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'A Chiena - "Chiena" Project - Progetto “Chiena” in progress - Storicizzazione (il passato che guarda al futuro)
Prefazione
Parlando dell'idea progetuale, del suo autore e del contesto in cui nacque, in quel post terremoto del 1980, si propone uno stralcio del testo scritto in catalogo, come uno dei curatori della " 'A Chiena a Campagna - Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea", teorico ed esperto studioso di arte, letteratura, fotografia, cinema, teatro, prof. Rino Mele (Cattedra dello Spettacolo all'Università di Salerno):
..."Fu D'Amboriso a presentarmi a Roma, nei pressi del teatro dell'Opera, un suo conterraneo, un altro taciturno impregnato d'umido umore, che sfida con tanta innocenza la burocrazia politica da sembrare uno di quei santi improbabili, San Bernardino, Sant'Ilario, San Mansueto, che fioriscono colombe d'acqua tra le mani e che saprebbero uscire dai tormenti con la semplicità di un bambino o di un funanbolo. Il campagnese incontrato a Roma era un artista, fotografo, e, infine più tardi, dedito a difficili regie: il civico museo archivio di Campagna nascerà dalla sua testardaggine. Angelo Riviello dopo aver fatto gruppo intorno a sé, insieme ad Antonio Corsaro, Vito D'Ambrosio ed altri amici, ha disegnato uno spazio simbolico dentro cui a Campagna ci si riconosce, ci si scambia il possesso dell'identità, il nome, il suono della voce e del dialetto. Un spazio tracciato sulle radici di un convento (quello domenicano di San Bartolomeo) dove Giordano Bruno studiò, soffrì, scrisse, e cominciò ad avvampare. Una città senza uscite, Campagna, come rappresentata alla fine di uno scacco in cui, il re traspare da un'acqua inutilmente violentata come quella del Tenza: ragazzi allegri vi giocano, gli artisti tentano disegni cifrati, ma Campagna resta lì, nascosta a se stessa, con la faccia velata e inconosciuta...".
Rino Mele
Salerno, 1985
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La prima foto storica, utilizzata come simbolo, che ha dato come immagine, origine alla trasformaione della Chiena in Spettacolo e Opera d'Arte, per istituire la Rassegna dell'Acqua - Foto di Angelo Riviello, con l'assistenza di Gelsomino Fezza, 1982
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Bozzetto plastico di Angelo Riviello -"Fontana
della Chiena",1982
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La storia...Le storie...Fare memoria...Tra la “Transavanguardia”, i “Nuovi Nuovi” , “Magico Primario” , la “Pittura Colta” e "Astrazione Povera", tra “Anacronismo”, “Ipermanierismo”, “Nuova Maniera Italiana” e "La Linea analitica dell'Arte Moderna", e tra grandi mostre post sisma 80 (in Irpinia), come “Terrae Motus” (luogo: Villa Pignatelli-Ercolano-Napoli)... Una piccola pagina da scrivere, su una situazione del 1985, post sisma (Irpinia), che si ribellava alla "ricostruzione con la ruspa selvaggia", e alla facile speculazione edilizia nella cancellazione dei segni, pronosticando in quel contesto, un futuro, con il "Progetto Chiena" (luogo: Campagna-Salerno)...Una sorta di "Aquae Motus" a 17 anni di distanza dalla grande Kermesse del 1968, che consacrò l'Arte Povera agli Antichi Arsenali di Amalfi.
Progetto “Chiena-Acqua”(e la Storia del luogo)
Introduzione
Non siamo "storici", ma quì si sta raccontando una storia di 30 anni fa e passa (messa sempre più a fuoco in modo oggettivo, dopo le prime bozze, in qualità, prima di ideatore, poi di coordinatore artistico responsabile, e uno dei curatori) con artisti protagonisti e alcune personalità del mondo dell'arte e della cultura, come documentata da un voluminoso libro/catalogo (in lingua italiana e inglese, stampato dalla Tipografia Boccia di Salerno nel 1987, una delle eccellenze campane della carta stampata), e dai tanti articoli pubblicati sui quotidiani accreditati, periodici e riviste culturali. Una storia, un progetto (a cui hanno aderito centinaia di artisti da ogni parte del mondo, dopo il primo nucleo storico del 1985, da un'idea progettuale individuale e sperimentale del 1982, alla messa a fuoco collettiva del "Progetto Chiena" 85, in progress, con centinaia di adesioni nel tempo di artisti di ogni parte d'Italia e del mondo, fino ai giorni nostri), che ancora vive nell'oblio e nelle omissioni di certe associazioni locali a statuto nazionale (in primis la Pro Loco, associazione no profit, dal 1995/96 ad oggi, che in assenza dell'ideatore, ri-trasferitosi momentaneamente a Milano, per motivi di lavoro, e approfittando di una "crisi" interna all'Associazione Giordano Bruno, si trova a gestire da oltre 20 anni la Chiena, un'idea progettuale che non gli appartiene), le quali invece di portare avanti una politica culturale, al di sopra delle parti, nella concertazione e cooperazione, a favore del territorio, informare i media, e soprattutto i cittadini tutti, di una nazione che si chiama Italia, e poi il resto del mondo, che si connettono al loro sito, arrecando non pochi danni morali e materiali alle persone e alla comunità tutta, scopiazzano i nostri testi (vecchi di 30 anni, dal libro storico, e recenti dal blog di Utopia), o slogan dalle prime cartoline artistiche, manifesti (d'autore firmati, con forografie firmate, nella grafica e donati alla Comunità) e stampati vari, senza mai citare la fonte. Citano tanti nomi, che nulla hanno a che fare con tale storia, tranne i reali fautori di detto progetto. Almeno uno solo. Niente di tutto questo. In attesa (sempre fiduciosi) di un ritorno alla ragione, soprattutto da parte di detta associazione, del reparto burocratico –
amministrativo del Consiglio Direttivo, e (dal 2003) di una decisione istituzionale, con una scelta politica seria e autorevole, da parte dell'Ente locale. Solo gli artisti, altri addetti ai lavori, e la gente accorta, libera da ogni pregiudizio, e/o interesse particolare (di tipo politico-partitocratico), l’hanno riconosciuta, e la riconoscono nel presente, una volta venuti a conoscenza. Attendiamo riscontri esterni, da altri competenti di arte contemporanea, come i "sei personaggi pirandelliani in cerca d'autore"...Nel nostro caso, a parte i critici e gli storici dell'arte contemporanea a cui dare un'informazione, su una storia, nel contesto artistico nazionale, di quegli anni 80, ne basta uno: un Direttore/Editore d'arte. Al tempo stesso, una volta riportate alla luce tutte le opere realizzate (già in fase di allestimento, dopo un minimale restauro), soprattutto in quell'anno, proporre una grande esposizione (unitamente al materiale documentario, cartaceo e in video) a un Museo d'Arte Contemporanea (pensando, tra gli altri, al PAN di Napoli, quello a noi più vicino).
n.b. Questa storia, dall'evento originale denominato "Chiena", alla situazione artistica di quegli anni post sisma, che con il recupero e la salvaguardia, con un'idea progettuale ben precisa, ai fini di un uso diverso, traformandolo da nettezza urbana a opera d'arte (la chiave di lettura), avrebbe tutti i presupposti per essere riconosciuto come "Bene Culturale Immateriale" e rientrare a far parte del Patrimonio dell'Unesco" (come già il Sindaco Monaco aveva proposto nel 2015, ma per arrivare a tale proposta, bisogna prima organizzare, come minimo un Convegno, nel ricostruire una storia, su tale evento, prima e dopo il terremoto del 1980, dalle antiche origini imprecisate, ad oggi). Una proposta che partendo dal basso, come Associazione Giordano Bruno, coadiuvata dall'Associazione Utopia, possa coinvolgere nella concertazione di una proposta, in primis il Comune di Campagna, e poi la Provincia di Salerno, e la Regione Campania, Italia Nostra e l'Università di Salerno (Cattedra dello Spettacolo - Lettere e Filosofia a indirizzo Storico-Artistico, e Antropologia Culturale).
Note sulla "Chiena" (1) e sull'Associazione "Giordano Bruno" (2):
1) Si tratta di un evento tradizionale che negli ultimi anni di utilizzo (per tutti gli anni 60 e sporadicamente fino agli inizi degli anni 70), serviva solo ed esclusivamente a pulire e a lavare la Piazza Guerriero (la piazza principale della città) e il Corso Umberto 1° (il salotto-passeggiata dei campagnesi), andato in disuso negli anni 70, con il rischio di una sua scomparsa definitiva dopo il terremoto del 23-11-80, su cui si gettarono le basi future, con un'idea progettuale innovativa (senza tradire la tradizione), per far girare l'intera economia di una città colpita duramente dalla terribile scossa sismica, che preannunciava uno spopolamento graduale del centro storico, soprattutto nelle conseguenze, che provocò in tutto il cratere, circa tremila morti, e danni ingenti al patrimonio storico-artistico-religioso, nello sconnvolgimento di un'intera cultura etno-antropologica irripetibile.
2) Si tratta dell'associazione storica, fondata nel 1988, che fino al 1994, a seguito del "Progetto" del 1982/1985, organizzò la "Rassegna Internazionale dell'Acqua - La Chiena". In detta situazione, confluì il gruppo dei promotori "Amici del Museo e della Chiena". Un gruppo, che poi per contrasti interni, malintesi, mancanza di fondi, di competenza specifica, in assenza dell'ideatore (trasferitosi a Milano per motivi di lavoro), e di un delegato in sito, bravo nel relazionarsi con le Istituzioni, la consegnò nelle mani della Pro Loco, tra il 1995 e il 1996, spogliandola di ogni significato, riducendola senz'anima, con quella capacità tipica di certe Pro Loco (gestite in gran parte da dilettanti volenterosi, anche bravi, ma senza nessuna competenza, con la tendenza di trasformare tutto in "sagra paesana"). Infatti a prevalere in questi ultimi vent'anni e passa (dal 1995 ad oggi), come "spettacolo", è stata la sola "secchiata" (una sorta di "gavettone goliardico" tra i partecipanti del luogo e del territorio regionale, pensata insieme all'arte dagli stessi artisti nella situazione del 1985, che da sola, è rimasta priva di qualsiasi spessore culturale, storico-artistico e antropologico, noiosa e ripetitiva, su cui ricostruire un futuro legato alle forti potenzialità di un'economia turistica. Per questo, in una Città/Territorio, segnato da un'emigrazioone secolare continua (un'emorragia senza fine, come in tanti paesi e paeselli dell'entroterra, dimenticati, caratterizzati da un gradule abbandono), che aveva visto molte famiglie e giovani andar via dal paese (agli inizi del 900 verso le Americhe, e dagli anni 60 con il boom economico, al Nord Italia e in Europa, divisi tra la Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra e Germania) solo la Cultura con i suoi mezzi espressivi più efficaci, e la Storia del luogo, poteva ridare qualità al territorio, con la speranza di un futuro migliore, e far si che i giovani restassero a volgere attività nel campo turistico. da cui potevano scaturire tante opportunità di lavoro. Invece chi doveva dialogare con dette istanze, dall'alto delle Istituzioni (il Sindaco del Comune di Campagna), ha prefrito assentarsi, scegliendo addirittura il boicottaggio, come scelta perversa, dopo le ridicole "accuse".
N.B. Particolare questo, messo in evidenza, nel passaggio successivo del testo, parlando del 1992 e della proposta di un Ente Atonomo.
Inoltre, ai fini di una corretta informazione storica, nel 1992, detta associazione aprendosi alla cittadinanza tutta, con la collaborazione della Pro Loco, in accordo con l'Assessore alla Cultura del Comune di Campagna (l'artista-pittore Nino Aiello), propose sull'esempio di Giffoni Valle Piana, con il "Festival del Cinema per Ragazzi", oggi "Giffoni Film Festival"), un Ente Autonomo denominato "Rassegna dell'Acqua - La Chiena". Il Sindaco, per motivi stranamente "politici", "accusando" con tono spregevole, una marea di liberi cittadini accorti, di ogni ceto sociale e credo politico ideologico (tra cui anche qualche leader dell'opposizione, e personaggi noti, che nella maggioranza, nulla avevavano a che fare con la militanza nei vari partiti), e presenti nella Sala d'Attesa del Palazzo Municipale, di essere dei "comunisti" (quando poi paradossalmente, con il PCI, il suo partito, si alleava), pose un veto inappellabile, a parer nostro ingiustificato e assurdo, come se si stesse per organizzare un golpe sul Comune. Da allora, tutto è stato affidato all'improvvisazione, vedendo così crescere negli anni la città di Giffoni Valle Piana, con il "suo" Cinema, a discapito della nostra città, con un suo progetto originale e coinvolgente (unico nel mondo dell'Arte), sul tema dell'ACQUA e la Storia del Luogo, condiviso da moltissimi cittadini e da un mondo della Cultura e dell'Arte della vicina Università di Salerno. Morale della favola? La costituzione di tale Ente , fu negato dal sindaco di allora, per motivi politici (al quale, tra le altre cose, stava a cuore lo sviluppo della frazione Quadrivio), con la gioia di qualcuno, che dall'opposizione (irrazionalmente, con motivazioni strane e misteriose), ambiva al suo stesso potere, che per ironia della sorte, non ebbe mai, facendo morire così, dopo due anni, "Sansone con tutti i filistei").
Si spera sempre, testardi come sono i cittadini promotori dell'idea progettuale condivisa, e convinti che questa possa essere la strada maestra, che finalmente un Sindaco, prendendo a cuore le sorti della propria città che amministra, decida di chiamare a raccolta i suoi cittadini, per istituire (finalmente) un Ente Autonomo (o una Fondazione), anche se con 25 anni di ritardo, rispetto alla prima proposta, fatta al Comune di Campagna, e con oltre 40 anni di ritardo rispetto a Giffoni Valle Piana, su cui accentrare e far girare l'intera economia turistica della Città/Territorio, con i suoi monumenti, la sua storia e le sue tradizioni.
I soci fondatori: Corsaro Antonio, Riviello Angelo, D'Ambrosio Vito, Fezza Gelsomino, Velella Mario, D'Agostino Vito,Valente Antonino, De Angelis Giovanbattista, Gibboni Angelo, Polisciano Maria Rosaria, Cerrone Liberata, Ruggia Liliana, Bignardi Ruggiero. Notaio Angela Gammaldi, in Campagna, Via Quadrivio - Palazzo Clemente, in data 12 gennaio 1988 (segue in ultima pagina, la copia nel n. di sei, dell'atto costitutivo, con timbro e firma, in data 16 febbraio, 1988, registrato a Eboli, il 20 febbraio 1988).
P.S.: Dati i vari tentativi nel tempo, di scimmiottare la Chiena (scaturita in loco, in un contesto storico-artistico nazionale di quegli anni 80), ai fini di una RINASCITA della Città di Campagna, attraverso tale evento, oggi come non mai, i suddetti soci (e tra essi, l'ideatore progettuale) sfidano chiunque a spettacolarizzare la Chiena senza commettere plagio. Senza nulla togliere alla qualità di certi grandi registi, scenografi, attori, teorici dell'arte, e dello spettacolo in senso lato, oltre che ai grandi direttori artistici dei nostri Musei,Teatri nazionali, e di altri Festival in auge (non solo in Italia).
Progetto "Chiena":
'A Chiena, trasformata in Opera d'Arte e Spettacolo-Storicizzazione fase 1
(A.R.M.
Angelo Riviello Moscato)
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Il primo Manifesto (che ha dato il via al "Progetto Chiena" da un'idea progettuale di Angelo Riviello) del 2° esperimento (fallito) del 1983 con un teatro di strada, a cura del mimo Vincenzo Altieri e gli "Amici del Teatro" dopo il 1° esperimento, del 1982 riuscito in pieno), con musica classica di G. Rossini e G. Malher), a cura di Gelsomino Fezza, Vito D'Ambrosio e Bruno D'Agostino - "Amici del Museo" (confluiti poi nell'Associazione
"Giordano Bruno"-1988) - sez. coord. artistico
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La Fontana della Chiena di Angelo Riviello, 1982/1994 |
Opera pubblicata su invito, a titolo gratuito, in
“Art Diary Italia”, anno 1996,
in “Campania, Salerno altri”) - Flas Art Books -
Giancarlo Politi Eitore, Milano, 1996
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La Fontana della Chiena di Angelo Riviello, 1982/1994
durante la "Chiena", con la deviazione delle acque del fiume Tenza (foto di Santino Campagna)
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Bozzetto per una locandina-tesseramento al Civico Museo Campagna,
1988/89, a cura del Coordinamentro artistico - Design Angelo Riviello |
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Pompeo Ganelli - La prima foto storica della "secchiata",del 1985
(voluta fortemente dagli artisti, come immagine,per un manifesto successivo impaginato da A. Riviello)
La più bella di tutte. Un capolavoro in assoluto, simbolo di quella Chiena storica del 1985, trasformata in "opera d'arte e spettacolo" con il coinvolgimento del pubblico
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Anna Malapelle - "Verso la libertà" - Installazioneal Museo, 1a ediz. ufficiale della Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena a Campagna Kermesse nazionale d'Arte Contemporanea, 1985 |
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Antonio Porcelli - Laboratorio al Museo - 1985 |
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Alfonso Filieri - "La Colonna d'acqua" - Azione nell'acqua, 1985
con Vito D'Agostino ("Amici del Museo" e nel 1988, uno dei fondatori
dell'Associazione Giordano Bruno) |
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Alfonso Filieri - "La Colonna d'acqua" - Installazione, 1985 |
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Angelo Riviello - "Le 500 barchette meno una del 1978" -
Azione nell'acqua, 1985
(sullo sfondo Cinzia Piccininno, una cittadina attiva) |
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Angelo Riviello - "Le 500 barchette meno una del 1978" -
Azione nell'acqua, 1985.
Grazie ai ragazzi e ragazze di San Bartolomeo e di Zappino,
coinvolti nella realizzazione delle barchette e dell'azione nell'acqua |
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Enrico Viggiano - Laboratorio-Performance-Azione nell'acqua dal titolo "il naufragio", 1985 |
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Sergio Pavone, Antonio Porcelli e Beppe Schiavetta - Azione nell'acqua (gruppo dei genovesi), 1985, con Vito
D'Ambrosio, Bruno D'Agostino (due dei componenti il gruppo
"Amici del Museo"), e il sottoscritto. In questo tratto del Corso Umberto, dopo gli abbattimenti dell'intera insula, nel 1982, fu realizzato da un folto gruppo di volontari (coordinati dagli "Amici del Museo" e dall'ideatore), un cordolo di cemento armato, sullo stesso perimetro dell'intero caseggiato, per non far perdere le acque duramte la prima deviazione sperimentale della Chiena recuperata, per trasformarla in Opera d'Arte e Spettacolo.
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Gisella Meo,- Installazione sull'acqua, 1985 |
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Vito Sersale - "Ho disegnato in una linea il cielo" - Labotaorio-Azione nell'acqua, 1985 |
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Vincenzo Epifani - Labotaorio-Azione, 1985 |
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Teatro il Candeliere, 1985, nella regia di Paolo Lista |
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Foto Souvenir di alcuni artisti (prevalentemente genovesi e napoletani), 1985 |
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Copertina del Catalogo (documento storico fondamentale sul "nuovo corso della Chiena" )impaginato da A. Riviello, 1987, da una foto dello
stesso Riviello e G. Fezza, rielaborata graficamente da G.D'Ambrosio, con
il logo del Civico Museo disegnato sempre da A.Riviello (nel ridisegno
minimale, di un elemento decorativo a bassorilievo, preso dal campanile
della cattedrale, scomparso dopo l'ultimo presunto restauro)
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Pagina interna del Catalogo, 1987 |
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Il testo a pag 3 (scritto da A. Riviello) del Libro/Catalogo
'A Chiena-Kermesse Naz d'Arte Contemporanea,
che la Pro Loco scrive quasi ogni anno, senza mai citare la fonte...
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Francesco Bonazzi - "Dipingere con l'acqua nell'acqua" - Azione, 1985
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Alba Savoi, - Laboratorio-Installazione, 1985 |
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Gaetano Nicola Cuccaro-laboratorio, 1985 |
Arcangelo Moles-Acqua della Chiena imbottigliata-numerata
e firmata da 1 a 7- Ediz.Rassegna 1992
Antonio Pierro - il Buon Diavolo -
Ediz. 'A Chiena Rassegna dell'Acua, 1987 -
Ambiente Come Scultura - Laboratorio in sito
Alexander Buchberger, 1987 -
Ambiente come Scultura - a cura di Massimo Bignardi (attuale
direttore del FRAC Museum di Baronissi) -
Coord. Artistico di Angelo Riviello - Ediz. Chiena , 1987 -
p,s, Un altro grande appuntamento mancato che richiamava
un turismo colto e intelligente, che avrebbe fatto solo bene alla nostra città.
Giulia Piscitelli- Pasquale Cassandro & Lorenzo Scotto Di Luzio
"La Sposa"- Ediz. Rassegna1992
Raffaella Formenti (artista) e Gino Scannapieco (ipovedente)
Azione-laboratorio nell'acqua (part. 1) - Ediz. Rassegna 1993
Raffaella Formenti (artista) e Gino Scannapieco (ipovedente)
Azione-laboratorio nell'acqua (part. 2) - Ediz. Rassegna 1993
Raffaella Formenti "La Torre dei Sospiri"
Laboratorio al Museo - Ediz. Rassegna 1993
Ediz. 'A Chiena Rassegna-1993-
Katzuoshi Kamio-Laboratorio di pittura
con il coinvolgimento del pubblico-
(Foto di Raffaella Formenti)
Giovanni and Renata StraDa-Da Ravenna-
"il Naufrago"-Ediz. Rassegna 1994
Gerardo Cosenza - Azione nell'acqua,
Ediz. Rassegna,1994
Gerardo Cosenza - Azione con i ragazzi nell'acqua,
Ediz. Rassegna,1994
Fulgor C. Silvi, Performance "The War",
Ediz. Rassegna, 1993
Durante una delle cene serali, con gli artisti ospiti,
alcuni soci dell'Associazione "Giordano Bruno"
e abitanti di San Bartolomeo. Da sinistra, Peter Fraefel
pittore e scultore), Tonino Valente (tecnico delle acque, con la giacca),
Angelo Riviello (artista-curatore-coordinatore artistico)
e altri - Ediz. Rassegna, 1992
Manifesto 2006 - Rassegna Internazionale dell'Acqua / La Chiena-
Le Porte dell'arte-Le Porte dell'acqua
(L'Arca di Noè - Azione nell'acqua di Giovanni e Renata Strada, 2006
con Peter Fraefel, e alcuni bambini figli di Dante De Chiara, uno dei fotografi
del gruppo ex "Amici del Museo e della Chiena")
Peter Frafel - "il Pesce-Lupo" - Ediz. Rassegna dell'Acqua -
'A Chiena, 2006
Dario Carmentano - "La Zattera"- Ediz. Rassegna dell'Acqua -
'A Chiena, 2006
Calogero Barba- Installazione - "Semi cecando Giordano Bruno"-
Ediz. Rassegna dell'Acqua . 'A Chiena, 2006
Irina Danilova - Performance "il Volo"-
Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena - Ediz. 2007
Manifesto Rassegna dell'Acqua - 'A Chiena
Ediz. 2008
Giorgio Scotti - Installazione nel fiume Tenza -
a cura del Gruppo Manifesto Brut, coordinato da Rinbo Telaro -
ediz. A Chiena Campagna Art Festival-Rassegna dell'Acqua,, 2015
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Locandina fronte//retro - La Storia siamo noi-2010 |
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Locandina fronte//retro - La storia siamo noi, 2010 |
Progetto "Chiena"-‘A Chiena, recuperata, salvaguardata, e restituita alla comunità, nel 1982 e nel 1985
trasformata in opera d'arte e spettacolo-Storicizzazione fase 1
La Chiena degli anni 80, dopo varie
fasi sperimentali, tra il 1982 (nella sezione musicale a cura di Gelsomino Fezza,Vito D'Ambrosio e Bruno D'Agostino, con il coordinamento artistico di Angelo Riviello), 1983 (con la collaborazione di Antonio Caponigro e Vincenzo Altieri, nella sezione teatro di strada), e il 1984 (arte visiva), sfociata nella grande Rassegna
dell’Acqua, dal 31 luglio al 31 agosto del 1985, è stato il più grande atto
estetico-poetico-rivoluzionario e spettacolare che l'Arte di quegli anni 80 (in
pieno post modernismo), abbia potuto partorire in Italia, nel sociale di una
città colpita dal terremoto in Irpinia, del 23/11/1980, nell’invenzione di
altri luoghi, lontani dalle metropoli, dopo aver visto la nascita di grandi movimenti come la “Transavanguardia” di Achille
Bonito Oliva, i “Nuovi Nuovi”
di Renato Barilli, “Magico Primario”
di Flavio Caroli, la “Pittura Colta” di Italo Mussa (definiti anche con
termini di “Anacronismo” di
Maurizio Calvesi, “Ipermanierismo”
di Italo Tomassoni, e “Nuova Maniera
Italiana” di Giuseppe Gatt), l'"Astrazione Povera" di Filiberto Menna (che si differenziava da tutti gli altri movimenti del Post-moderno, contrapponendosi in manera netta, con una linea minimale, al decorativismo) e a grandi mostre post sisma 80 (sempre in
Irpinia), come “Terrae Motus”
di Lucio Amelio, i quali puntavano ad incidere su un mercato fermo, stagnante,
che fino ad allora, registrava una sorta di crisi, per un’arte performativa e
concettuale, ripetitiva, lungo tutto l’arco degli anni 70, che andava superata
dall’interno, attraverso gli stessi canali ufficiali, tra mercanti d’arte che
investivano grosse cifre, grandi gallerie private, grandi riviste, grandi
mostre e grandi Musei dei luoghi deputati dell’arte.
Il "Progetto Chiena" degli anni 80 (su idea progettuale di Angelo Riviello, artista interdisciplinare, voluta e organizzata dagli Amici del Museo-Ass. Giordano Bruno), tra l'ex Convento dei frati Domenicani di San Bartolomeo e le strade del centro storico di Campagna (SA) dopo la grande Kermesse, nella consacrazione dell' "Arte Povera" 17 anni prima, agli Antichi Arsenali di Amalfi (ideata e teorizzata dal critico d'arte Germano Celant, contro la mercificazione dell'arte, voluta e organizzata da Marcello e Lia Rumma), è stato il più grande atto poetico-estetico-rivoluzionario e spettacolare che l'Arte di questi ultimi 30 anni, abbia potuto realizzare, ad uso e consumo di tutti, sul territorio nazionale (in terra campana, ed esattamente in provincia di Salerno), che fuori da ogni logica mercantile, attraverso il recupero, la salvaguardia, e un progetto innovativo di continuità, senza tradire la tradizione, come work in progress, di un'opera d'arte a più mani, ha saputo guardare al futuro, ridando speranza a tutta una comunità duramente colpita dal terremoto!
Quando si dice Campagna, si dice "CHIENA", e quando si dice Chiena, si dice "CAMPAGNA"...(la Civitas Campaniae) -
Grazie all’idea progettuale di Angelo Riviello (artista interdisciplinare, con i suoi studi in Scenografia, effettuati all'Accademia di Belle Arti di Roma,
natio di Campagna, che ai tempi viveva e lavorava tra la città di
Milano, Roma, Positano, Salerno, conosciuto e stimato nell'ambiente artistico di dette città, e la sua cittadina,
dopo vari soggiorni tra Zurigo,
Copenaghen e altre città europee, che dall'interno viveva certi umori legati
all'arte del momento, riservata ad un'elite, prima che si conoscesse pubblicamente) condivisa da Gelsomino
D’Ambrosio (graphic-designer di caratura nazionale ed europea, art director, con Pino Grimaldi, di
Segno Associati di Salerno, che abbinava il termine "Acqua" alla "Chiena", diplomato in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli) da Vito Maggio (laureato in lingue, scrittore imprevedibile, natio anche lui di
Campagna, che si muoveva tra la sua città, con soggiorni a Parigi e Tunisi), da
musicisti come Vito D’Ambrosio e Gelsomino Fezza
(del Conservatorio di Salerno), coadiuvati da Bruno D'Agostino (appassionato di musica e ricercatore), da Antonio Corsaro e Dante De Chiara (appassionati di fotografia), da Vito D'Agostino e Mario Velella (docenti nella Scuola Pubblica) e con la consulenza critica e teorica, di personalità del
mondo dell’arte e della cultura in generale , come Rino Mele, Enzo Di Grazia,
Alan Frenkiel, ebbe origine il “Progetto Chiena”, dove ognuno (videomaker,
sound-performer, pittori, scultori, fotografi, antropologi, teorici dell’arte,
scrittori e curatori hanno interagito tra loro, in un ambiente ricco di storia,
di tradizioni e di vegetazione, dove l’acqua è l’elemento principe, fin
dall’anno mille, anno dell’ultimo insediamento della Civitas, con l'edificazione intorno all'anno 1.050, del Castello Aragonese, sul Colle Girolo, detto "Girone").
Ecco, ora una
riflessione a più voci,
nella collettività, operava con una propria poetica e una libera ricerca
individuale, in una situazione a metà strada tra un’autogestione e un movimento
artistico spontaneo, nato dal basso (che per certi aspetti, nella filosofia,
ricordava vagamente la Land Art e l’Arte Povera degli anni 70, ma
soprattutto rientrava nelle esperienze di un’Arte Pubblica, che si ribellava da un lato alla "ricostruzione selvaggia" e alla facile "speculazione edilizia", e dall'altro alla "mercificazione" dell'arte in quel preciso momento storico, pronosticando un futuro, ai fini di un
progetto collettivo (tra il “costruito e il “non-costruito”) nel tessuto
sociale e culturale, architettonico e urbanistico della città, per un’opera
d’arte a più mani, ad uso e consumo di tutti i cittadini di ogni età, per
coinvolgerli direttamente e gioiosamente nell’operazione, che attraverso il
recupero, la salvaguardia, e un progetto innovativo di continuità, senza
tradire la tradizione, di una Cultura Colta e popolare, come work in progress
per una “Rassegna Internazionale dell’Acqua-' A Chiena Campagna Art Festival”
(interdisciplinare e multimediale), ha ridato speranza a tutta una comunità
duramente colpita dal tragico terremoto del 23 novembre 1980. Si trattò di una
risposta ai grandi movimenti in auge di quegli anni 80? Tra una sovrabbondanza di segni, di colori, di materia, di espressioni, impostata sul "pieno", e di un'astrazione, le cui forme acquisivano un valore per se stesse, impostata sul "vuoto"? E' probabile. Fatto
sta, che molti "addetti ai lavori", andavano incontro al mercato, mentre tanti altri
(coraggiosamente o con incoscienza?) rifuggivano dalla "mercificazione",
preferendo dialogare in un contesto di una realtà sociale sconvolta dal sisma, facendo "resuscitare" con l'arte un'antica tradizione.
Una similitudine in quegli anni, la si può ritrovare nel gruppo di artisti "milanesi", che per ostacolare la ruspa selvaggia, da parte del Comune di Milano, occuparono l'ex fabbrica abbandonata della "Brown Boveri" (Quartiere Isola-Via Confalonieri/Via Gaetano De Castillia), del 1984, dei quali alcuni di quegli artisti (un giovane Stefano Arienti, e altri), ce li siamo ritrovati poi nel gruppo "Isola Art Center" post "Progetto Oreste" anni 90 (coordinati dall'artista belga Bert Theis, scomparso di recente, nel settemnbre del 2016), per difendere dallo sciacallaggio edilizio l'intero quartiere e la "Stecca Artigiani" (già luogo di cultura alternativa, prima che lui parlasse di un centro per l’arte e per un quartiere nel concetto, e nel programma propositivo), e riproporre l'uomo nel rapporto con il suo ambiente, sempre nelle stesse vie dello stesso quartiere di Milano, tra il 2003 e 2007, fino all'abbattimento di detto immobile (come lo fu anche per l'ex Boveri), per realizzare, a discapito dell'Arte, "la Città della moda" (l'unica vera industria di Milano).
Secondo un nostro modesto parere (ccome già accennato), sono stati due gli eventi artistici più importanti avvenuti nella provincia di Salerno, tra il 1968 e gli anni 80: la consacrazione, dopo l'anteprima di Genova alla Galleria Bertesca, dell' "Arte Povera", agli Antichi Arsenali di Amalfi, nel 1968, a cura di Germano Celant, voluta da Marcello e Lia Rumma, (scrivendo una pagina importante nella Storia dell'Arte Moderna e Contemporanea), e il "Progetto Chiena"- 'A Chiena a Campagna - Kermesse Nazionale d'Arte Contemporanea", (come da titolo del Libro/Catalogo, ediz. Boccia, Salerno, 1987) nella Città di Campagna, nel 1985, da un'idea progettuale di Angelo Riviello. Curatori: lo stesso Riviello, Enzo Di Grazia e Rino Mele, con la consulenza di Angelo Trimarco, e una licenza poetica come scrittori, di Alan Frenkiel (a inizio catalogo) e Vito Maggio (a chiusura catalogo).
Storia
La "Chiena", un evento di
antica origine imprecisata, detta in dialetto campagnese ‘A Chiena (La Piena)
con la deviazione di una parte delle acque del fiume Tenza, nel periodo estivo,
serviva a pulire la Piazza principale della Città di Campagna (P.zza Melchiorre
Guerriero), il Corso Umberto I° e tutte le strade e stradine adiacenti di
quella consistente parte del centro storico (ridisegnata da Giulio Romano, in
pieno Rinascimento), oltre che consentire ai negozianti, agli artigiani, e agli
abitanti di quei luoghi bagnati dall’acqua, di pulire gli ingressi dei loro
negozi, botteghe artigiane, e delle loro abitazioni. Era un onere da parte del
Comune, mediante un’ordinanza con “Avviso alla Cittadinanza”, utilizzare questo
antico e geniale sistema di pulizia, come “nettezza urbana” (incaricando, a
volte anche un banditore, per informare i cittadini di tutti i rioni,
invitandoli a non uscire di casa, perché potevano bagnarsi), e , anche perché
su tale tratto di strada veniva attraversato dagli animali da soma (muli e
asini, ma anche da cavalli). Una delibera comunale, del 1898 (secondo recenti ricerche storiche locali), attesta per la prima volta ufficialmente, tale uso, dopo aver restaurato il canale dell'acqua e la pavimentazione in pietra del Corso Umberto, senza per questo negare l'uso in precedenza nei secoli scorsi, di origine imprecisata. Anticamente, il canale della Chiena, nel periodo
estivo, oltre che portare acqua per lavare le strade, per tutto l’anno, portava
acqua anche e soprattutto ai mulini, ai pastifici e alle concerie ubicate sulle
sponde del fiume, e fino agli anni 60/inizio 70, alla centrale idro-elettrica,
ubicata sul luogo dove si incontrano le acque del Tenza e dell’altro fiume che
si chiama Atri, riversandosi poi, come affluenti nel fiume Sele, che sfocia direttamente
nel mare di Paestum (l’antica Pesto della Magna Grecia).
Una volta scomparsi i
mulini, i pastifici e altre attività produttive, come le concerie, e quindi
venendo meno un’economia importante di Campagna, a seguito dell’Unità d’Italia,
e di un prestigio della città che veniva sempre meno, la Chiena è servita solo
per rinfrescare le strade, tra il mese di luglio e agosto, e pulirle dallo
sterco degli animali da soma, dopo il loro consueto passaggio di andata e ritorno nella campagna. Ma tutto questo
è durato fino agli anni 60, con gli ultimi sussulti di una cultura contadina e
artigiana, ancora in auge, anche se gradualmente, iniziava a dare i segni di
una sua imminente scomparsa. Infatti dopo il boom economico, furono molti i
nuclei familiari che emigrarono al Nord Italia e all’estero, accelerando così,
con uno spopolamento quasi traumatico, tale fine, compreso una gran parte degli
antichi mestieri artigiani. Tali conseguenze si ebbero anche sulla Chiena, che
si fece fino alla fine degli anni 60/ inizi anni 70, dopo di che, andò in
disuso. Archiviata. Dimenticata. Anzi, da una buona parte della Comunità
campagnese, era considerato addirittura un ricordo da rimuovere, una sorta di
“vergogna”, perché a molti cittadini, ricordava una insopportabile povertà
vissuta, anche se con grande dignità, prima e dopo la seconda guerra mondiale,
lungo tutto l’arco degli anni 50 e 60.
Il 1° Approccio Istituzionale
La prima volta che se ne parlò ufficialmente, è stato
a seguito di un invito da parte dell’Amministrazione Comunale, rivolto a tutte
le associazioni della Città/Terrtorio, tra cui gli “Amici del Museo”, per
organizzare “L’Estate Campagnese” dell’anno 1982.
L’incontro , tra il
coordinatore artistico (l’ideatore Riviello), e l’Assessore, avvenne nel
container, prima del mese di agosto del 1982 , dove il Riviello,
propose il recupero della Chiena (con in testa l’idea di spettacolarizzarla con
i vari linguaggi artistici, dall'arte contemporanea, al Teatro, alla Danza ,
alla Musica, ecc., già ampiamente discussa all’interno del gruppo dei promotori
), tra le perplessità del buon prof. D’Orazio Corinto, Assessore alla
Pubblica Istruzione, il quale, preoccupato (perché
evidentemente gli ricordava i tempi tristi del dopo guerra, tra gli anni 50 e
60, dove erano costretti, come Comune povero, a lavare il Corso principale
della città, con le acque del Tenza, soprattutto dopo il passaggio delle bestie
da soma), parlò di non adeguatezza di tale recupero per allietare le giornate
estive dei campagnesi e soprattutto degli emigranti che ogni estate rientravano
(e rientrano) nella loro città natia. Il Riviello, sicuro della
bontà del “progetto”, lo convinse dicendo di non preoccuparsi, e che dato la
mancanza di contributi (come dallo stesso Assessore annuciato), a costo
zero, gli servivano, a lui e a tutti gli “Amici del Museo”, un tecnico
delle acque, per la deviazione del fiume, e due operatori ecologici,
capaci di otturare i tombini e le famose “pietre bucate”della città, con la tradizionale felce, erba
selvatica indicata, che aveva sempre svolto egregiamente tale scopo, per non
disperdere le acque deviate del fiume Tenza.
All’incontro
erano presenti casualmente, due altri cittadini campagnesi, i grandi Pompeo Poggioli
e Luigi Nigro (per gli amici Gigino), come cittadini e come soci
fondatori in rappresentanza del "Circolo PescatoriTenza", che ai
tempi organizzavano, con Aldo Mirra e gli altri soci, la bellissima "Sagra
della trota", parlando così di acqua, per la salvaguardia e la
valorizzazione dei due fiumi del cenro storico,Tenza e Atri, i quali a sentire
la parola “Chiena”, esultarono di gioia, nel ricordarsi di tale evento
dimenticato, e si dissero subito disponibili per una collaborazione. E così fu.
Mentre la Pro Loco, a parte, fuori dalle acque, organizzava, i soliti giochi
ludici (molto divertenti), come la corsa nei sacchi, tornei di scopone e
briscola, e altri intrattenimenti, fini a se stessi, senza nessun disegno
futuro, da garantire alla Città di Campagna, soprattutto dopo quella tragica
scossa di terremoto di due anni prima, che non pochi danni causò (tra gli altri
innumerevoli comuni del cratere) a tutta la Comunità
Operazione
Dal momento in cui non
c’erano più mulini, pastifici e concerie. Non passavano più muli, asini e
cavalli, le strade erano più pulite, la Chiena poteva anche scomparire. E così
fu. Per oltre un decennio, e per quasi tutto l’arco degli anni 70, la Chiena
passò letteralmente nel dimenticatoio.
Fu il tragico terremoto
del 23/11/1980, a farla ricordare ad un artista (Angelo Riviello), natio del
luogo, che lavorava sulla “Memoria & Identità”, soggiornando tra la città
di Milano, Roma e Campagna, con varie mostre all’attivo, nelle istituzioni pubbliche e private, in quegli anni, tra la città lombarda
(1976/1977), Salerno (1978/1981) e Roma (1979-1981/82) . Il rischio di veder
scomparire il canale della Chiena era grande, data la tendenza perversa, nella
cosiddetta “ricostruzione” (con la ruspa selvaggia e cemento armato, per nuove e possibili viabilità e collegamenti) a coprire o a far scomparire, tratti
dei fiumi Tenza e Atri, che attraversavano il centro storico, come già in altri punti della città era avvenuto, come in Via Molinari con il corso d'acqua, ponticello e lavatoio pubblico, scomparsi nel nulla, e in Via Trinità, dove addirittura c'era un altro lavatoio con tettoia a coppi (come uno tra i pochi conservati in Italia, a Milano sui Navigli), dove le donne del quartiere erano solite andare a fare il bucato. Eliminati inesorabilmente, malgrado il terremoto non li avesse nemmeno sfiorati.
All’alba del
1982, dopo un andirivieni da “cittadino terremotato”, tra l’Italia, Milano e la
Svizzera (ospite di amici e parenti), ne parlò con alcuni cittadini "intellettuali" del luogo e della vicina Salerno, e così partì in sordina il “Progetto Chiena”
(unitamente al progetto di una Fontana, ridisegnando all’insegna dell’acqua del
Tenza, quel luogo deputato che dopo gli abbattimenti degli anni 60, giaceva
nell’abbandono) iniziando prima con il recupero nella memoria, dell’evento, per
poi vincolarlo nella salvaguardia, con l’aiuto di Italia Nostra di Salerno, e
infine con l’adesione e la partecipazione degli artisti, trasformarlo in un’opera
d’arte a più mani, si perché, la Ricostruzione post sisma, per tale idea
progettuale, andava fatta, certo, ma attraverso la salvaguardia ambientale, la Cultura
e l’Arte del Presente, nel far rinascere un antico evento "dimenticato", per rivalorizzarlo,
renderlo universale, e restituirlo alla Comunità, destinandolo ad un uso
diverso, per una grande festa spettacolarizzata, nel coinvolgimento del
pubblico, ridando in questo modo anche un valore morale, materiale e culturale, nella salvaguardia ambientale e paesaggistica di quel luogo storico, in quel tratto del fiume Tenza, con la "Maccarunera" (un mulino e pastificio, così denominato, nella derivazione della parola "maccheroni") e il canale storico della Chiena. Tutto l’opposto di ciò che avveniva fino agli anni 60, quando,
immediatamente dopo l’ora di pranzo (generalmente con poche persone in strada)
si invitavano per qualche ora, tutti i cittadini a restare a casa (soprattutto anziani), per evitare
che si verificassero incidenti con bagni d’acqua imprevisti, perché si
“dovevano pulire e lavare” le strade nel pomeriggio, prima della consueta
passeggiata serale. Alcuni restavano a casa, altri però trasgredivano, perché forte era la curiosità, e la voglia di divertirsi e di rinfrescarsi per sconfiggere il caldo estivo, e altri ancora capitavano casualmente, nel rientro a casa dalla campagna, o dalle località vicine. Quindi l'ordinanza amministrativa, del sindaco, non era uno spettacolo da propagandare all'esterno, ma un servizio di pulizia dovuto alla cittadinanza, e come dice il detto popolare "nel lavare i panni sporchi in famiglia".
Tre furono i momenti fondamentali nella trasformazione e programmazione dell'evento fluviale, da nettezza urbana a opera d'arte e spettacolo, nei tre giorni della settimana, venerdì, sabato e domenica: 1) il venerdì con la secchiata; 2) il sabato con perfirmances, musica, teatro, danza nell'acqua, con l'acqua, dentro e fuori dall'acqua, laboratori in sito, sia durante la Chiena, che nell'arco della serata, tra l'intero centro storico, con i suoi monumenti e palazzi nobiliari, ed ex botteghe artigiane, anche nei luoghi ai margini, e l'ex convento dei Frati Domenicani, destinato a Museo della Memoria, di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea.
A tale Progetto (dove era
contemplato anche il recupero e la salvaguardia dell’ex Convento dei Frati
Domenicani, di Giordano Bruno, per destinarlo, prima ad Archivio di Stato, per iniziativa dei cittadini volontari come Mario Velella, Vito Maggio, Vito e Bruno D'Agostino, Berardino Stabile, Ernesto Apicella, Ernesto Ciao, Pasquale Caponigro, Antonio Cerrone, Antonio Corsaro, Liberata Cerrone, Gelsomino D'Ambrosio, Dante De Chiara, Vito D'Ambrosio, Gelsomino Fezza, Alessandra Mirra, Mara Remolino, e poi con Angelo Riviello (nel suo primo rientro da Milano e da Roma, che, vivendo, come artista, nei contatti con il mondo dell'arte contemporanea, propose la nascita di un Civico Museo di Etno-Antropologia e
d’Arte Contemporanea, ritenedolo più pertinente ad una realtà sconvolta dal terremoto, sulla scia del comune di Gibellina nel Belice, e restituire così anche tale fabbrica conventuale alla
Comunità), a cui si aggiunsero altri volontari, come Maria Rosaria Polisciano, Ruggiero Bignardi, Giovanbattista De Angelis, Angelo Gibboni, Antonino Valente, Liliana Ruggia, detti anche "Amici del Museo", nel supporto di una situazione di base fissa (Bruno D'Agostino, Vito D’Agostino e Mario Velella, a tutt'oggi impegnati come supporto permanente, e poi nella sezione fotografia, con Antonio Corsaro, Vito D’Ambrosio, Gelsomino Fezza, Angelo Riviello, e di altri cittadini volontari, come Pompeo Ganelli (il nostro grande maestro della fotografia, punto di rieferimento di molti giovani), e di altri cittadini, nelle varie mansioni, come Maurizio Ulino (sezione storia locale e coordinamento biblioteca), Gennaro Falcone e sua moglie Gina, i grandi Pompeo Poggioli e Gigino (Luigi) Nigro (già menzioanti, come cittadini e come soci fondatori in rappresentanza del "Circolo PescatoriTenza", che ai tempi organizzava la bellissima "Sagra della trota", parlando così di acqua, per la salvaguardia e la valorizzazione dei due fiumi Tenza e Atri), gli abitanti del quartiere di San Bartolomeo (sempre vicini, come Angelo Giordano e la moglie (il sacrestano della Chiesa del SS. Nome di Dio), Cosimo e Gelsomino Granito, Antonio Ruggia, Gelsomino Busillo, Maria Rosaria Ruggia, Marsiglia Ruggia, Filippo Caponigro, con le loro famiglie, e i ragazzi Cosimo e Carlo Perna, Manilo Granito, Massimo Scotese (che non pochi oggetti portarono al museo), le ragazze giovanissime, Anna Caponigro e Rosaria Di Novi, etc. anche dal vicino quartiere di Zappino, come Gino Scannapieco, il generoso Donato Rocco (con il suo Ape tre-ruote "volontario", sempre disponibile gratuitamente nel trasportare oggetti a San Bartolomeo da qualsiasi località del grande territorio di Campagna), Caterina Vinciguerra e il marito Antonio De Lucia (collaboratori in tutto, dalla pulizia agli allestimenti), ma anche da Casale Nuovo, come Rosaria e Liberata Ruggia (addetti alla guadiania-ingresso), i coniugi Pasqualina Izzo e Calenda Antonino (che portarono alcuni oggetti d'uso quotidiano di terracotta, ormai introvabili), e amici artisti e intellettuali
del luogo, e della vicina Salerno, teorici dell’Arte come Angelo Trimarco dell'Università di
Salerno (presidente della "Fondazione Filiberto Menna"), Paolo Apolito,
antropologo, critici d’arte come Massimo Bignardi e Antonio d’Avossa, architetti come Ruggiero Bignardi, dei Beni
Culturali, come Alfonso Tafuri di Italia Nostra, Alfonso Sarno, Studio Segno di
Visual Design (Segno Associati di Gelsomino D’Ambrosio e Pino Grimaldi), aderirono artisti e gruppi teatrali, invitati da ogni parte d’Italia,
che occuparono letteralmente l’intero Convento dei Domenicani (senza porte e
senza infissi alle finestre), abbandonato
da anni e ne faranno, per un mese intero, luogo di ricerca e sperimentazione
artistica, con un
Laboratorio site specific, nell’uso dei diversi mezzi
tecnico-espressivi, dalla pittura e scultura, alle installazioni, performances
e video arte, alla musica, danza e teatro contemporaneo, sia nella sede del
convento per destinarlo a futuro museo, che durante le deviazioni delle acque del
fiume Tenza. Fu un’autentica rivoluzione estetico-poetica
e comportamentale, di artisti che si divertirono come bambini.
Fu una Festa, unitamente
al pubblico, in cui fu data la possibilità di esprimersi, agli artisti del
territorio, a vecchi e genuini maestri locali, come Antonio Luongo, (fotografo e pittore, detto "Antoniuccio"), Armando Aiello (pittore, detto "Giotto"), Angelo Giordano,(scultore), Arturo Busillo (medico e pittore), e Giuseppe Busillo (scultore), e a chi, giovane e "ingenuo",
voleva avvicinarsi al mondo dell'arte.
A conclusione fu
realizzato un Libro/Catalogo bilingue (italiano/inglese), ad alta definizione,
nelle edizioni del Civico Museo/Comune di Campagna, con testi (in ordine di pubblicazione) di Angelo
Riviello, Rino Mele, Enzo Di Grazia, Alan Frenkiel, e (tra gli artisti, come scrittore) Vito Maggio, stampato
dalla Tipografia Boccia di Salerno, una delle eccellenze campane della carta
stampata, presentato in Provincia, nel Salone dei Marmi, nell'anno 1987, con la partecipazione dei seguenti relatori: Pasquale Mirra (sindaco di Campagna);Corinto D'Orazio (assessore alla P.I. del Comune di Campagna); Giuseppe Acone (Facoltà di Pedagogia-Università di Salerno); Marcello Caleo (docente di Filosofia); Antonio Bottiglieri (assessore alla Cultura della Provincia di Salerno e giornalista RAI 3 di Napoli); Andrea De Simone (consigliere provinciale del PC.I.).
Di tale presentazione, si conserva una cassetta di registrazione, che molto presto sarà programmata come docu-audio, nel Museo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea del 2° piano dell'ex Convento dei Domenicani di San Bartolomeo, a disposizione dei visitatori, e di chi fa ricerca.
P.S. In detta situazione, ci fu anche la nascita e la presenza, sulla scia di certi locali di Milano (come "Le Scimmie", "L'Operetta", "Il Banco") di un locale alternativo, chiamato "Le Maschere" (di Biagio Scannapieco e Tonino Valente, e poi solo con lo Scannapieco), che in quel contesto post terremoto del 1982, svolse per alcuni anni, un ruolo molto importante di socializzazione, fungendo da punto di riferimento di molti artisti (e soprattutto di ristorazione notturna per molti di loro invitati per il "Progetto Chiena - Rassegna dell'Acqua") , musicisti e semplici appassionati di arte visiva, musica , dal jazz, rock e blues al nuovo sound napoletano, per l'intero territorio campano, dai piccoli centri alle grandi città come Napoli, Salerno, Avellino. Il locale fungeva da richiamo anche per le altre regioni vicine, come la Basilicata, il Basso Lazio, etc.. Tre anni più tardi ci fu anche un altro dei locali storici, chiamato "Marrakech", con discoteca all'aperto, sulla stessa scia de "Le Maschere" (di Gerardo Viglione, Giovanbattista De Angelis e Tonino Valente).
N.B. Queso progetto contemplava anche una sorta di "colonia artstica", dato il rischio di spopolamento del centro storico, a causa, si, del terremoto, ma anche e soprattutto per bisogno, in quel continuo emigrare di giovani e di intere famiglie, già dagli anni 60 in poi, in pieno boom economico, lungo tutti gli anni 70, verso il nord del paese e all'estero. I primi ad arrivare a comprare casa, furono un'artista irlandese (Angela Magrini Hart 'O Brian), che si stabilì definitivamente a Campagna, verso la fine degli anni 80, e una coppia di pittori svizzeri (Peter e Barbla Fraefel), che dal 1992 (l'anno di arrivo), alternano i soggiorni, tra Biel e Campagna. Questi primi, purtroppo, furono anche gli ultimi, e altri artisti, invece (ma anche alcuni scrittori e registi), soprattutto napoletani, avevano intenzione di passare i fine settimana nel centro storico di Campagna. Tutto si fermò, perché nel settembre del 1994, per motivi ancora "misteriosi" (forse anche caratteriali, certamente non dovuti al buon senso di una raionalità normale ed equilibrata), ci fu una grave spaccatura (già annunciata, nei comportamenti, palesi e di nascosto, a seguito (pare) del fallimento di una Cooperativa (la Minerva Templum, da cui scaturirono, certi fattori scatenanti, che compromisero gran parte del lavoro svolto fino ad allora), all'interno dell'associazione Giordano Bruno, e subentrò (accidentalmente? appositamenmte? non si sa), la gelosia? Forse la politica, e dove entra una "politica" di parte (di una sola parte), prima o poi, tutto tende a finire, soprattutto quando con un'alzata di mano (spinti da qualcuno che rappresentava solo se stesso, nelle sue "manipolazioni", e un suo gruppo politico), si espressero, non solo contro Angelo Riviello, che fin dal 1982, si era reso disponibile in loco, in base a una sua competenza e conoscenze, a dare un suo contributo progettuale, ma contro l'ambiente di un intero mondo artistico e culturale nazionale (tra Salerno, Roma, Milano, Napoli, e altre città italiane, dove era conosciuto, stimato e rispettato), con il quale faceva da tramite, per la sua città, in detta situazione. Infatti due anni dopo, l'evento "Chiena", fu consegnato (per incapacità?) nelle mani di una Pro Loco, totalmente estranea e incompetente, formata da dilettanti allo sbaraglio, Una strategia, a sentir parlare "chi" aveva avuto la brillante idea, e così aveva deciso, in modo arbitrario, nell'arrogarsi un diritto che non aveva, e forse, dimenticandosi di telefonare all'ex coordinatore artistico (trovandosi a Milano, per motivi di lavoro), che quell'idea progettuale aveva avuto, e che aveva studiato scenografia all'Accademia di Belle Arti di Roma. La scenografia è spettacolo, è teatro, cinema, pittura, scultura, musica, danza, è la sintesi di tutte le arti (a parte un lavoro sulla memoria, dal 1975), Basti guardare la realtà, da quell'anno 1994 in poi (95, 96 e 97) fino ad oggi. Si resiste. Quei pochi soci resistono, sembrando addirittura "pentiti", di quel grave errore, in attesa, di riavere una voce in capitolo, dopo il "massacro" morale e materiale a se stessi, allo scenografo-artista ideatore, della Chiena" spettacolarizzata che faceva da tramite con l'ambiente di un mondo artistico e culturale naionale, e a tutta una Comunità, soprattutto dopo il "disgelo", tra i soci superstiti della "Giordano Bruno", e l'ex coordinatore artistico responsabile, avvenuto, con non poche difficoltà nel 2017, con la mediazione del direttore del "Luogo della Memoria-Centro Studi G. Palatucci".
La constatazione, più triste, è che, in quella gestione, presa con un'alzata di mano (1994), nella maggioranza più uno (con gente strana e ambigua, venuta anche da Eboli), non hanno creato nessun ricambio, anche per dare spazio ai giovani
Il nucleo storico degli Artisti che parteciparono al “Progetto Chiena- Rassegna
dell’Acqua” del 1985
Artisti del territorio
Armando Aiello, Gino
Aiello, Nino Aiello, Pasquale Anzalone, Arturo Busillo, Giuseppe Busillo,
Liberato Capaccio, Felice Capaccio, Guido Carpentiere, Antonio Corsaro, Emilio
D’Amato, Gelsomino D’Ambrosio, Vito D’Ambrosio, Giovanbattista De Angelis,
Gelsomino Fezza, Giorgio Gallotta, Lucio Ganelli, Pompeo Ganelli, Daniele
Gibboni, Angelo Giordano, Lino Juorio, Antonio Luongo, Vito Maggio, Olga Mirra,
Pasquale Perruso, Angelo Riviello, Vittorio Scarpa, Maurizio Ulino.
Artisti ospiti
Salvatore Anelli, Antonio
Baglivo, Riccardo Bergamini, Elsa Boero, Francesco Bonazzi, Ilaria Bona, Lucia
Buono, Giovanni Canton, Camillo Capolongo, Lorenzo Cleffi, Gaetano Nicola
Cuccaro, Fausto De Marinis, Vincenzo Epifani, Maria Pia Fanna Roncoroni, Alfonso
Filieri, Pina Fiori, Franco Flaccavento, Nicola Frangione, Giancarlo Gelsomino,
Riziero Giunti, Rosa Greco, Pino Grimaldi, Pina Guida, Elisabetta Gut, Angela
Hart O’Brien, Giovannastella Lanocita, Ruggero Maggi, Anna Malapelle, Patrizia Marchi,
Mariano Mastrolonardo, Alessandro Mautone, Gisella Meo, Cristiana Moldi
Ravenna, Emilio Morandi, Gutte Norrild, Giuseppe Onesti, Gerardo Palmieri,
Sergio Pavone, Gloria Giovannetti Persiani, Vincenzo Pezzella, Antonella
Pierno, Lisa Pintucci, Giuseppe Pipoli, Antonio Porcelli, Alba Savoi, Beppe
Schiavetta, Vito Sersale, Rosario Vairo, Rosanna Veronesi, Enrico Viggiano,
Donato Vitiello, Anna Zeppieri, Teatro Sperimentale “il Candeliere” di Paolo Lista,
Cooperativa Teatro/Lavoro.
Comitato scientifico
Enzo Di Grazia
(critico d'arte-Caserta-Pordenone - curatore), Rino Mele (cattedra dello Spettacolo-Università di Salerno - curatore), Alan Frenkiel (scrittore d'arte-Positano-Londra-New
York, figlioccio
della Beat Generation, manager del gruppo musicale "Napoli Centrale", che per prima inziò a far conoscere al mondo il "nuovo sound napoletano")
Consulenza scientifica
Angelo Trimarco (Storia
della Critica d’Arte-Università di Salerno, Presidente della Fondazione Menna), Paolo Apolito (Antropologia
Culturale-Salerno), Alfonso Tafuri (Beni Storici, Artistici , Architettonici e
Ambientali-Italia Nostra di Salerno)
Coordinamento artistico
Angelo Riviello (artista-corso di Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Roma - curatore)
Sezione Fotografia
Gino Aiello, Antonio Corsaro, Dante De
Chiara, Vito D’Ambrosio, Gelsomino Fezza, Pompeo Ganelli, Angelo Riviello
Tra i tanti Artisti che parteciparono negli anni 1987-88-89 / 1992-93 e
94, presenti anche fisicamente, si segnalano i seguenti:
Angelo Casciello,
Annibale Oste, Elpidio Tramontano, Antonio Pierro, Ermanno Senatore, Eva Rachele Grassi, Marco
Fioramanti, Giulia Piscitelli, Pasquale Cassandro, Lorenzo Scotto Di Luzio, Giovanni
& Renata Strada, Peter & Barbla Fraefel, Raffaella Formenti, Francisco Cordoba, Sebastiano Fini, Massimo
Liberti, Birgit Shola Starp, Arcangelo Moles, Gerardo Cosenza, Fulgor C. Silvi,
Vera De Veroli, Mirella Monaco, Arturo Casanova, Alfonso Mangone, Emidio
Mangone, Ferruccio Massimi, Argilla Teatri di Ivan Vincenzo Cozzi e Isabella Moroni.
Scrittori, critici d'arte, giornalisti e curatori che
parteciparono negli anni 1987-1992/93 e 94:
Massimo Bignardi nel 1987 (curatore
della mostra nel centro storico “Ambiente come Scultura), Erminia Pellecchia, con l'ufficio stampa, Ciro Mnazolillo con la grafica dell'intera rassegna della terza edizione, Maurizio Vitiello e Mario Carrese, con un video documentario (sempre nell'anno 1987) di detta mostra-laboratorio), Aldo Elefante nel
1992 (artista e curatore di una mostra fotografica al museo di San Bartolomeo, di giovani artisti emergenti napoletani), Giuseppe Siano, e Vittoria Biasi (critici d'arte e curatori), Angela Noya (art promoter), Grazia Chiesa della rivista D'Ars di Milano, Franca Savarese delle Edizioni EurAsia di Roma.
In visita in quegli anni, al Museo di San Bartolomeo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea: Antonio A. Trotta (artista scultore tra i grandi protagonisti della Scultura Contemporanea italiana), Simona Barucco e Enzo Battarra (critici d'arte e curatori).
Altri artisti di caratura nazionale e internazionale, maestri riconosciuti, con cui eravamo in contatto (e con alcuni in rapporti di amicizia), sarebbero venuti nella nostra città, stimolati dall'elemento acqua nel "Progetto Chiena" in progress, per lasciare un loro segno nella Città centro storico, e Terriotiro di 135 km2. Da Salerno, per citarne alcuni, Pietro Lista, Carmine Limatola (Ableo), Ugo Marano, Franco Longo, Sergio Vecchio, E così da Napoli, Roma, Mlano e da altre città. Grandi artisti scultori come Hidetoshi Nagasawa, Luciano Fabro, Luigi Mainolfi, Paolo Icaro, Eliseo Mattiacci, Pino Spagnulo, lo stesso Antonio A. Trotta, Mauro Staccioli, e altri, come Mimmo Paladino, ma soprattutto Fabrizio Plessi, l'artista che con l'acqua dialoga da una vita. Nel 1998 (se non fosse saltata la Rassegna, per motivi politici perversi, in cui prevalse un personalismo folle, irrazionale, e autolesionista), sarebbe venuta, come da accordi presi dopo vari incontri, anche Dadamaino, grazie all'amicizia con l'artista Vera De Veroli (cara amica, compagna di strada, e madrina della Rassegna), che aveva accettato il nostro invito di venire a Campagna, per un residence d'artista, con una mostra-laboratorio, e dopo di lei sarebbero venuti tutti i protagonisti di quell'Arte Povera (citata in precedenza), che hanno fatto la storia dell'arte moderna di quegli anni 70, da Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, a Giulio Paolini, dopo la consacrazzione agli "Antichi Arsenali" di Amalfi, voluta da Marcello e Lia Rumma, nel 1968 (due giovani collezionisti salernitani, che guardavano lontano), creando così un cordone ombelicale con quel movimento, che da Amalfi, in Campania, e in provincia di Salerno, si propagò in tutto il mondo....A parte altri nomi, di grandi artisti come Anselm Kiefer, Kosuth, e tanti altri, tra italiani e stranieri...
FOTO DOCUMENTARIE DEL CANALE DELLA CHIENA E ALTRI CANALI UTILIZZATI COME LAVATOI PUBBLICI DIRETTAMENTE CON LE ACQUE DEL TENZA
Foto documentarie del canale della Chiena (salvato in tempo dalla ricostruzione selvaggia) e del corso d'acqua del Tenza, in via Molinari, che facevano anche da lavatoi pubblici.
Canale della Chiena, tra gli anni 60 e 70, che faceva anche
da lavatoio pibblico, strappato appena in tempo alla ruspa
selvaggia, nella ricostruzione post terremoto degli anni 80
grazie al "Progetto Chiena"
Canale del fiume Tenza, che faceva da secondo lavatoio
pubblico, in via Molinari, in pieno centro storico, distrutto dalla ruspa selvaggia,
e coperto da cemento armato e catrame, per farne una strada che porta a un parcheggio
ricavato dopo gli abbattimenti in quel sito di un'isola, quasi in mezzo
al corso d'acqua del fiume della Chiena, dove era ubicata una bellssima falegnameria,
del maestro ebanista, fotografo e pittore Antonio Luongo-Fonte "Le foto di Campagna
di Nin Red"
Lo stesso lavatoio di Via Molinari
in una foto di Pompeo Ganelli
del 1961
Il banditore Gennaro (Jennare) che veniva incaricato
dall'Amministrazione Comunale, di annunciare
in tutti i quartieri di Campagna, la Chiena
che con le sue acque, puliva le strade della città
(Foto di Maioriello Tonino, fine anni 60)