BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA 2012 Common Ground - Padiglione Centrale - Giardini di Castello
29 agosto /25 novembre 2012 - Preview Vernissage 27 / 28 agosto
29 agosto /25 novembre 2012 - Preview Vernissage 27 / 28 agosto
© Pino Musi_Facecity scroll Milano 2012_Caccia Dominioni: piazza Carbonari |
© Pino Musi_Facecity scroll Milano 2012_Gio Ponti: Palazzo Doria, via Pergolesi |
© Pino Musi_Facecity scroll Milano 2012_Caccia Dominioni: corso Europa |
© Pino Musi_Facecity scroll Milano 2012_Gio Ponti: via Bassini |
Composite photograph size 91 x 1450 cm
featuring 21 images
made for the 13th Venice Architecture Biennale 2012
nell'ambito dell'esposizione "Facecity" curata da Fulvio Irace
L’opera fotografica di Pino Musi FACECITY_SCROLL è prodotta per la Biennale Architettura di Venezia 2012 ed è composta da 21 immagini in bianconero che formano un polittico orizzontale di 91 x 1450 cm. Ogni immagine, rigorosamente ripresa frontalmente rispetto al soggetto e, dove possibile, mantenendosi da quest’ultimo alla stessa distanza, propone una interpretazione delle facciate di alcune tra le piu’ rappresentative architetture degli anni 50/60 a Milano. Il lavoro lo si puo’ definire “metafotografico” nella misura in cui volutamente dichiara un utilizzo discreto ma concettualmente evidente della fiction: le riprese sono state successivamente sottoposte ad una ripulitura, ad un restauro visivo non imbellettante e gratuito delle facciate, ma che sottrae a queste ogni orpello posticcio non sostanziale e, viceversa, ne fortifica visivamente l’elemento materico e il disegno primario. L'autore ha poi elaborato la sequenza dell’opera come una scrittura musicale creando una partitura (da qui la denominazione scroll) con contrappunti e dissonanze fra le immagini, partendo dal ritmo geometrico interno ad esse e facendole interagire.
The main issue is on the theme of the façade as an urban contribution to a shared landscape that deals with modernity, lightness, optimistic confidence in a viable future. “Future is unavoidable”, used to state Gio Ponti, who strongly believed in the representative values of light materials, such as ceramics, glass, aluminum and even plastics. The “light façade” – facciata leggera – was for Ponti the main idea of a progress in civilization from the age of stone and bronze to present times. The symbolic significance of light materials and flat façades went far beyond the mere use of modern building materials, because the “envelope” was a surface where the moral program of “being absolutely modern” takes on the force of a “manifesto” and express the commitment of the middle classes to build a new world.
The issue was taken by Milanese architects as a field for confrontation: the common ground was the shaping of the “condominium” as the new format for housing in the modern metropolis. Caccia Dominioni, Ponti, Albini, Gardella, Magistretti, Mangiarotti, Morassutti, Asnago & Vender, Latis, etc. all took the theme as Leitmotiv of their work, contributing with their different personalities to its development as a collective theme related to the emerging skyline of Milan. Their work is like a rhapsody where a dominant tone can be taken up and sang in different ways: the flat façade is like a screen where personal motif can be represented just as an answer or a commentary on the works of others.” Fulvio Irace
“La mostra si concentra sul concetto di città (Milano) come opera di un lavoro collettivo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Milano era devastata dai bombardamenti e la sua ricostruzione fu il compito principale di architetti e imprenditori, impegnati nella sfida di ripensare l’idea di “modernità” in relazione ai nuovi bisogni e alle aspirazioni della nuova borghesia.
Come tema principale si impone quello della facciata, vista come contributo urbano ad un paesaggio condiviso che dialoga con la modernità, con la leggerezza e con l’ottimistica fiducia in un futuro vitale. “Il futuro è ineluttabile”, era solito dire Gio Ponti, il quale credeva fermamente nel valore rappresentativo di materiali leggeri come la ceramica, il vetro, l’alluminio e la plastica. La “facciata leggera” era per Ponti l’idea principale di un progresso della civiltà dall’età della pietra e del bronzo a quella attuale. Ma il significato simbolico dei materiali leggeri e delle facciate piatte e sottili andò ben oltre il semplice utilizzo di materiali da costruzione moderni, poiché la “pelle” rappresentava una superficie sulla quale l’istanza morale di “essere assolutamente moderni” assumeva il ruolo di “manifesto” ed esprimeva l’impegno della borghesia di costruire un nuovo mondo.
Tale questione fu presa in pugno dagli architetti milanesi come un terreno per il confronto: il terreno comune era infatti la progettazione del condominio come nuova tipologia per l’abitare nella moderna metropoli. Caccia Dominioni, Ponti, Albini, Gardella, Magistretti, Mangiarotti, Morassutti, Asnago e Vender, i Latis, etc. tutti presero in carico questo soggetto come Leitmotiv per il proprio lavoro, contribuendo con le loro differenti personalità al suo sviluppo nei termini di un tema collettivo legato al nascente skyline di Milano. La loro opera è come una rapsodia in cui un tono dominante può essere intonato ripreso e declinato e cantato in maniere differenti: la facciata piatta è come uno schermo nel quale la singola orditura può essere rappresentata come una risposta o un commento al lavoro degli altri.”
Fulvio Irace
3a BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA - Allestimento esposizione "Facecity" a cura di Fulvio Irace - FACECITY SCROLL MILANO 2012 © PINO MUSI |
13a BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA - Allestimento esposizione "Facecity" a cura di Fulvio Irace - FACECITY SCROLL MILANO 2012 © PINO MUSI |
13a BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA - Allestimento esposizione "Facecity" a cura di Fulvio Irace - FACECITY SCROLL MILANO 2012 © PINO MUSI |
Facecity_articolo_Repubblica Milano