giovedì 27 maggio 2010

Acqua, bene comune









Titolo: Acqua, bene comune
Luogo: Parco Ex Pozzi Via Alzaia Trento Corsico (Milano)
Inaugurazione: Mercoledì 2 giugno 2010 alle ore 17,45
Durata: 2/5 giugno 2010
Curatrice: Antonella Prota Giurleo


Informazioni: Antonella Prota Giurleo 3470312744

a.protagiurleo@email.it

L’acqua è una risorsa di tutte e di tutti, necessaria e irrinunciabile per lo svolgimento della vita delle donne e degli uomini, degli animali, delle piante, della terra intera.

L’acqua è vita, pensare di vendere l’acqua, di privatizzarla, come si sta facendo in Italia e in altri paesi, è come pensare di vendere la vita: è una follia.
Sul tema dell’ Acqua, bene comune è stata organizzata una convocazione di arte postale
Incredibile e inattesa la risposta di artiste ed artisti ( e non solo) dall’Italia e da diversi paesi del mondo. Ogni giorno decine di buste contenenti lavori; nelle buste spesso più di un lavoro.
Una quantità di lavori che, non a caso, saranno appesi con piccole mollette a corde, a comporre un’installazione collettiva che richiama l’idea del bucato.
Centinaia tra disegni, dipinti, collage, fotografie, computer art, testi, dicono l’attenzione e la volontà di tante persone, l’idea condivisa e consolidata che l’acqua debba essere e restare pubblica.

Testi:
Anna Martinetti, Antonello Quarta, Grazia Lombardi, Maria Antonietta Russo, Maria Carla Baroni, Mimosa Prota Giurleo, Paolo Beverina, Rosanna Veronese, Silvana Colombi, Silvana Gatta, Valeria Pirovano

Opere visive di

ITALIA:

Aphra, Alessandra Boghetich, Angelo Riviello, Anna Boschi, Anna Martinetti, Anna Rosa Faina Gavazzi, Antonella Prota Giurleo, Antonio Sassu, Gruppo Sinestetico, Antonio Sormani, Caterina Azzoni, Cinzia Mastropaolo, Claudio Jaccarino, Cristina Volpi, Daniela Dente, Domenico Severino, Elena Castagnola, Elisa Mazza, Emanuela Mezzadri, Emilio Morandi, Enrico Franchi, Ester Motta, Fausta Dossi, Fausta Squatriti, Federica Scacchi, Filippo Soddu, Francesca Mottola, Francesco Ceriani, Gabriele Bianconi, Gabriele Genchi, Gerardina Busillo, Giancarla Ugoccioni, Gianmario Masala, Gianni Franchi, Gilia Montanella, Giuliana Bellini, Giovanni StraDA DA Ravenna, Laura Cristin, Lella Corvi, Lia Battaglia, Loredana Scarian, Luca Grilli, Ludovica Mottola, Maria Amalia Cangiano, Maria Grazia Zanmarchi, Maria Tonino, Marilde Magni, Maurizio Barraco, Domenico Mimmo Di Caterino, Mirko Bozzato, Nadia Magnabosco, Natale Cuciniello, Nicola Antolini, Nicola Palermo, Odilia Zanini, Ornella Garbin, Paola Zanzottera, Pino Lia, Roberto Scala, Rolando Zucchini, Rosanna Corsini, Rosanna Veronesi, Ruggero Maggi, Salvatore Pepe, Salvatore Vargas , Serena Rossi, Silvana Gatta, Stefania Selmi, Stefano Azzena, Stefano Marchetti, Stefano Soddu, Tarcisio Pingitore , Topylabris , Veronica Menni, Wanda Real

ARGENTINA: Alfredo West Ocampo, Silvia Lissa, Zulema Eleo
BELGIO: Liza Leyla
BRASILE: Heloisa M. Sonaglio , Hugo Pontes , Lavinia Thys , Maria Da Gloria Jesus De Oliveira , Maria Darmeli Araujo
BULGARIA: Nadezda Blagoeva
DANIMARCA: Marina Salmaso
FINLANDIA: Aila Koivisto, Aila Rautanen, Anja Mattila , Eeva Maija Maula, Eira Viertoma, Irene Kaunisto, Irja Rantala , Kana Wusitalo, Meeri Lindfors , Nina Nahkala, Nonna – Nina Makki, Paul Tiilila, Perttu Rukakowsi, Reija Remes, Ritta Forstrom, Siha Ojala, Stig Ronn, Tarja Trygg, Tarjo Hlopainen
GERMANIA:Klaus Groh
GIAPPONE: Jun Tagami
GRAN BRETAGNA: Sna Khan
GRECIA: Georgia Gregoriadon
INDIA Renuka Kesaramadu
ITALIA/GERMANIA: Gretel Fehr
ROMANIA:Corneliu Ionescu
SPAGNA: Carmen Teresa Troll, Eva Figueras Ferrer, Gustavo Vega, Isidro Lopez Aparicio, Pere Salinas, Sergi Quinonero, Valdor
URUGUAY:Clemente Padin

mercoledì 19 maggio 2010

DOMITIAFRICA



DOMITIAFRICA

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO “Biagio Greco” di Mondragone (Caserta) Inaugurazione Sabato 22 maggio 2010, alle ore 18,30 - dal 22 maggio al 18 giugno 2010
a cura di Giorgio Malatesta

Artisti:
Agnieszka Kiersztan - Angelo Riviello - Antonio Di Grazia - Bernardo Pagliaro - DiVa - Massimiliano Mirabella - Mimmo Di Dio - Rocco Sciaudone - Salvatore Vargas - Stefano Piancastelli - Giuseppe Di Guida & Raffaele Vargas

Pittura, fotografia, video, installazioni.
Spaziano tra pluralità di linguaggi e tecniche diverse le opere degli artisti presenti nella mostra “ DOMITIAFRICA” che interroga un pezzo di territorio campano: il litorale Domitio, un luogo emblematico per la particolare concentrazione di fenomeni quali camorra, droga, degrado ambientale e sociale. Un territorio dove spesso la gestione politica si è intrecciata con quella affaristica, consentendo la cementificazione selvaggia di una costa invidiabile dal punto di vista paesaggistico e turistico. In alcuni casi la colpevole mancanza di controllo ha reso facile l’attuazione di gravi reati ambientali con la realizzazione di discariche di veleni pericolosissime per la salute pubblica. Infine, la mancanza di un progetto per gestire adeguatamente l’immigrazione ha alimentato la nascita di caporalato, sfruttamento della prostituzione e delinquenza comune, lasciando completamente sola la comunità locale a subire il peso di tutti questi problemi. E’ contraddittorio aprire le frontiere per consentire la libera circolazione delle merci e, nel contempo, erigere muri per arrestare quella degli esseri umani. Ma, quando servono, gli stessi uomini sono ridotti a merce tra le merci. Uomini poveri, donne, bambini assetati e affamati, vengono sfruttati, senza alcun ritegno, come manodopera a buon mercato, schiavi del sesso, o addirittura, per il disumano commercio di pezzi di ricambio umani. E quando tutto questo non basta ancora, vengono usati come bersagli per i proiettili dimostrativi di poteri malavitosi e occulti.

Le opere in mostra, non a caso, entrano in rapporto-collisione con un contesto diverso, di eccellenza, quello del museo archeologico locale, che raccoglie testimonianze preziose della storia antica di questa terra, oggi devastata. Avvolti dall’abolla di lana del museo, i lavori, così carichi di tensione, di pathos, non restano ancorati all’effetto emotivo, privato, ma producono un’amplificazione di senso nella materia vivente del corpo sociale. Allargano l’orizzonte delle riflessioni nella sfera collettiva e politica. Il contesto locale, oltre ad avere carattere di particolarità, è assunto come icona tragica di un sistema dalle forti contraddizioni e si carica di significati più ampi, caratterizzandosi come il frammento di uno specchio globale che, tra le sue molteplici crepe, riflette con nitidezza la deriva del mondo contemporaneo. Le opere si offrono al museo non per essere cinte dall’aura, ma come reperti dissacrati e dissacranti, come testimonianze di saccheggi ai danni di una terra scomparsa, di una terra che non è più “madre”, da rispettare, preservare, non è più il fondo di un progetto di futuro umano e civile ma solo risorsa da sfruttare, adesso, subito.

Con tecniche differenti, con linguaggi diretti o metafore visive, in tutte le opere trapela la volontà di sottolineare queste contraddizioni: Rocco Sciaudone, interviene sulla grande torre fatiscente della ex fabbrica Italfood, emblema del fallimento di un sogno industriale del mezzogiorno, e di tutti i sud del mondo, “domitiana public art”, un lavoro video e fotografico, elaborato all’esterno, nelle pieghe o piaghe della realtà. Una realtà senza tratti caratteristici di aggregazione umana, un non luogo è quello che emerge dalle foto di Salvatore Vargas, un paesaggio aggredito, corroso, compromesso a tal punto da perdere ogni connotazione urbana. Bernardo Pagliaro, ha raccolto reperti, sacchi, e frammenti di contenitori, provenienti da uno stato che non esiste più, ”Zaire”, che oggi fa parte della Repubblica del Congo. Su una tela campeggia la testa di un leopardo africano tra i marchi e le pubblicità povere, essenziali. Questi reperti portano i segni di chissà quali peripezie e pericoli, giunti fino a noi in uno dei tanti viaggi della speranza, su una carretta del mare o in un asfittico container. Il riscatto da una condizione di schiavitù e il riconoscimento della dignità umana di una prostituta viene sintetizzato nella foto di Agnieszka Kiersztan, incoronata con perle bianche come una principessa africana. Angelo Riviello, con un gesto di sottile ironia, in un lavoro di decollage fotografico, smaschera la ridondante retorica politica, contenuta nelle frasi di propaganda di un manifesto elettorale, mettendole in relazione con il volto di un giovane nero che appare sotto gli strappi. Antonio Di Grazia, invece, interviene con una installazione dal titolo esplicativo “ gli scheletri non sono più nell’armadio”. Un segno orizzontale quello di Mimmo Di Dio, la strada di seta grigia e lucida come l’asfalto rovente, costellata di episodi pittorici, uomini o animali, in attesa ai bordi, agli angoli, in un rituale ormai consueto che si ripete all’alba e al tramonto. Uomini dal corpo invisibile, fatti solo di mani da lavoro, le uniche rimaste ancora attaccate alle casse colme di pomodori nell’installazione di Giuseppe Di Guida & Raffaele Vargas. L’opera è la parte assente, di questi fantasmi servono solo le mani, per il resto è già pronto il foglio di espulsione.

n.b. La mostra resterà aperta fino al 18 giugno 2010 e sarà visitabile negli orari di apertura del museo.

Ingresso gratuito
Orario
Mattino: dal martedì al venerdì 8.30 - 13.30; sabato 10.30 - 12.30.
Pomeriggio:
dal 1 aprile al 30 settembre: martedì, giovedì e sabato, 18.00 - 20.00;
dal 1 ottobre al 31 marzo: martedì giovedì e sabato, 16.30 - 18.30.
Domenica e lunedì chiuso.

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