italia, e poi il resto del mondo, che si connettono al loro sito, arrecando non pochi danni morali e materiali alle persone e alla comunità tutta, scopiazzano i nostri testi (vecchi di 30 anni, dal libro storico, e recenti dal blog di Utopia), o slogan dalle prime cartoline artistiche, manifesti (d'autore firmati, con forografie firmate, nella grafica e donati alla Comunità)  e stampati vari, senza mai citare la fonte. Citano tanti nomi, che nulla hanno a che fare con tale storia, tranne i reali fautori di detto progetto. Almeno uno solo. Niente di tutto questo. In attesa (sempre fiduciosi) di un ritorno alla ragione, soprattutto da parte di detta associazione, del reparto burocratico – amministrativo del Consiglio Direttivoe (dal 2003) di una decisione istituzionale, con una scelta politica seria e autorevole, da parte dell'Ente locale. Solo gli artisti, altri addetti ai lavori, e la gente accorta, libera da ogni pregiudizio, e/o interesse particolare (di tipo politico-partitocratico), l’hanno riconosciuta, e la riconoscono nel presente, una volta venuti a conoscenza. Attendiamo riscontri esterni, da altri competenti di arte contemporanea, come i "sei personaggi pirandelliani in  cerca d'autore"...Nel nostro caso, a parte i critici e gli storici dell'arte contemporanea a cui dare un'informazione, su una storia, nel contesto artistico nazionale, di quegli anni 80, ne basta uno: un Direttore/Editore d'arte. Al tempo stesso, una volta riportate alla luce tutte le opere realizzate (già in fase di allestimento, dopo un minimale restauro), soprattutto in quell'anno, proporre una grande esposizione (unitamente al materiale documentario, cartaceo e in video) a un Museo d'Arte Contemporanea (pensando, tra gli altri, al PAN di Napoli, quello a noi più vicino).

n.b. Questa storia, dall'evento originale denominato "Chiena", alla situazione artistica di quegli anni post sisma, che con il recupero e la salvaguardia, con un'idea progettuale ben precisa, ai fini di un uso diverso, traformandolo da nettezza urbana a opera d'arte (la chiave di lettura), avrebbe tutti i presupposti per essere riconosciuto come "Bene Culturale Immateriale" e rientrare a far parte del Patrimonio dell'Unesco" (come già il Sindaco Monaco aveva proposto nel 2015, ma per arrivare a tale proposta, bisogna prima organizzare, come minimo un Convegno, nel ricostruire una storia, su tale evento, prima e dopo il terremoto del 1980, dalle antiche origini imprecisate, ad oggi). Una proposta che partendo dal basso, come Associazione Giordano Bruno, coadiuvata dall'Associazione Utopia, possa coinvolgere nella concertazione di una proposta, in primis il Comune di Campagna, e poi la Provincia di Salerno, e la Regione Campania, Italia Nostra e l'Università di Salerno (Cattedra dello Spettacolo - Lettere e Filosofia a indirizzo Storico-Artistico, e Antropologia Culturale).

Note sulla "Chiena" (1) e sull'Associazione "Giordano Bruno" (2):

1) Si tratta di un evento tradizionale che negli ultimi anni di utilizzo (per tutti gli anni 60 e sporadicamente fino agli inizi degli anni 70), serviva solo ed esclusivamente a pulire e a lavare la Piazza Guerriero (la piazza principale della città) e il Corso Umberto 1° (il salotto-passeggiata dei campagnesi), andato in disuso negli anni 70, con il rischio di una sua scomparsa definitiva dopo il terremoto del 23-11-80, su cui si gettarono le basi future, con un'idea progettuale innovativa (senza tradire la tradizione), per far girare l'intera economia di una città colpita duramente dalla terribile scossa sismica, che preannunciava uno spopolamento graduale del centro storico, soprattutto nelle conseguenze, che provocò in tutto il cratere, circa tremila morti, e danni ingenti al patrimonio storico-artistico-religioso, nello sconnvolgimento di un'intera cultura etno-antropologica irripetibile.

2) Si tratta dell'associazione storica, fondata nel 1988, che fino al 1994, a seguito del "Progetto" del 1982/1985, organizzò la "Rassegna Internazionale dell'Acqua - La Chiena". In detta situazione, confluì il gruppo dei promotori "Amici del Museo e della Chiena". Un gruppo, che poi per contrasti interni, malintesi,  mancanza di fondi, di competenza specifica, in assenza dell'ideatore (trasferitosi a Milano per motivi di lavoro), e di un delegato in sito, bravo nel relazionarsi con le Istituzioni, la consegnò nelle mani della Pro Loco, tra il 1995 e il 1996, spogliandola di ogni significato, riducendola senz'anima, con quella capacità tipica di certe Pro Loco (gestite in gran parte da dilettanti volenterosi, anche bravi, ma senza nessuna competenza, con la tendenza di trasformare tutto in "sagra paesana"). Infatti a prevalere in questi ultimi vent'anni e passa (dal 1995 ad oggi), come "spettacolo", è stata la sola "secchiata" (una sorta di "gavettone goliardico" tra i partecipanti del luogo e del territorio regionale, pensata insieme all'arte dagli stessi artisti nella situazione del 1985, che da sola, è rimasta priva di qualsiasi spessore culturale, storico-artistico e antropologico, noiosa e ripetitiva, su cui ricostruire un futuro legato alle forti potenzialità di  un'economia turistica. Per questo, in una Città/Territorio, segnato da un'emigrazioone secolare continua (un'emorragia senza fine, come in tanti paesi e paeselli dell'entroterra, dimenticati, caratterizzati da un gradule abbandono), che aveva visto molte famiglie e giovani andar via dal paese (agli inizi del 900 verso le Americhe, e dagli anni 60 con il boom economico, al Nord Italia e in Europa, divisi tra la Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra e Germania) solo la Cultura con i suoi mezzi espressivi più efficaci, e la Storia del luogo, poteva ridare qualità al territorio, con la speranza di un futuro migliore, e far si che i giovani restassero a volgere attività nel campo turistico. da cui potevano scaturire tante opportunità di lavoro. Invece chi doveva dialogare con dette istanze, dall'alto delle Istituzioni (il Sindaco del Comune di Campagna), ha prefrito assentarsi, scegliendo addirittura il boicottaggio, come scelta perversa, dopo le ridicole "accuse".
N.B. Particolare questo, messo in evidenza, nel passaggio successivo del testo, parlando del 1992 e della proposta di un Ente Atonomo.

Inoltre, ai fini di una corretta informazione storica, nel 1992, detta associazione aprendosi alla cittadinanza tutta, con la collaborazione della Pro Loco, in accordo con l'Assessore alla Cultura del Comune di Campagna (l'artista-pittore Nino Aiello), propose sull'esempio di Giffoni Valle Piana, con il "Festival del Cinema per Ragazzi", oggi "Giffoni Film Festival"), un Ente Autonomo denominato "Rassegna dell'Acqua - La Chiena". Il Sindaco, per motivi stranamente "politici", "accusando" con tono spregevole, una marea di liberi cittadini accorti, di ogni ceto sociale e credo politico ideologico (tra cui anche qualche leader dell'opposizione, e personaggi noti, che nella maggioranza, nulla avevavano a che fare con  la militanza nei vari partiti), e presenti nella Sala d'Attesa del Palazzo Municipale, di essere dei "comunisti" (quando poi paradossalmente, con il PCI, il suo partito, si alleava), pose un veto inappellabile, a parer nostro ingiustificato e assurdo, come se si stesse per organizzare un golpe sul Comune. Da allora, tutto è stato affidato all'improvvisazione, vedendo così crescere negli anni la città di Giffoni Valle Piana, con il "suo" Cinema, a discapito della nostra città, con un suo progetto originale e coinvolgente (unico nel mondo dell'Arte), sul tema dell'ACQUA e la Storia del Luogo, condiviso da moltissimi cittadini e da un mondo della Cultura e dell'Arte della vicina Università di Salerno. Morale della favola? La costituzione di tale Ente , fu negato dal sindaco di allora, per motivi politici (al quale, tra le altre cose, stava a cuore lo sviluppo della frazione Quadrivio), con la gioia di qualcuno, che dall'opposizione (irrazionalmente, con motivazioni strane e misteriose), ambiva al suo stesso potere, che per ironia della sorte, non ebbe mai, facendo morire così, dopo due anni, "Sansone con tutti i filistei").

Si spera sempre, testardi come sono i cittadini promotori dell'idea progettuale condivisa, e convinti che questa possa essere la strada maestra, che finalmente un Sindaco, prendendo a cuore le sorti della propria città che amministra, decida di chiamare a raccolta i suoi cittadini, per istituire (finalmente) un Ente Autonomo (o una Fondazione), anche se con 25 anni di ritardo, rispetto alla prima proposta, fatta al Comune di Campagna, e con oltre 40 anni di ritardo rispetto a Giffoni Valle Piana, su cui accentrare e far girare l'intera economia turistica della Città/Territorio, con i suoi monumenti, la sua storia e le sue tradizioni. 

I soci fondatori: Corsaro Antonio, Riviello Angelo, D'Ambrosio Vito, Fezza Gelsomino, Velella Mario, D'Agostino Vito,Valente Antonino, De Angelis Giovanbattista, Gibboni Angelo, Polisciano Maria Rosaria, Cerrone Liberata, Ruggia Liliana, Bignardi Ruggiero. Notaio Angela Gammaldi, in Campagna, Via Quadrivio - Palazzo Clemente, in data 12 gennaio 1988 (segue in ultima pagina, la copia nel n. di sei, dell'atto costitutivo, con timbro e firma, in data 16 febbraio, 1988, registrato a Eboli, il 20 febbraio 1988).

P.S.: Dati i vari tentativi nel tempo, di scimmiottare la Chiena (scaturita in loco, in un contesto storico-artistico nazionale di quegli anni 80), ai fini di una RINASCITA della Città di Campagna, attraverso tale evento, oggi come non mai, i suddetti soci (e tra essi, l'ideatore progettuale) sfidano chiunque a spettacolarizzare la Chiena senza commettere plagio. Senza nulla togliere alla qualità di certi grandi registi, scenografi, attori, teorici dell'arte, e dello spettacolo in senso lato, oltre che ai grandi direttori artistici dei nostri Musei,Teatri nazionali, e di altri Festival in auge (non solo in Italia). 
Progetto "Chiena":
'A Chiena, trasformata in Opera d'Arte e Spettacolo-Storicizzazione fase 1
(A.R.M. 
Angelo Riviello Moscato


Il primo Manifesto (che ha dato il via al "Progetto Chiena" 
da un'idea progettuale di Angelo Riviello) del 2° esperimento (fallito) del 1983
 con un teatro di strada, a cura del mimo Vincenzo Altieri e gli "Amici del Teatro" 
dopo il 1° esperimento, del 1982 riuscito in pieno), con musica classica di G. Rossini e G. Malher),
 a cura di Gelsomino Fezza, Vito D'Ambrosio e Bruno D'Agostino -
 "Amici del Museo" (confluiti poi nell'Associazione 
"Giordano Bruno"-1988) - sez. coord. artistico 

La Fontana della Chiena di Angelo Riviello, 1982/1994
Opera pubblicata su invito, a titolo gratuito, in “Art Diary Italia”, anno 1996,
 in “Campania, Salerno altri) - Flas Art Books -
Giancarlo Politi Eitore, Milano, 1996

La Fontana della Chiena di Angelo Riviello, 1982/1994
durante la "Chiena", con la deviazione delle acque del fiume Tenza
(foto di Santino Campagna)

Bozzetto per una locandina-tesseramento al Civico Museo Campagna,
1988/89, a cura del Coordinamentro artistico - Design Angelo Riviello

Pompeo Ganelli - La prima foto storica della "secchiata",del 1985 
(voluta fortemente dagli artisti, come immagine,per un manifesto successivo
impaginato da A. Riviello)

La più bella di tutte. Un capolavoro in assoluto,
simbolo di quella Chiena storica del 1985, 
trasformata in
"opera d'arte e spettacolo"  con il coinvolgimento del pubblico


                              
 Anna Malapelle - "Verso la libertà" - Installazioneal Museo,
1a ediz. ufficiale della Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena a Campagna
Kermesse nazionale d'Arte Contemporanea, 1985

Antonio Porcelli - Laboratorio al Museo - 1985

Alfonso Filieri - "La Colonna d'acqua" - Azione nell'acqua, 1985
con Vito D'Agostino ("Amici del Museo" e nel 1988, uno dei fondatori
dell'Associazione Giordano Bruno)

Alfonso Filieri - "La Colonna d'acqua" - Installazione, 1985

Angelo Riviello - "Le 500 barchette meno una del 1978" - 
Azione nell'acqua, 1985
(sullo sfondo Cinzia Piccininno, una cittadina attiva)

Angelo Riviello - "Le 500 barchette meno una del 1978" - 
Azione nell'acqua, 1985.
Grazie ai ragazzi e ragazze di San Bartolomeo e di Zappino,
coinvolti nella realizzazione delle barchette e dell'azione nell'acqua

Enrico Viggiano - Laboratorio-Performance-Azione nell'acqua
dal titolo "il naufragio", 
1985

Sergio Pavone, Antonio Porcelli e Beppe Schiavetta - 
Azione nell'acqua (gruppo dei genovesi), 1985, con Vito 
D'Ambrosio, Bruno D'Agostino (due dei componenti il gruppo 
"Amici del Museo"), e il sottoscritto. 
In questo tratto del Corso Umberto, dopo gli abbattimenti 
dell'intera insula, nel 1982, fu realizzato da un folto gruppo di volontari
(coordinati dagli "Amici del Museo" e dall'ideatore), un cordolo
di cemento armato, sullo stesso perimetro dell'intero caseggiato,
per non far perdere le acque duramte la prima deviazione sperimentale
della Chiena recuperata, per trasformarla in Opera d'Arte e Spettacolo.


Gisella Meo,- Installazione sull'acqua, 1985

Vito Sersale - "Ho disegnato in una linea il cielo" -
Labotaorio-Azione nell'acqua, 1985

Vincenzo Epifani - Labotaorio-Azione, 1985


Teatro il Candeliere, 1985, nella regia di Paolo Lista


Foto Souvenir di alcuni artisti
 (prevalentemente genovesi e napoletani), 1985

Copertina del Catalogo (documento storico fondamentale sul "nuovo corso della Chiena"
)impaginato da A. Riviello, 1987, da una foto dello 
stesso Riviello e G. Fezza, rielaborata graficamente da G.D'Ambrosio, con 
il logo del Civico Museo disegnato sempre da A.Riviello (nel ridisegno
minimale, di un elemento decorativo a bassorilievo, preso dal campanile
della cattedrale, scomparso dopo l'ultimo presunto restauro)

Pagina interna del Catalogo, 1987


Il testo a pag 3 (scritto da A. Riviello) del Libro/Catalogo
 'A Chiena-Kermesse Naz d'Arte Contemporanea, 
che la Pro Loco scrive quasi ogni anno, senza mai citare la fonte...

Francesco Bonazzi - "Dipingere con l'acqua nell'acqua" -
Azione, 1985

Alba Savoi, - Laboratorio-Installazione, 1985

Gaetano Nicola Cuccaro-laboratorio, 1985

Arcangelo Moles-Acqua della Chiena imbottigliata-numerata 
e firmata da 1 a 7- Ediz.Rassegna 1992

Antonio Pierro - il Buon Diavolo -  
Ediz. 'A Chiena Rassegna dell'Acua, 1987 -
Ambiente Come Scultura - Laboratorio in sito



Alexander Buchberger, 1987 -
Ambiente come Scultura - a cura di Massimo Bignardi (attuale
direttore del FRAC Museum di Baronissi) -
Coord. Artistico di Angelo Riviello - Ediz. Chiena , 1987 -
p,s, Un altro grande appuntamento mancato che richiamava
un turismo colto e intelligente, che avrebbe fatto solo bene alla nostra città.

Giulia Piscitelli- Pasquale Cassandro & Lorenzo Scotto Di Luzio
"La Sposa"- Ediz. Rassegna1992

Raffaella Formenti (artista) e Gino Scannapieco (ipovedente)
Azione-laboratorio nell'acqua (part. 1) - Ediz. Rassegna 1993

Raffaella Formenti (artista) e Gino Scannapieco (ipovedente)
Azione-laboratorio nell'acqua (part. 2) - Ediz. Rassegna 1993

Raffaella Formenti "La Torre dei Sospiri"
Laboratorio  al Museo - Ediz. Rassegna 1993


Ediz. 'A Chiena Rassegna-1993-
Katzuoshi Kamio-Laboratorio di pittura
con il coinvolgimento del pubblico-
(Foto di Raffaella Formenti)

Giovanni and Renata StraDa-Da Ravenna-
"il Naufrago"-Ediz. Rassegna 1994

Gerardo Cosenza - Azione nell'acqua, 
Ediz. Rassegna,1994

Gerardo Cosenza - Azione con i ragazzi nell'acqua, 
Ediz. Rassegna,1994

Fulgor C. Silvi, Performance "The War",
Ediz. Rassegna, 1993

Durante una delle cene serali, con gli artisti ospiti, 
alcuni soci dell'Associazione "Giordano Bruno"
e abitanti di San Bartolomeo. Da sinistra, Peter Fraefel 
pittore e scultore), Tonino Valente (tecnico delle acque, con la giacca), 
Angelo Riviello (artista-curatore-coordinatore artistico)
 e altri - Ediz. Rassegna, 1992

Manifesto 2006 - Rassegna Internazionale dell'Acqua / La Chiena-
Le Porte dell'arte-Le Porte dell'acqua
(L'Arca di Noè - Azione nell'acqua di Giovanni e Renata Strada, 2006
con Peter Fraefel, e alcuni bambini figli di Dante De Chiara, uno dei fotografi 
del gruppo ex "Amici del Museo e della Chiena")

Peter Frafel - "il Pesce-Lupo" - Ediz. Rassegna dell'Acqua -
'A Chiena, 2006


 Dario Carmentano - "La Zattera"- Ediz. Rassegna dell'Acqua -
 'A Chiena, 2006

Calogero Barba- Installazione - "Semi cecando Giordano Bruno"-
 Ediz. Rassegna dell'Acqua . 'A Chiena, 2006


Irina Danilova - Performance "il Volo"-
Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena - Ediz.  2007

Manifesto Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena
Ediz. 2008

Giorgio Scotti - Installazione nel fiume Tenza - 
a cura del Gruppo Manifesto Brut, coordinato da Rinbo Telaro - 
ediz. A Chiena Campagna Art Festival-Rassegna dell'Acqua,, 2015


Locandina fronte//retro - La Storia siamo noi-2010

Locandina fronte//retro - La storia siamo noi, 2010

Progetto “Acqua-Chiena
Progetto "Chiena"-‘A Chiena, recuperata, salvaguardata, e restituita alla comunità, nel 1982 e nel 1985 trasformata in opera d'arte e spettacolo-Storicizzazione fase 1
La Chiena degli anni 80, dopo varie fasi sperimentali, tra il 1982 (nella sezione musicale a cura di Gelsomino Fezza,Vito D'Ambrosio e Bruno D'Agostino, con il coordinamento artistico di Angelo Riviello), 1983 (con la collaborazione di Antonio Caponigro e Vincenzo Altieri, nella sezione teatro di strada), e il 1984 (arte visiva), sfociata nella grande Rassegna dell’Acqua, dal 31 luglio al 31 agosto del 1985, è stato il più grande atto estetico-poetico-rivoluzionario e spettacolare che l'Arte di quegli anni 80 (in pieno post modernismo), abbia potuto partorire in Italia, nel sociale di una città colpita dal terremoto in Irpinia, del 23/11/1980, nell’invenzione di altri luoghi, lontani dalle metropoli, dopo aver visto la nascita di grandi movimenti come la “Transavanguardia” di Achille Bonito Oliva, i “Nuovi Nuovi” di Renato Barilli, “Magico Primario” di Flavio Caroli, la “Pittura Colta” di Italo Mussa (definiti anche con termini di “Anacronismo” di Maurizio Calvesi, “Ipermanierismo” di Italo Tomassoni, e “Nuova Maniera Italiana” di Giuseppe Gatt), l'"Astrazione Povera" di Filiberto Menna (che si differenziava da tutti gli altri movimenti del Post-moderno, contrapponendosi in manera netta, con una linea minimale, al decorativismo) e a grandi mostre post sisma 80 (sempre in Irpinia), come “Terrae Motus” di Lucio Amelio, i quali puntavano ad incidere su un mercato fermo, stagnante, che fino ad allora, registrava una sorta di crisi, per un’arte performativa e concettuale, ripetitiva, lungo tutto l’arco degli anni 70, che andava superata dall’interno, attraverso gli stessi canali ufficiali, tra mercanti d’arte che investivano grosse cifre, grandi gallerie private, grandi riviste, grandi mostre e grandi Musei dei luoghi deputati dell’arte. 
Il "Progetto Chienadegli anni 80 (su idea progettuale di Angelo Riviello, artista interdisciplinare, voluta e organizzata dagli Amici del Museo-Ass. Giordano Bruno), tra l'ex Convento dei frati Domenicani di San Bartolomeo e le strade del centro storico di Campagna (SA)  dopo la grande Kermesse, nella consacrazione dell' "Arte Povera" 17 anni prima, agli Antichi Arsenali di Amalfi (ideata e teorizzata dal critico d'arte Germano Celant, contro la mercificazione dell'arte, voluta e organizzata da Marcello e Lia Rumma), è stato il più grande atto poetico-estetico-rivoluzionario e spettacolare che l'Arte di questi ultimi 30 anni, abbia potuto realizzare, ad uso e consumo di tutti, sul territorio nazionale (in terra campana, ed esattamente in provincia di Salerno), che fuori da ogni logica mercantile, attraverso il recupero, la salvaguardia, e un progetto innovativo di continuità, senza tradire la tradizione, come work in progress, di un'opera d'arte a più mani, ha saputo guardare al futuro, ridando speranza a tutta una comunità duramente colpita dal terremoto!
Quando si dice Campagna, si dice "CHIENA", e quando si dice Chiena, si dice "CAMPAGNA"...(la Civitas Campaniae) -

Grazie all’idea progettuale di Angelo Riviello (artista interdisciplinare, con i suoi studi in Scenografia, effettuati all'Accademia di Belle Arti di Roma, natio di Campagna, che ai tempi viveva e lavorava tra la città di Milano, Roma, Positano, Salerno, conosciuto e stimato nell'ambiente artistico di dette città, e la sua cittadina, dopo vari soggiorni tra Zurigo, Copenaghen e altre città europee, che dall'interno viveva certi umori legati all'arte del momento, riservata ad un'elite, prima che si conoscesse pubblicamente) condivisa da Gelsomino D’Ambrosio (graphic-designer di caratura nazionale ed europea, art director, con Pino Grimaldi, di Segno Associati di Salerno, che abbinava il termine "Acqua" alla "Chiena", diplomato in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli) da Vito Maggio (laureato in lingue, scrittore imprevedibile, natio anche lui di Campagna, che si muoveva tra la sua città, con soggiorni a Parigi e Tunisi), da musicisti come Vito D’Ambrosio e Gelsomino Fezza (del Conservatorio di Salerno), coadiuvati da Bruno D'Agostino (appassionato di musica e ricercatore), da Antonio Corsaro e Dante De Chiara (appassionati di fotografia), da Vito D'Agostino e Mario Velella (docenti nella Scuola Pubblica) e con la consulenza critica e teorica, di personalità del mondo dell’arte e della cultura in generale , come Rino Mele, Enzo Di Grazia, Alan Frenkiel, ebbe origine il “Progetto Chiena”, dove ognuno (videomaker, sound-performer, pittori, scultori, fotografi, antropologi, teorici dell’arte, scrittori e curatori hanno interagito tra loro, in un ambiente ricco di storia, di tradizioni e di vegetazione, dove l’acqua è l’elemento principe, fin dall’anno mille, anno dell’ultimo insediamento della Civitas, con  l'edificazione intorno all'anno 1.050, del Castello Aragonese, sul Colle Girolo, detto  "Girone")

Ecco, ora una riflessione a più voci, nella collettività, operava con una propria poetica e una libera ricerca individuale, in una situazione a metà strada tra un’autogestione e un movimento artistico spontaneo, nato dal basso (che per certi aspetti, nella filosofia, ricordava vagamente la Land Art e l’Arte Povera degli anni 70, ma soprattutto rientrava nelle esperienze di un’Arte Pubblica, che si ribellava da un lato alla "ricostruzione selvaggia" e alla facile "speculazione edilizia", e dall'altro alla "mercificazione" dell'arte in quel preciso momento storico, pronosticando un futuro, ai fini di un progetto collettivo (tra il “costruito e il “non-costruito”) nel tessuto sociale e culturale, architettonico e urbanistico della città, per un’opera d’arte a più mani, ad uso e consumo di tutti i cittadini di ogni età, per coinvolgerli direttamente e gioiosamente nell’operazione, che attraverso il recupero, la salvaguardia, e un progetto innovativo di continuità, senza tradire la tradizione, di una Cultura Colta e popolare, come work in progress per una “Rassegna Internazionale dell’Acqua-' A Chiena Campagna Art Festival” (interdisciplinare e multimediale), ha ridato speranza a tutta una comunità duramente colpita dal tragico terremoto del 23 novembre 1980. Si trattò di una risposta ai grandi movimenti in auge di quegli anni 80? Tra una sovrabbondanza di segni, di colori, di materia, di espressioni, impostata sul "pieno", e di un'astrazione, le cui forme acquisivano un valore per se stesse, impostata sul "vuoto"? E' probabile. Fatto sta, che molti "addetti ai lavori", andavano incontro al mercato, mentre tanti altri (coraggiosamente o con incoscienza?) rifuggivano dalla "mercificazione", preferendo dialogare in un contesto di una realtà sociale sconvolta dal sisma, facendo "resuscitare" con l'arte un'antica tradizione.
Una similitudine in quegli anni, la si può ritrovare nel gruppo di artisti "milanesi", che per ostacolare la ruspa selvaggia, da parte del Comune di Milano, occuparono l'ex fabbrica abbandonata della "Brown Boveri" (Quartiere Isola-Via Confalonieri/Via Gaetano De Castillia), del 1984, dei quali alcuni di quegli artisti (un giovane Stefano Arienti, e altri), ce li siamo ritrovati poi nel gruppo "Isola Art Center" post "Progetto Oreste" anni 90 (coordinati dall'artista belga Bert Theis, scomparso di recente, nel settemnbre del 2016), per difendere dallo sciacallaggio edilizio l'intero quartiere e la "Stecca Artigiani" (già luogo di cultura alternativa, prima che lui parlasse di un centro per l’arte e per un quartiere nel concetto, e nel programma propositivo), e riproporre l'uomo nel rapporto con il suo ambiente, sempre nelle stesse vie dello stesso quartiere di Milano, tra il 2003 e 2007, fino all'abbattimento di detto immobile (come lo fu anche per l'ex Boveri), per realizzare, a discapito dell'Arte, "la Città della moda" (l'unica vera industria di Milano).
Secondo un nostro modesto parere (ccome già accennato), sono stati due gli eventi artistici più importanti avvenuti nella provincia di Salerno, tra il 1968 e gli anni 80: la consacrazione, dopo l'anteprima di Genova alla Galleria Bertesca, dell' "Arte Povera", agli Antichi Arsenali di Amalfi, nel 1968, a cura di Germano Celant, voluta da Marcello e Lia Rumma, (scrivendo una pagina importante nella Storia dell'Arte Moderna e Contemporanea), e il "Progetto Chiena"- 'A Chiena a Campagna - Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea", (come da titolo del Libro/Catalogo, ediz. Boccia, Salerno, 1987) nella Città di Campagna, nel 1985, da un'idea progettuale di Angelo Riviello. Curatori: lo stesso Riviello, Enzo Di Grazia e Rino Mele, con la consulenza di Angelo Trimarco, e una licenza poetica come scrittori, di Alan Frenkiel (a inizio catalogo) e Vito Maggio (a chiusura catalogo).
Storia
La "Chiena", un evento di antica origine imprecisata, detta in dialetto campagnese ‘A Chiena (La Piena) con la deviazione di una parte delle acque del fiume Tenza, nel periodo estivo, serviva a pulire la Piazza principale della Città di Campagna (P.zza Melchiorre Guerriero), il Corso Umberto I° e tutte le strade e stradine adiacenti di quella consistente parte del centro storico (ridisegnata da Giulio Romano, in pieno Rinascimento), oltre che consentire ai negozianti, agli artigiani, e agli abitanti di quei luoghi bagnati dall’acqua, di pulire gli ingressi dei loro negozi, botteghe artigiane, e delle loro abitazioni. Era un onere da parte del Comune, mediante un’ordinanza con “Avviso alla Cittadinanza”, utilizzare questo antico e geniale sistema di pulizia, come “nettezza urbana” (incaricando, a volte anche un banditore, per informare i cittadini di tutti i rioni, invitandoli a non uscire di casa, perché potevano bagnarsi), e , anche perché su tale tratto di strada veniva attraversato dagli animali da soma (muli e asini, ma anche da cavalli). Una delibera comunale, del 1898 (secondo recenti ricerche storiche locali), attesta per la prima volta ufficialmente, tale uso, dopo aver restaurato il canale dell'acqua e la pavimentazione in pietra del Corso Umberto, senza per questo negare l'uso in precedenza nei secoli scorsi, di origine imprecisata. Anticamente, il canale della Chiena, nel periodo estivo, oltre che portare acqua per lavare le strade, per tutto l’anno, portava acqua anche e soprattutto ai mulini, ai pastifici e alle concerie ubicate sulle sponde del fiume, e fino agli anni 60/inizio 70, alla centrale idro-elettrica, ubicata sul luogo dove si incontrano le acque del Tenza e dell’altro fiume che si chiama Atri, riversandosi poi, come affluenti nel fiume Sele, che sfocia direttamente nel mare di Paestum (l’antica Pesto della Magna Grecia).
Una volta scomparsi i mulini, i pastifici e altre attività produttive, come le concerie, e quindi venendo meno un’economia importante di Campagna, a seguito dell’Unità d’Italia, e di un prestigio della città che veniva sempre meno, la Chiena è servita solo per rinfrescare le strade, tra il mese di luglio e agosto, e pulirle dallo sterco degli animali da soma, dopo il loro consueto passaggio di andata e ritorno nella campagna. Ma tutto questo è durato fino agli anni 60, con gli ultimi sussulti di una cultura contadina e artigiana, ancora in auge, anche se gradualmente, iniziava a dare i segni di una sua imminente scomparsa. Infatti dopo il boom economico, furono molti i nuclei familiari che emigrarono al Nord Italia e all’estero, accelerando così, con uno spopolamento quasi traumatico, tale fine, compreso una gran parte degli antichi mestieri artigiani. Tali conseguenze si ebbero anche sulla Chiena, che si fece fino alla fine degli anni 60/ inizi anni 70, dopo di che, andò in disuso. Archiviata. Dimenticata. Anzi, da una buona parte della Comunità campagnese, era considerato addirittura un ricordo da rimuovere, una sorta di “vergogna”, perché a molti cittadini, ricordava una insopportabile povertà vissuta, anche se con grande dignità, prima e dopo la seconda guerra mondiale, lungo tutto l’arco degli anni 50 e 60.

Il 1° Approccio Istituzionale
La prima volta che se ne parlò ufficialmente, è stato a seguito di un invito da parte dell’Amministrazione Comunale, rivolto a tutte le associazioni della Città/Terrtorio, tra cui gli “Amici del Museo”, per organizzare “L’Estate Campagnese” dell’anno 1982.
L’incontro , tra il coordinatore artistico (l’ideatore Riviello), e l’Assessore, avvenne nel container,  prima del mese di agosto del 1982 , dove il Riviello, propose il recupero della Chiena (con in testa l’idea di spettacolarizzarla con i vari linguaggi artistici, dall'arte contemporanea, al Teatro, alla Danza , alla Musica, ecc., già ampiamente discussa all’interno del gruppo dei promotori ),  tra le perplessità del buon prof. D’Orazio Corinto, Assessore alla Pubblica  Istruzione, il  quale, preoccupato (perché evidentemente gli ricordava i tempi tristi del dopo guerra, tra gli anni 50 e 60, dove erano costretti, come Comune povero, a lavare il Corso principale della città, con le acque del Tenza, soprattutto dopo il passaggio delle bestie da soma), parlò di non adeguatezza di tale recupero per allietare le giornate estive dei campagnesi e soprattutto degli emigranti che ogni estate rientravano (e rientrano) nella loro città natia. Il Riviello,  sicuro della bontà del “progetto”, lo convinse dicendo di non preoccuparsi, e che dato la mancanza di contributi (come dallo stesso Assessore annuciato),  a costo zero, gli servivano, a lui e a tutti gli “Amici del Museo”, un tecnico delle acque, per la deviazione del fiume, e due operatori ecologici, capaci di otturare i tombini e le famose “pietre bucate”della città, con la tradizionale felce, erba selvatica indicata, che aveva sempre svolto egregiamente tale scopo, per non disperdere le acque deviate del fiume Tenza. 
All’incontro erano presenti casualmente, due altri cittadini campagnesi, i grandi Pompeo Poggioli e  Luigi Nigro (per gli amici Gigino), come cittadini e come soci fondatori in rappresentanza del "Circolo PescatoriTenza", che ai tempi organizzavano, con Aldo Mirra e gli altri soci, la bellissima "Sagra della trota", parlando così di acqua, per la salvaguardia e la valorizzazione dei due fiumi del cenro storico,Tenza e Atri, i quali a sentire la parola “Chiena”, esultarono di gioia, nel ricordarsi di tale evento dimenticato, e si dissero subito disponibili per una collaborazione. E così fu. Mentre la Pro Loco, a parte, fuori dalle acque, organizzava, i soliti giochi ludici (molto divertenti), come la corsa nei sacchi, tornei di scopone e briscola, e altri intrattenimenti, fini a se stessi, senza nessun disegno futuro, da garantire alla Città di Campagna, soprattutto dopo quella tragica scossa di terremoto di due anni prima, che non pochi danni causò (tra gli altri innumerevoli comuni del cratere) a tutta la Comunità

 Operazione
Dal momento in cui non c’erano più mulini, pastifici e concerie. Non passavano più muli, asini e cavalli, le strade erano più pulite, la Chiena poteva anche scomparire. E così fu. Per oltre un decennio, e per quasi tutto l’arco degli anni 70, la Chiena passò letteralmente nel dimenticatoio.
Fu il tragico terremoto del 23/11/1980, a farla ricordare ad un artista (Angelo Riviello), natio del luogo, che lavorava sulla “Memoria & Identità”, soggiornando tra la città di Milano, Roma e Campagna, con varie mostre all’attivo, nelle istituzioni pubbliche e private, in quegli anni, tra la città lombarda (1976/1977), Salerno (1978/1981) e Roma (1979-1981/82) . Il rischio di veder scomparire il canale della Chiena era grande, data la tendenza perversa, nella cosiddetta “ricostruzione” (con la ruspa selvaggia e cemento armato, per nuove e possibili viabilità e collegamenti) a coprire o a far scomparire, tratti dei fiumi Tenza e Atri, che attraversavano il centro storico, come già in altri punti della città era avvenuto, come in Via Molinari con il corso d'acqua, ponticello e lavatoio pubblico, scomparsi nel nulla, e in Via Trinità, dove addirittura c'era un altro lavatoio con tettoia a coppi (come uno tra i pochi conservati in Italia, a Milano sui Navigli), dove le donne del quartiere erano solite andare a fare il bucato. Eliminati inesorabilmente, malgrado il terremoto non li avesse nemmeno sfiorati.
All’alba del 1982, dopo un andirivieni da “cittadino terremotato”, tra l’Italia, Milano e la Svizzera (ospite di amici e parenti), ne parlò con alcuni cittadini "intellettuali" del luogo e della vicina Salerno, e così partì in sordina il “Progetto Chiena” (unitamente al progetto di una Fontana, ridisegnando all’insegna dell’acqua del Tenza, quel luogo deputato che dopo gli abbattimenti degli anni 60, giaceva nell’abbandono) iniziando prima con il recupero nella memoria, dell’evento, per poi vincolarlo nella salvaguardia, con l’aiuto di Italia Nostra di Salerno, e infine con l’adesione e la partecipazione degli artisti, trasformarlo in un’opera d’arte a più mani, si perché, la Ricostruzione post sisma, per tale idea progettuale, andava fatta, certo, ma attraverso la salvaguardia ambientale, la Cultura e l’Arte del Presente, nel far rinascere un antico evento "dimenticato", per rivalorizzarlo, renderlo universale, e restituirlo alla Comunità, destinandolo ad un uso diverso, per una grande festa spettacolarizzata, nel coinvolgimento del pubblico, ridando in questo modo anche un valore morale, materiale e culturale, nella salvaguardia ambientale e paesaggistica di quel luogo storico, in quel tratto del fiume Tenza, con la "Maccarunera" (un mulino e pastificio, così denominato, nella derivazione della parola "maccheroni") e il canale storico della Chiena. Tutto l’opposto di ciò che avveniva fino agli anni 60, quando, immediatamente dopo l’ora di pranzo (generalmente con poche persone in strada) si invitavano per qualche ora, tutti i cittadini a restare a casa (soprattutto anziani), per evitare che si verificassero incidenti con bagni d’acqua imprevisti, perché si “dovevano pulire e lavare” le strade nel pomeriggio, prima della consueta passeggiata serale. Alcuni restavano a casa, altri però trasgredivano, perché forte era la curiosità, e la voglia di divertirsi e di rinfrescarsi per sconfiggere il caldo estivo, e altri ancora capitavano casualmente, nel rientro a casa dalla campagna, o dalle località vicine. Quindi l'ordinanza amministrativa, del sindaco, non era uno spettacolo da propagandare all'esterno, ma un servizio di pulizia dovuto alla cittadinanza, e come dice il detto popolare "nel lavare i panni sporchi in famiglia".

Tre furono i momenti fondamentali nella trasformazione e programmazione dell'evento fluviale, da nettezza urbana a opera d'arte e spettacolo, nei tre giorni della settimana, venerdì, sabato e domenica: 1) il venerdì con la secchiata; 2) il sabato con perfirmances, musica, teatro, danza nell'acqua, con l'acqua, dentro e fuori dall'acqua, laboratori in sito, sia durante la Chiena, che nell'arco della serata, tra l'intero centro storico, con i suoi monumenti e palazzi nobiliari, ed ex botteghe artigiane, anche  nei luoghi ai margini, e l'ex convento dei Frati Domenicani, destinato a Museo della Memoria, di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea.
Situazione
A tale Progetto (dove era contemplato anche il recupero e la salvaguardia dell’ex Convento dei Frati Domenicani, di Giordano Bruno, per destinarlo, prima ad Archivio di Stato, per iniziativa dei cittadini volontari come Mario Velella, Vito Maggio, Vito e Bruno D'Agostino, Berardino Stabile, Ernesto Apicella, Ernesto Ciao, Pasquale Caponigro, Antonio Cerrone, Antonio Corsaro, Liberata Cerrone, Gelsomino D'Ambrosio, Dante De ChiaraVito D'AmbrosioGelsomino Fezza, Alessandra Mirra, Mara Remolino, e poi con Angelo Riviello (nel suo primo rientro da Milano e da Roma, che, vivendo, come artista, nei contatti con il mondo dell'arte contemporanea, propose la nascita di un Civico Museo di Etno-Antropologia e d’Arte Contemporanea, ritenedolo più pertinente ad una realtà sconvolta dal terremoto, sulla scia del comune di Gibellina nel Belice, e restituire così anche tale fabbrica conventuale alla Comunità), a cui si aggiunsero altri volontari, come Maria Rosaria Polisciano, Ruggiero Bignardi, Giovanbattista De Angelis, Angelo Gibboni, Antonino Valente, Liliana Ruggiadetti anche "Amici del Museo", nel supporto di una situazione di base fissa (Bruno D'Agostino, Vito D’Agostino e Mario Velella, a tutt'oggi impegnati come supporto permanente, e poi nella sezione fotografia, con Antonio Corsaro, Vito D’Ambrosio, Gelsomino Fezza, Angelo Riviello, e di altri cittadini volontari, come Pompeo Ganelli (il nostro grande maestro della fotografia, punto di rieferimento di molti giovani), e di altri cittadini, nelle varie mansioni, come Maurizio Ulino  (sezione storia locale e coordinamento biblioteca), Gennaro Falcone e sua moglie Gina,  i grandi Pompeo PoggioliGigino (Luigi) Nigro (già menzioanti, come cittadini e come soci fondatori in rappresentanza del "Circolo PescatoriTenza", che ai tempi organizzava la bellissima "Sagra della trota", parlando così di acqua, per la salvaguardia e la valorizzazione dei due fiumi Tenza e Atri), gli abitanti del quartiere di San Bartolomeo (sempre vicini, come Angelo Giordano e la moglie (il sacrestano della Chiesa del SS. Nome di Dio), Cosimo e Gelsomino Granito, Antonio Ruggia, Gelsomino Busillo, Maria Rosaria Ruggia, Marsiglia Ruggia, Filippo Caponigro, con le loro famiglie, e i ragazzi Cosimo e Carlo Perna, Manilo Granito, Massimo Scotese (che non pochi oggetti portarono al museo), le ragazze giovanissime, Anna Caponigro e Rosaria Di Novi, etc. anche dal vicino quartiere di Zappino, come Gino Scannapieco, il generoso Donato Rocco (con il suo Ape tre-ruote "volontario", sempre disponibile gratuitamente nel trasportare oggetti a San Bartolomeo da qualsiasi località del grande territorio di Campagna), Caterina Vinciguerra e il marito Antonio De Lucia (collaboratori in tutto, dalla pulizia agli allestimenti), ma anche da Casale Nuovo, come Rosaria e Liberata Ruggia (addetti alla guadiania-ingresso), i coniugi  Pasqualina Izzo e Calenda Antonino (che portarono alcuni oggetti d'uso quotidiano di terracotta, ormai introvabili), e amici artisti e intellettuali del luogo, e della vicina Salerno, teorici dell’Arte come Angelo Trimarco dell'Università di Salerno (presidente della "Fondazione Filiberto Menna"), Paolo Apolito, antropologo, critici d’arte come Massimo Bignardi e Antonio d’Avossa, architetti come Ruggiero Bignardi, dei Beni Culturali, come Alfonso Tafuri di Italia Nostra, Alfonso Sarno, Studio Segno di Visual Design (Segno Associati di Gelsomino D’Ambrosio e Pino Grimaldi), aderirono artisti e gruppi teatrali, invitati da ogni parte d’Italia, che occuparono letteralmente l’intero Convento dei Domenicani (senza porte e senza infissi alle finestre), abbandonato da anni e ne faranno, per un mese intero, luogo di ricerca e sperimentazione artistica, con un Laboratorio site specific, nell’uso dei diversi mezzi tecnico-espressivi, dalla pittura e scultura, alle installazioni, performances e video arte, alla musica, danza e teatro contemporaneo, sia nella sede del convento per destinarlo a futuro museo, che durante le deviazioni delle acque del fiume Tenza. Fu un’autentica rivoluzione estetico-poetica e comportamentale, di artisti che si divertirono come bambini.

Fu una Festa, unitamente al pubblico, in cui fu data la possibilità di esprimersi, agli artisti del territorio, a vecchi e genuini maestri locali, come Antonio Luongo, (fotografo e pittore, detto "Antoniuccio"), Armando Aiello (pittore, detto "Giotto"), Angelo Giordano,(scultore), Arturo Busillo (medico e pittore), e Giuseppe Busillo (scultore), e a chi, giovane e "ingenuo", voleva avvicinarsi al mondo dell'arte.

A conclusione fu realizzato un Libro/Catalogo bilingue (italiano/inglese), ad alta definizione, nelle edizioni del Civico Museo/Comune di Campagna, con testi (in ordine di pubblicazione) di Angelo Riviello, Rino Mele, Enzo Di Grazia, Alan Frenkiel, e (tra gli artisti, come scrittore) Vito Maggio, stampato dalla Tipografia Boccia di Salerno, una delle eccellenze campane della carta stampata, presentato in Provincia, nel Salone dei Marmi, nell'anno 1987, con la partecipazione dei seguenti relatori: Pasquale Mirra (sindaco di Campagna);Corinto D'Orazio (assessore alla P.I. del Comune di Campagna); Giuseppe Acone (Facoltà di Pedagogia-Università di Salerno); Marcello Caleo (docente di Filosofia); Antonio Bottiglieri (assessore alla Cultura della Provincia di Salerno e giornalista RAI 3 di Napoli); Andrea De Simone (consigliere provinciale del PC.I.). 
Di tale presentazione, si conserva una cassetta di registrazione, che molto presto sarà programmata come docu-audio, nel Museo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea del 2° piano dell'ex Convento dei Domenicani di San Bartolomeo, a disposizione dei visitatori, e di chi fa ricerca. 

P.S. In detta situazione, ci fu anche la nascita e la presenza, sulla scia di certi locali di Milano (come "Le Scimmie", "L'Operetta", "Il Banco") di un locale alternativo, chiamato "Le Maschere" (di Biagio Scannapieco e Tonino Valente, e poi solo con lo Scannapieco), che in quel contesto post terremoto del 1982, svolse per alcuni anni, un ruolo molto importante di socializzazione, fungendo da punto di riferimento di molti artisti (e soprattutto di ristorazione notturna per molti di loro invitati per il "Progetto Chiena - Rassegna dell'Acqua") , musicisti e semplici appassionati di arte visiva, musica , dal jazz, rock e blues al nuovo sound napoletano, per l'intero territorio campano, dai piccoli centri alle grandi città come Napoli, Salerno, Avellino. Il locale fungeva da richiamo anche per le  altre regioni vicine, come la Basilicata, il Basso Lazio, etc.. Tre anni più tardi ci fu anche un altro dei locali storici, chiamato "Marrakech", con discoteca all'aperto, sulla stessa scia de "Le Maschere" (di Gerardo Viglione, Giovanbattista De Angelis e Tonino Valente).

N.B. Queso progetto contemplava anche una sorta di "colonia artstica", dato il rischio di spopolamento del centro storico, a causa, si, del terremoto, ma anche e soprattutto per bisogno, in quel continuo emigrare di giovani e di intere famiglie, già dagli anni 60 in poi, in pieno boom economico, lungo tutti gli anni 70, verso il nord del paese e all'estero. I primi ad arrivare a comprare casa, furono un'artista irlandese (Angela Magrini Hart 'O Brian), che si stabilì definitivamente a Campagna, verso la fine degli anni 80, e una coppia di pittori svizzeri (Peter e Barbla Fraefel), che dal 1992 (l'anno di arrivo), alternano i soggiorni, tra Biel e Campagna. Questi primi, purtroppo, furono anche gli ultimi, e altri artisti, invece (ma anche alcuni scrittori e registi), soprattutto napoletani, avevano intenzione di passare i fine settimana nel centro storico di Campagna. Tutto si fermò, perché nel settembre del 1994, per motivi ancora "misteriosi" (forse anche caratteriali, certamente non dovuti al buon senso di una raionalità normale ed equilibrata), ci fu una grave spaccatura (già annunciata, nei comportamenti, palesi e di nascosto, a seguito (pare) del fallimento di una Cooperativa (la Minerva Templum, da cui scaturirono, certi fattori scatenanti, che compromisero gran parte del lavoro svolto fino ad allora), all'interno dell'associazione Giordano Bruno, e subentrò (accidentalmente? appositamenmte? non si sa), la gelosia? Forse la politica, e dove entra una "politica" di parte (di una sola parte), prima o poi, tutto tende a finire, soprattutto quando con un'alzata di mano (spinti da qualcuno che rappresentava solo se stesso, nelle sue "manipolazioni", e un suo gruppo politico), si espressero, non solo contro Angelo Riviello, che fin dal 1982, si era reso disponibile in loco, in base a una sua competenza e conoscenze, a dare un suo contributo progettuale, ma contro l'ambiente di un intero mondo artistico e culturale nazionale (tra Salerno, Roma, Milano, Napoli, e altre città italiane, dove era conosciuto, stimato e rispettato), con il quale faceva da tramite, per la sua città, in detta situazione. Infatti due anni dopo, l'evento "Chiena", fu consegnato (per incapacità?) nelle mani di una Pro Loco, totalmente estranea e incompetente, formata da dilettanti allo sbaraglio, Una strategia, a sentir parlare "chi" aveva avuto la brillante idea, e così aveva deciso, in modo arbitrario, nell'arrogarsi un diritto che non aveva, e forse, dimenticandosi di telefonare all'ex coordinatore artistico (trovandosi a Milano, per motivi di lavoro), che quell'idea progettuale aveva avuto, e che aveva studiato scenografia all'Accademia di Belle Arti di Roma. La scenografia è spettacolo, è teatro, cinema, pittura, scultura, musica, danza, è la sintesi di tutte le arti (a parte un lavoro sulla memoria, dal 1975), Basti guardare la realtà, da quell'anno 1994 in poi (95, 96 e 97) fino ad oggi. Si resiste. Quei pochi soci resistono, sembrando addirittura "pentiti", di quel grave errore, in attesa, di riavere una voce in capitolo, dopo il "massacro" morale e materiale a se stessi, allo scenografo-artista ideatore, della Chiena" spettacolarizzata che faceva da tramite con l'ambiente di un mondo artistico e culturale naionale, e a tutta una Comunità, soprattutto dopo il "disgelo", tra i soci superstiti della "Giordano Bruno", e l'ex coordinatore artistico responsabile, avvenuto, con non poche difficoltà nel 2017, con la mediazione del direttore del "Luogo della Memoria-Centro Studi G. Palatucci". 
La constatazione, più triste, è che, in quella gestione, presa con un'alzata di mano (1994), nella maggioranza più uno (con gente strana e ambigua, venuta anche da Eboli), non hanno creato nessun ricambio, anche per dare spazio ai giovani

Il nucleo storico degli Artisti che parteciparono al “Progetto Chiena- Rassegna dell’Acqua” del 1985

Artisti del territorio
Armando Aiello, Gino Aiello, Nino Aiello, Pasquale Anzalone, Arturo Busillo, Giuseppe Busillo, Liberato Capaccio, Felice Capaccio, Guido Carpentiere, Antonio Corsaro, Emilio D’Amato, Gelsomino D’Ambrosio, Vito D’Ambrosio, Giovanbattista De Angelis, Gelsomino Fezza, Giorgio Gallotta, Lucio Ganelli, Pompeo Ganelli, Daniele Gibboni, Angelo Giordano, Lino Juorio, Antonio Luongo, Vito Maggio, Olga Mirra, Pasquale Perruso, Angelo Riviello, Vittorio Scarpa, Maurizio Ulino.   

Artisti ospiti
Salvatore Anelli, Antonio Baglivo, Riccardo Bergamini, Elsa Boero, Francesco Bonazzi, Ilaria Bona, Lucia Buono, Giovanni Canton, Camillo Capolongo, Lorenzo Cleffi, Gaetano Nicola Cuccaro, Fausto De Marinis, Vincenzo Epifani, Maria Pia Fanna Roncoroni, Alfonso Filieri, Pina Fiori, Franco Flaccavento, Nicola Frangione, Giancarlo Gelsomino, Riziero Giunti, Rosa Greco, Pino Grimaldi, Pina Guida, Elisabetta Gut, Angela Hart O’Brien, Giovannastella Lanocita, Ruggero Maggi, Anna Malapelle, Patrizia Marchi, Mariano Mastrolonardo, Alessandro Mautone, Gisella Meo, Cristiana Moldi Ravenna, Emilio Morandi, Gutte Norrild, Giuseppe Onesti, Gerardo Palmieri, Sergio Pavone, Gloria Giovannetti Persiani, Vincenzo Pezzella, Antonella Pierno, Lisa Pintucci, Giuseppe Pipoli, Antonio Porcelli, Alba Savoi, Beppe Schiavetta, Vito Sersale, Rosario Vairo, Rosanna Veronesi, Enrico Viggiano, Donato Vitiello, Anna Zeppieri, Teatro Sperimentale “il Candeliere” di Paolo Lista, Cooperativa Teatro/Lavoro.

Comitato scientifico
Enzo Di Grazia (critico d'arte-Caserta-Pordenone - curatore), Rino Mele (cattedra dello Spettacolo-Università di Salerno - curatore), Alan Frenkiel (scrittore d'arte-Positano-Londra-New York, figlioccio della Beat Generation, manager del gruppo musicale "Napoli Centrale", che per prima inziò a far conoscere al mondo il "nuovo sound napoletano")

Consulenza scientifica
Angelo Trimarco (Storia della Critica d’Arte-Università di Salerno, Presidente della Fondazione Menna), Paolo Apolito (Antropologia Culturale-Salerno), Alfonso Tafuri (Beni Storici, Artistici , Architettonici e Ambientali-Italia Nostra di Salerno)

Coordinamento artistico
Angelo Riviello (artista-corso di Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Roma - curatore)

Sezione Fotografia
Gino Aiello, Antonio Corsaro, Dante De Chiara, Vito D’Ambrosio, Gelsomino Fezza, Pompeo Ganelli, Angelo Riviello


Tra i tanti Artisti che parteciparono negli anni 1987-88-89 / 1992-93 e 94, presenti anche fisicamente, si segnalano i seguenti:
Angelo Casciello, Annibale Oste, Elpidio Tramontano, Antonio Pierro, Ermanno Senatore, Eva Rachele Grassi, Marco Fioramanti, Giulia Piscitelli, Pasquale Cassandro, Lorenzo Scotto Di Luzio, Giovanni & Renata Strada, Peter & Barbla Fraefel, Raffaella Formenti, Francisco Cordoba, Sebastiano Fini, Massimo Liberti, Birgit Shola Starp, Arcangelo Moles, Gerardo Cosenza, Fulgor C. Silvi, Vera De Veroli, Mirella Monaco, Arturo Casanova, Alfonso Mangone, Emidio Mangone, Ferruccio Massimi, Argilla Teatri di Ivan Vincenzo Cozzi e Isabella Moroni.

Scrittori, critici d'arte, giornalisti e curatori che parteciparono negli anni 1987-1992/93 e 94
Massimo Bignardi nel 1987 (curatore della mostra nel centro storico “Ambiente come Scultura), Erminia Pellecchia, con l'ufficio stampa, Ciro Mnazolillo con la grafica dell'intera rassegna della terza edizione, Maurizio Vitiello e Mario Carrese, con un video documentario (sempre nell'anno 1987) di detta mostra-laboratorio), Aldo Elefante nel 1992 (artista e curatore di una mostra fotografica al museo di San Bartolomeo, di giovani artisti emergenti napoletani), Giuseppe Siano, e Vittoria Biasi (critici d'arte e curatori), Angela Noya (art promoter), Grazia Chiesa della rivista D'Ars di Milano, Franca Savarese delle Edizioni EurAsia di Roma.

In visita in quegli anni, al Museo di San Bartolomeo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea: Antonio A. Trotta (artista scultore tra i grandi protagonisti della Scultura Contemporanea italiana), Simona Barucco e Enzo Battarra (critici d'arte e curatori).

Altri artisti di caratura nazionale e internazionale, maestri riconosciuti, con cui eravamo in contatto (e con alcuni in rapporti di amicizia), sarebbero venuti nella nostra città, stimolati dall'elemento acqua nel "Progetto Chiena" in progress, per lasciare un loro segno nella Città centro storico, e Terriotiro di 135 km2. Da Salerno, per citarne alcuni, Pietro Lista, Carmine Limatola (Ableo), Ugo Marano, Franco Longo, Sergio Vecchio, E così da Napoli, Roma, Mlano e da altre città. Grandi artisti scultori come Hidetoshi Nagasawa, Luciano Fabro, Luigi Mainolfi, Paolo Icaro, Eliseo Mattiacci, Pino Spagnulo, lo stesso Antonio A. Trotta, Mauro Staccioli, e altri, come Mimmo Paladino, ma soprattutto Fabrizio Plessi, l'artista che con l'acqua dialoga da  una vita. Nel 1998 (se non fosse saltata la Rassegna, per motivi politici perversi, in cui prevalse un personalismo folle, irrazionale, e autolesionista), sarebbe venuta, come da accordi presi dopo vari incontri, anche Dadamaino, grazie all'amicizia con l'artista Vera De Veroli (cara amica,  compagna di strada, e madrina della Rassegna), che aveva accettato il nostro invito di venire a Campagna, per un residence d'artista, con una mostra-laboratorio, e dopo di lei sarebbero venuti tutti i protagonisti di quell'Arte Povera (citata in precedenza), che hanno fatto la storia dell'arte moderna di quegli anni 70, da Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, a Giulio Paolini, dopo la consacrazzione agli "Antichi Arsenali" di Amalfi, voluta da Marcello e Lia Rumma, nel 1968 (due giovani collezionisti salernitani, che guardavano lontano), creando così un cordone ombelicale con quel movimento, che da Amalfi, in Campania, e in provincia di Salerno, si propagò in tutto il mondo....A parte altri nomi, di grandi artisti come Anselm Kiefer, Kosuth, e tanti altri, tra italiani e stranieri...

FOTO DOCUMENTARIE DEL CANALE DELLA CHIENA E ALTRI CANALI UTILIZZATI COME LAVATOI PUBBLICI DIRETTAMENTE CON LE ACQUE DEL TENZA

Foto documentarie del canale della Chiena (salvato in tempo dalla ricostruzione selvaggia) e del corso d'acqua del Tenza, in via Molinari, che facevano anche da lavatoi pubblici.

Canale della Chiena, tra gli anni 60 e 70, che faceva anche 
da lavatoio pibblico, strappato appena in tempo alla ruspa 
selvaggia, nella ricostruzione post terremoto degli anni 80
grazie al "Progetto Chiena"

Canale del fiume Tenza, che faceva da secondo lavatoio 
pubblico, in via Molinari, in pieno centro storico, distrutto dalla ruspa selvaggia,
e coperto da cemento armato  e catrame, per farne una strada che porta a un parcheggio
ricavato dopo gli abbattimenti in quel sito di un'isola, quasi in mezzo 
al corso d'acqua del fiume della Chiena, dove era ubicata una bellssima falegnameria,
del maestro ebanista, fotografo e pittore Antonio Luongo-Fonte  "Le foto di Campagna
di Nin Red"

Lo stesso lavatoio di Via Molinari 
in una foto di Pompeo Ganelli
del 1961


Il banditore Gennaro (Jennare) che veniva incaricato 
dall'Amministrazione Comunale, di annunciare 
in tutti i quartieri di Campagna, la Chiena 
che con le sue acque, puliva le strade della città
(Foto di Maioriello Tonino, fine anni 60)


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